Jazzitalia - Articoli: Intervista con Simona Premazzi
versione italiana english version
 
NEWS
Bookmark and Share Jazzitalia Facebook Page Jazzitalia Twitter Page Feed RSS by Jazzitalia - Comunicati Feed RSS by Jazzitalia - Agenda delle novit�

Intervista con Simona Premazzi
dicembre 2013
di Marco Losavio

Click here to read the english version

cover design by Riccardo Gola, original photo by Jan Cain

Incontriamo Simona Premazzi, pianista italiana residente a New York, in occasione della pubblicazione per la Inner Circle, del suo terzo album da leader, "The Lucid Dreamer", in cui emerge una sorprendente e piacevole maturità compositiva e gestionale del trio.

Simona, parliamo prima un po' dei tuoi inizi. Qual è l'aspetto formativo che ancora oggi ti è rimasto dei tuoi studi con Franco D'Andrea?
Franco D'Andrea è stato uno dei miei primissimi insegnanti di jazz. In quel periodo iniziai ad avvicinarmi agli standard, alla musica di Monk, Miles, Bud Powell, Coltrane, affrontai le prime trascrizioni. Dal suo insegnamento mi è sicuramente rimasto l'approccio pragmatico allo studio, il non lasciare nulla al caso. Lavorammo molto anche sul come partire da brevi cellule ritmiche e melodiche ed elaborarle nello sviluppo di un solo. Franco D'Andrea è un grandissimo pianista che stimo molto: è stata una fortuna aver studiato con lui all'inizio della mia formazione.



Poi l'esperienza con la Big Band di Enrico Intra...

Quando ancora studiavo ai civici corsi di Jazz di Milano, ebbi l'opportunità di suonare con la big band diretta da Enrico Intra. Eravamo in tre pianisti più o meno in rotazione. E' stata una delle mie prime esperienze professionali da studente. Mi ritrovai a suonare con tutti i docenti dell'accademia su palchi di teatri e festival prestigiosi, affrontando repertori dai più svariati stili, dal jazz sinfonico di Paul Whiteman alle rivisitazioni jazz di brani italiani popolari, dai tributi a Rodgers and Hart alla musica contemporanea di Markus Stockhausen, dalla musica sinfonica di Leonard Bernstein alle composizioni di David Ruskin, Paul Newton o David Murray, e spesso si condivideva il palco con gli stessi compositori. E' stata un'esperienza didattica e professionale decisamente importante.

Dieci anni fa, sei andata a New York e tutt'ora vivi lì dove, possiamo dire, la tua maturità artistica si è decisamente forgiata. In questi anni, quali aspetti culturali, artistici, sociali ritieni influenzino maggiormente la tua musica?
La mia maturità artistica è un percorso di forgiatura in continua crescita, o per lo meno così mi auguro, in cui partendo da modelli di ispirazione esterni, effettuo una continua ricerca del mio onesto gusto estetico, sviluppando un mio linguaggio e una mia voce. Indubbiamente quel che influenza maggiormente il mio modo di scrivere e di suonare è dato da quel che ascolto e che considero ottima musica. Duke Ellington, Billy Strayhorn, Andrew Hill, Monk, Greg Osby, Ahmad Jamal, solo per citare quello su cui sto lavorando in questa mia fase artistica. Al di là delle influenze musicali, l'ispirazione arriva da tutto quel che mi piace e che mi induce in riflessione. La mia musica è influenzata da pensieri frequenti sulla complessità della psiche umana, sulla ricerca di un equilibrio tra lo spontaneo e l'imprevedibile. Direi che ho dei modelli di riferimento a cui mi relaziono. Grandi personalità, non solo musicali, che hanno raggiunto un altissimo livello di conoscenza del loro mestiere ed hanno una forte identità artistica, che non ricorrono a strategie ed arrivano ad esprimere la propria individualità con dedizione, integrità e trasparenza.

Anche il jazz in Europa si sta identificando sempre più a livello internazionale. Quali sono secondo te le principali differenze che si possono percepire?
A mio parere negli ultimi dieci/vent'anni l'America si è avvicinata molto all'Europa, nel senso che i musicisti Europei si confrontano più spesso con i musicisti Americani. Si viaggia di più, anche da studenti nel periodo di formazione e c'è più confronto diretto. Questo fattore ha probabilmente reso la scena jazzistica Europea più competitiva. Onestamente, però, non ho la competenza necessaria per andare nel dettaglio sulle differenze perché non sono realmente a conoscenza dell'attuale panorama musicale Europeo.

Ci sono vari musicisti italiani a NYC e molti spesso vi gravitano. Fate community? Oppure ognuno segue comunque un proprio percorso?
Ci conosciamo più o meno tutti e saltuariamente capita di collaborare con qualcuno agli stessi progetti. In linea di massima direi che ognuno fa il suo percorso artistico, anche se ovviamente ci si incontra per eventi sociali/professionali e si interagisce.

