Piacenza Jazz Fest
2006
Sabato 1 Aprile – Teatro President
Gigi Cifarelli & Friends
Mike Stern Band
di Cristiano Melissi
foto di Angelo Bardini
L'appuntamento sulla carta aveva diversi motivi d'interesse. Due chitarristi
di area jazz-fusion che si esibivano sullo stesso palco uno dopo l'altro: in pratica
si trattava di un termometro per misurare lo stato di salute della chitarra e della
fusion italiana e americana. La sala, quella del Teatro President, che ha ospitato
i maggiori concerti del
Piacenza Jazz Fest,
era stracolma.
Entrambi
artisti con trentanni di carriera alle spalle,
Cifarelli
dalla popolarità circoscritta al territorio nazionale (nonostante le collaborazioni
con Joe Cocker e Paul Young) mentre Stern, dopo l'esperienza
con Miles Davis nei primi anni ottanta, è da tempo una star internazionale.
Il senso di sfida si respirava sin dalle prime battute.
Iniziava
Cifarelli, accompagnato dai fidatissimi Ernesto Ghezzi
alle tastiere, Antonio De Sensi al basso elettrico e Giovanni Giorgi
alla batteria. La grande umanità e il carisma di
Gigi,
come di consueto, catturano la platea, ancor prima che lui sfiori le corde della
chitarra. Dopo essersi dichiarato entusista di essere stato invitato al
Piacenza Jazz Fest,
Gigi, per
nulla intimorito, ha cominciato il concerto con "Doctor
Taylor", un funky tiratissimo, tanto per informarci che in fatto di tecnica
chirarristica non vuole essere secondo a nessuno. Poi ha proseguito con un blues
"Welcome shuffle blues"
seguito dalla ballad "Letter to
Wes" evidente omaggio ad uno dei suoi dichiarati idoli: Wes Montgomery.
Il patos e la grande maestria di
Gigi sono
apparsi evidenti come sempre, ma forse ancor più carichi di emozione.
La sorpresa è stato un medley italiano:
O sole mio,
Anema e core,
Munastero e Santa Chiara
e Roma nun fa la stupida stasera.
Cifarelli
è anche cantante e quando si mantiene vicino ai colori bluesy ricorda George
Benson.
Non poteva mancare un classico Rhythm Change originale,
Dream Jam, dove la tradizione
del fraseggio jazzistico traspare nettamente, in pratica un omaggio ai giganti.
Non si sono ascoltate grosse novità, ma il concerto è stato piacevole
e la maestrìa tecnica e l'intenso blues-feeling hanno catturato l'attenzione del
folto pubblico che ha applaudito calorosamente i musicisti, tra i quali mi sento
di segnalare la grande duttilità del batterista.
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E toccava a Stern, accompagnato da Bob Franceschini ai sax,
Chris Minh Doky allo stick bass e al basso elettrico e dalla batterista
Kim Thompson. Questa band ha già inciso un cd ed è abbastanza conosciuta
a livello internazionale.
Stern nel pomeriggio aveva tenuto una master class di fronte a 50 studenti
in cui, oltre ad aver suonato a lungo, aveva spiegato le sue influenze principali:
il rock-blues, B.B.King e Jimi Hendrix prima di tutto. Solo successivamente ha studiato
il jazz e Jim Hall
in particolare.
Ed infatti i brani che si sono ascoltati avevano sempre questo colore
bluesy determinato da riff chitarristici piuttosto risaputi anche se eseguiti con
tecnica virtuosistica. Di grande effetto c'erano alcuni unisoni chitarra-sax dalla
linea melodica molto lunga che evocavano atmosfere fusion: in pratica un'abile fusione
del jazz-rock anni settanta e della fusion anni ottanta. Novità pochine. Uniche
eccezioni: una bella ballad dove i musicisti hanno dato il meglio improvvisando
melodicamente e un bis per il bassista Minh Doky che in solitudine ha voluto
farci sapere (ma non ne sentivamo il bisogno) che studia anche Bach.
Alla fine chi ha impressionato di più è stata la batterista che ha suonato
con un'energia e una precisione fuori dal comune, ed anche uno stile piuttosto originale.
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Al termine della serata pare fosse stato proposto a Stern una sorta
di Jam con
Cifarelli per chiudere il concerto, ma il chitarrista americano
avrebbe rifiutato in quanto si era fatto troppo tardi. Chissà se invece il buon
Mike, dietro le quinte, abbia rizzato le orecchie mentre si esibiva
Cifarelli
e si sia un po' spaventato?
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Data pubblicazione: 08/05/2006
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