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Little Wonder
The Thrust
MY FAVORITE RECORDS 2010 - 8034135080103 EMI DISTRIBUTION
1. Little Wonder
2. Via Avancini
3. Aspettando Isa
4. Ismo
5. Che gira
6. Nostalgia
7. Brazil
8. On My World
Pepe Ragonese - tromba, effetti
Giovanni Giorgi - batteria, live electro, chitarra, basso
elettrico, programming
Pancho Ragonese - pianoforte, piano elettrico, synth, programming,
strings arrangement
Ospiti:
Giuseppe Pini - chitarra, chitarra
elettrica (1, 3)
Ivan Lombardi - contrabbasso (1, 2, 3, 4, 6)
Pacho Rossi - percussioni (2, 3, 5, 6)
Gigi Cifarelli
- chitarra (7)
Marco Vaggi - contrabbasso (7)
Stefano
Di Battista - saxofono soprano (5)
E' un ottimo biglietto da visita presentarsi con la meravigliosa
Little Wonder
di David Bowie in testa ai brani. Già solo per il fatto che il "Duca Bianco" è il
simbolo delle ibridazioni, delle esplorazioni in ambito rock, dell'essere stato
(lo è ancora, cribbio!) un "progressivo" senza paura. The Thrust calcano la stessa
strada nell'emisfero jazzistico, senza volgere lo sguardo al rock, piuttosto strizzando
l'occhiolino alle sonorità ambient, perfettamente jazz, irrorandole di buon vetriolo
ed alchimie esoteriche. I fratelli Pepe e Pancho Ragonese e Giovanni Giorgi
chiamano un nutrito numero di ospiti che contribuiscono in modo eccellente
a definire le linee armoniche e melodiche da loro disegnate. Vi sono tracce di musica
contemporanea che fioriscono nei tasti del pianoforte di Pancho e si uniscono ad
una struttura "post-modern jazz" mantenuta dai piatti e tamburi di Giorgi e sottolineata
dall'ottima voce strumentale di Pepe (Via Avancini).
Stefano
Di Battista gioca con i ritmi drum ‘n'bass della policroma Che gira,
incrociando i guantoni con la tromba di Pepe, dall'intonazione veemente e fortemente
ritmica. Toccano la fusion slow intrecciandola con una scrittura improvvisata ben
organizzata ed impregnandola di neoclassicismo (Aspettando Isa). Ogni brano
ha una propria autonomia ben definita che, ad un orecchio poco accorto, potrebbe
apparire ai confini con la c.d. "world music" (dal significato ben poco apodittico).
Invero "Little Wonder" ha delle scanalature imprevedibili, con ritmi sempre differenti
e cambi di metrica repentini, ben giostrati da Giovanni Giorgi, con le spalle
ben salde nel passato, come in Ismo, sinestetico esempio di tutto il lavoro
svolto, e che mette in mostra il talento pianistico di Pancho.
Il trio ha impiegato quattro anni prima di licenziare il secondo lavoro (l'opera
prima è We Love U, per la Lifegate Music). Ed il risultato è un ottimo prodotto
artistico, una ventata d'aria fresca che accoglie e mette in sinergia tutte le
rerum novarum del jazz odierno: dall'Europa agli States, senza emulare
nessuno e nessun genere musicale.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 07/02/2011
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