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Ogni nuovo progetto e registrazione di Enrico
Intra ha sempre una sua propria e autonoma peculiarità artistica;
Liebman meets Intra Live non fa certo eccezione.
Eppure, già dopo il primo ascolto – ed è risaputo come i lavori di Intra per essere
apprezzati in pieno richiedano diversi ascolti – sembra che quest'ultimo lavoro
si ritagli un posto di rilievo all'interno della pur vasta e varia produzione del
pianista e compositore milanese. Certo, per chi ha familiarità con i dischi di Intra,
questa con Dave
Liebman riporta subito alla memoria un'altra celebre registrazione con
un celebre sassofonista americano, Gerry Mulligan, di cui ricalca anche il
titolo, Gerry Mulligan meets Enrico Intra – correva l'anno
1976. La riproposizione del titolo vuole suggerire
una continuità e costruire un ponte lungo oltre trent'anni, non c'è dubbio. E tuttavia,
pur trattandosi di uno scontro tra titani, Liebman non è Mulligan e, forse, il sassofonista
di Brooklyn, anch'egli raffinato e colto compositore, nonché uno dei più europei
tra i jazzisti americani, ha una sensibilità artistica più adatta a "leggere" il
complesso e stratificato mondo musicale di Intra e a districarsi nella sua articolata
rete di rimandi e sonorità non soltanto jazzistiche. Quanto Liebman vi si trovi
del tutto a suo agio è immediatamente percepibile.
Nel live al Teatro Villoresi di Monza (l'ultimo brano è stato invece
registrato alla Casa del Jazz di Roma), Liebman non si limita affatto a svolgere
diligentemente, come spesso accade, il ruolo dell'ospite d'eccezione; il suo contributo
è tutt'altro che accessorio e dimostra invece un'affinità e una partecipazione profonda
con l'estetica musicale di Intra. E non poteva essere altrimenti, dal momento che
le composizioni di Intra richiedono non soltanto una grande cultura musicale e una
tecnica fuori dall'ordinario, ma anche la disponibilità a mettersi in gioco in un'improvvisazione
totale – e Liebman non si è di certo risparmiato, anzi ha suonato ai suoi massimi
livelli, offrendo assoli di valore assoluto.
Dicevamo che i lavori di Intra esigono ascolti diversi e attenti –
Liebman meets Intra non solo non fa eccezione, ma richiede uno sforzo ancora
ulteriore. Ma ne vale la pena. Il brano di apertura, Mazurca,
è un piano solo di Intra ispirato a Chopin, che ne rievoca le atmosfere "notturne",
ma non bisogna lasciarsi ingannare: già con l'introduzione di solo sax di Liebman
a Bluestop l'atmosfera si fa infuocata e, con
l'eccezione della ballad Il Mi di Corso Venezia,
il ritmo è sostenuto per tutto il cd – l'apporto della sezione ritmica di Marco
Vaggi e Tony Arco risulta infatti fondamentale. La scaletta presenta
composizioni di Intra che abbracciano circa venticinque anni della sua produzione
e si richiamano esplicitamente a stili e generi musicali diversi:
Bluestop, Per Donatoni
(dedicata al compositore colto Franco Donatoni), Per una
Serenata, Ragtime,
Rock; eppure, di tali generi, resta quasi esclusivamente
la struttura base, mentre comune è piuttosto il lavoro ironico di decostruzione
a cui sono sottoposti per lasciar spazio all'improvvisazione più libera. Ciò non
toglie tuttavia che il terreno comune sia quello del jazz e del jazz americano in
particolare: basti ascoltare www.liebman.it
e il pianismo intriso di swing di Intramood.
Non mancano, inoltre, tracce delle sperimentazioni più recenti di Intra, come in
Punto Due – Intraludes, in cui Alessandro
Melchiorre tesse un tappeto elettronico, mai invadente, su cui lo stesso Liebman
improvvisa in modo molto suggestivo.
Insomma, Liebman meets Intra è, brano dopo brano e nota dopo nota,
un'esplorazione mai scontata della tradizione del jazz e delle sue prospettive più
attuali; lascia senza fiato fino all'ultima nota, anzi fino all'ultimo applauso
del pubblico che la suggella.
Dario Gentili per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 05/04/2009
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