South Vertigo è un gruppo elettrico dichiaratamente jazz-rock, composto da quattro musicisti creativi e dotati, non nuovi alle collaborazioni con altri artisti (Michele Carrabba, Tino Tracanna). Ma è stato l'incontro con il sax-tenorista Bob Franceschini a dare l'impulso che li ha portati a incidere il loro primo lavoro discografico.
I South Vertigo attingono da moltissimi gruppi e generi, dagli esperimenti elettrici di Miles Davis come dalla lezione dei Weather Report e dalle esperienze fusion anche più recenti; qualche eco sembra venire persino dal rock psichedelico degli Ozric Tentacles. Il loro album d'esordio, Zero Center, sembra riferirsi proprio alla difficoltà di identificare il "cardine" musicale intorno a cui la loro arte si plasma, di fronte a un così ampio spettro di modelli da cui trarre ispirazione.
I musicisti che costituiscono il nucleo della band, il tastierista Antonello Parisi
(autore di sei dei sette brani del disco), Fabrizio Loconsole e Michele Sangiorgio, rispettivamente al basso elettrico e alla batteria, e
Adriano Albarella alla chitarra elettrica, hanno messo a frutto, nella realizzazione del disco, l'esperienza maturata nel corso degli ultimi quattro anni, trascorsi a suonare insieme. Peraltro è innegabile e prezioso l'apporto alla riuscita di questa incisione da parte di Bob Franceschini, musicista che da sempre si confronta con svariati tipi di generi e stili, dal jazz più puro all'elettronica, alla musica più prettamente commerciale.
Per il materiale stesso da cui prende spunto, Zero center è un lavoro caratterizzato da una forte impronta ritmica, chiaramente lontana da quella più propriamente definita jazzistica, oltre che da un uso parco dell'elettronica e dall'utilizzo in alcuni brani del campionamento vocale.
In Bassotti Band una base latin perfettamente funzionale all'andamento del brano consente all'ancia del gruppo di dilettarsi in lunghe evoluzioni sonore, cui poi fa seguito un ben costruito stacco solistico di basso.
Anche nella lunga Aragosta Way, come sfondo agli assolo di
Parisi, Franceschini e Loconsole, si può ascoltare una ritmica di stampo sudamericano.
Una matrice rock, mescolata a pulsioni funky, risalta invece maggiormente in brani come Taken Blues, in cui a periodi di grande energia fanno da contraltare momenti di maggior distensione, o LP One, dall'enunciato spigoloso e in cui gli interventi solistici sono percorsi da una tensione latente.
In Psico, composizione caratterizzata da un tema incalzante, è Bob Franceschini a interpretare magistralmente le battute, realizzando un assolo aspro e trascinante su un riff di otto note scandite dal basso. E' allora il turno di
Parisi a tracciare linee musicali liquide, deformate, prima che sulle stesse note si ricostruisca il tema che conduce così alla conclusione del brano.
La foga artistica espressa dalla band si stempera in occasione di Framar, melodia "soft", dolce e malinconica, impreziosita dalle improvvisazioni di piano, sax e chitarra.
L'ultima traccia è la ciliegina sulla torta, la chiusura migliore per un positivo album d'esordio: si tratta di Sunny, cover del celebre brano di Bobby Hebb, scritto una quarantina di anni fa, in questa occasione registrato dal vivo nell'estate 2004 in Puglia. L'arrangiamento richiama alcuni lavori di Carlos Santana, l'esecuzione è sentita e impeccabile, con la travolgente cavalcata in assolo di
Albarella che poi lascia il campo ad un ispiratissimo ed emozionante Franceschini.
E' un disco in cui si cerca di sintetizzare in un lavoro omogeneo riferimenti musicali chiari; certamente divertente da ascoltare, realizzato da musicisti che sembrano a loro volta divertirsi davvero mentre suonano, Zero Center è una testimonianza tangibile di come le strade del jazz-rock meritino di essere percorse ancora e ancora…
Andrea Caliò per Jazzitalia