Heads Up HUCD 3157
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Mike Stern
Big Neighborhood
1. Big Neighborhood 7:40
2. 6th Street 7:49
3. Reach 5:29
4. Song For Pepper 5:43
5. Coupe de Ville 4:35
6. Bird Blue 5:42
7. Moroccan Roll 7:04
8. Long Time Gone 7:51
9. Check One 7:37
10. That's All It Is 4:50
11. Hope You Don't Mind 5:18
Mike Stern
- guitar
Bob Franceschini, Bob Malach - sax
Randy Brecker - trumpet
Jim Beard - piano, keyboards
John Medeski - kys
Steve Vai - guitar,
sitar guitar
Eric Johnson - guitar
Esperanza Spalding, Richard Bona - bass, vocals
Chris Wood, Lincoln Goines, Chris Minh Doky - bass
Dave Weckl, Terri Lyne Carrington,
Cindy Blackman, Lionel Cordew And Billy Martin - drums
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Album pregno di ospiti e, si sa, quando si hanno ospiti "in casa" a volte
si deve essere cortesi e mettere tutto in ordine. Però questo dipende dagli invitati.
Vediamo quindi come è andata.
Il primo è niente meno che il chitarrista
Steve Vai. I due assi della sei
corde, supportati da una piattaforma d'acciaio costituita da Lincoln Goines
al basso, Dave Weckl alla batteria
e Jim Beard alle tastiere, non lasciano speranza per nessuno. Il virtuosismo
diventa incontenibile, la densità sonora una valanga che travolge e se si pensa
che il mezzo secolo lo hanno superato o giù di lì, allora resta da chiedersi cosa
deve saper fare un "giovane leone" per poter dire qualcosa di lontanamente paragonabile.
Giovani prodi della chitarra siete quindi avvisati, cominciate a procurarvi un solido
chiodo perchè dopo l'ascolto di "Big Nighborhood"
e "Moroccan Roll" la decisione di attaccare
la vostra "ascia" al muro correrà nei vostri pensieri e nelle vostre notti insonni.
Meno incisivo, sul raffinato "6th Street"
e sulla introspettiva "Long Time Gone", il duo
con Eric Johnson che svolge più un ruolo da spalla e non fronteggia il leader
come nel caso di Vai. Sembra che Johnson abbia quasi un timore reverenziale nei
confronti di Stern.
Impeto, frenesia, ritmo, nitidezza di suono, echi di cori africani e un
pizzico di sana world in "Reach" dove Stern
si affida alla voce e al basso – unici - di Richard Bona.
Altra voce, altro basso. E' Esperanza Spalding, l'astro del momento
che offre tre diversi spaccati: dal canto "folk" di "Song
for Pepper", al teatrale "Copue de Ville"
dove la Spalding (con parvenze Patitucciane) "walkeggia" con savoir fair,
fino alla deliziosa "Bird Blue" in cui la voce
vocalizza il tema insieme alla "solita" misuratissima chitarra di Stern.
Speculari "Check One" e "That's
All it Is", con l'ospite John Medeski all'hammond: soft-funk apparentemente
tranquilli in cui ad un iniziale "giro di campo" per riscaldarsi seguono soli di
grande energia nel primo e delicate aperture di suoni con tocchi sempre consoni
ad una dinamica un po' monotona.
Ultimo ospite per il brano di chiusura "Hope
You Don't Mind", il trombettista Randy Brecker. Amico di sempre,
partner in una moltitudine di concerti e incisioni, qui si producono in un bel blues
monkiano forse un po' troppo rilassato, senza lode e senza infamia in cui però il
solo di tromba di Brecker si contraddistingue.
Alla fine, come in quasi tutti i lavori di Stern, emerge prevalentemente
la forza di un suono, la tipicità di una voce così autorevole e riconoscibile tra
tutte che sa essere dirompente e garbata, sfrontata e discreta. E questo riesce
a porre in secondo piano la composizione stessa. Diventa quasi poco importante se
il brano sia bello o no, se si stia dicendo qualcosa di nuovo o meno. Stern quindi
si rivela un bravo padrone di casa perché ha saputo rispettare gli ospiti ma il
meglio è comunque offerto dal bel duo con Steve
Vai, e quando si pone decisamente al comando trainando la sua consueta
super band di musicians-machine (Goines, Weckl e Beard) i quali
riescono da sempre a seguirlo, ovunque egli decida di andare.
Marco Losavio per Jazzitalia
07/01/2011 | Esperanza Spalding al 34° Roma Jazz Festival, Gezz - Generazione Jazz: "Grande attesa e Sala Petrassi gremita per il ritorno a Roma, a circa un anno di distanza dall'ultima esibizione, della giovane e talentuosa Esperanza Spalding, attesa ad una conferma dal vivo dopo l'uscita del recente ed ambizioso album "Chamber Music Society"...Affiora la sensazione che la Spalding, pur dotatissima, voglia dire "troppo" e tutto insieme: canta, suona, improvvisa, compone i brani e li arrangia, disperdendo energie in troppi rivoli. La musica è veicolo di emozioni, ma in questo modo la tecnica, seppur eccellente, rischia di prendere il sopravvento sui sentimenti." (Roberto Biasco) |
28/11/2009 | Venezia Jazz Festival 2009: Ben Allison Quartet, Fabrizio Sotti trio, Giovanni Guidi Quartet, Wynton Marsalis e Jazz at Lincoln Center Orchestra, Richard Galliano All Star Band, Charles Lloyd Quartet, GNU Quartet, Trio Madeira Brasil, Paolo Conte e l'Orchestra Sinfonica di Venezia, diretta da Bruno Fontaine, Musica senza solfiti del Sigurt�-Casagrande Duo...(Giovanni Greto) |
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Data pubblicazione: 17/09/2009
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