Parliamo ora di questo terzo album a tuo nome, per la Inner Circle Music, label di Greg Osby. Come è avvenuto il vostro incontro?
L'incontro ufficiale con Greg Osby è avvenuto a una session a Brooklyn un paio di anni fa. Suonammo per qualche ora "just to have fun". Ricordo che a quella session c'erano anche Melissa Aldana e Tineke Postma. Ovviamente ho sempre saputo chi fosse Osby, conoscevo la grandezza del suo genio, quindi ero molto eccitata, ma anche molto nervosa, era la prima volta che avevo la chance di suonare con lui. Successivamente gli parlai del mio nuovo progetto discografico e gli feci ascoltare le mie composizioni. Greg ha creduto in me come artista fin dal primo momento in cui ha sentito la mia musica. Mi ha proposto di far uscire "The Lucid Dreamer" con Inner Circle Music, e così è stato. In "The Lucid Dreamer" Osby è special guest su due mie composizioni, "Optics", che è stata scritta insieme alla cantante jazz Alice Ricciardi, e la title track "The Lucid Dreamer". Più recentemente ho iniziato a suonare con il suo quartetto. Abbiamo fatto anche una settimana al prestigioso Village Vanguard e ci sono altri progetti in cantiere. Osby è un mentore da cui attingo continuo sapere. Sono molto affascinata dai suoi differenti processi compositivi e dai suoi concetti, su cui lavoro spesso nella mia pratica musicale quotidiana.

Il brano d'apertura funge un po' come un monito: "Love is not all". Una voce definibile "monkiana" che recita un poema e il piano che accompagna raddoppiando o intersecandosi alla scansione sillabica...l'unione delle due, è come un canto. Come è nata questa idea?
La voce è quella di Edna St. Vincent Millay, poetessa americana vissuta nella prima metà del Novecento. Il titolo potrebbe ingannare. In realtà la poesia per tredici versi elenca tutti i motivi per cui non sia possibile vivere di solo amore, ma con l'ultimo verso, Millay riconferma la suprema importanza dell'amore, dicendo che non ne farebbe mai a cambio con nulla. Quindi in realtà un attento ascoltatore tra le righe dovrebbe sentire "L'amore e' tutto". L'idea è nata dalla mia passione per Edna St. Vincent Millay, come artista e come individuo, donna all'avanguardia di inizio secolo, una donna dalla storia straordinaria. Quando trovai il file audio con la voce di Edna rimasi così piacevolmente stupita e provai un forte desiderio di immortalare questo incontro con una composizione. Fu un lungo processo, trascrissi il ritmo delle parole, poi lentamente cercai una melodia e delle armonie che si abbinassero in intensità alla voce passionale e drammatica di Millay.

Molto emozionante e il risultato ne trasporta l'essenza di quanto hai descritto. Nell'album vi sono parecchie altre idee che scorrono e che si attuano facendo spesso da sponda alla ritmica, per nulla scontata. Nei tuoi trii, hai sempre cercato sezioni ritmiche decisamente moderne, quanto la tua musica e la tua scrittura si basa sull'aspetto ritmico?
L'aspetto ritmico, in tutte le sue sfumature, è una costante sempre presente nel mio modo di concepire musica. Spesso nelle mie composizioni si trovano improvvisi cambi di tempo o melodie frammentate e angolari, per nulla scontate. Il tutto è generato dalla mia costante ricerca di equilibrio - ovviamente quello che per me rappresenta equilibrio – e dalla mia costante fuga dalla banalità. Parte della mia pratica è dedicata al dilatare il fraseggio e liberarlo dal limite squadrato delle battute, o delle sequenze due a due, quattro a quattro. In natura c'è' molta frammentazione e disuguaglianza, non esistono due foglie, rami o alberi esattamente uguali, e questa disuguaglianza è percepita come autentico equilibrio.

"One for Hunter S." è dedicata al giornalista statunitense Hunter S. Thompson, giusto? Cosa ti ha ispirata?
Hunter S. era un uomo dalle idee molto chiare, senza filtri, la sua forza di carattere e il suo essere uomo libero sono continua fonte di ispirazione per me. In aggiunta al suo messaggio, mi piace molto la sua scrittura, di alto livello intellettivo e creativo. "One For Hunter S." è una composizione dal ritmo e armonie angolari, sicuramente ispirata dalla ferocia con cui quest'uomo affrontava la vita, assetato di giustizia e disgustato dalla realtà amara di una società che nulla ha lasciato di sognabile all' "American dream". Il brano cresce fino ad un finale di improvvisazione collettiva che sfocia in un momento di dolce catarsi. Un modo appropriatamente controintuitivo per concludere questo brano, che e' una mia dedica molto personale all'eccentrica vita di Hunter S. Thompson, terminata con un gesto di immensa drammaticità.

La musica di Monk è omaggiata da "Trinkle, Tinkle" che suoni in solitaria...
Monk indubbiamente rappresenta un pilastro fermo tra i miei musicisti di riferimento. La grandezza del suo genio non finirà mai di regalarmi gioia. Ho un modo di relazionarmi alla musica di Monk molto intimo e reverenziale. Il materiale di "Trinkle Tinkle" l'ho affrontato prendendo spunto dalle armonie sul ciclo di dominanti nell'introduzione, per poi offrire una versione più o meno fedelmente filologica del brano, in cui ho lasciato spazio alla mia personale interpretazione armonica e ritmica.

E' l'unico esplicito richiamo alla tradizione che però non manca mai nei tuoi concerti. Cosa e quanto c'è in Simona Premazzi della tradizione jazzistica?
Ho un profondo rispetto per la tradizione e tutto quel che ho imparato e sto imparando arriva da lì. Nei miei brani non mancano mai riferimenti al linguaggio jazzistico, quindi direi che in Simona Premazzi c'è molto della tradizione. Studio il linguaggio dei pianisti del passato: Fats Waller, Earl Hines, Art Tatum, Bud Powell, Jaki Byard, solo per citarne alcuni. Credo sia fondamentale, per un jazzista contemporaneo, affrontare lo studio del linguaggio che ci è stato donato, con generosità, perseveranza e sacrificio, da chi è arrivato prima di noi. A mio umile parere, però, l'artista contemporaneo ne deve fare una personale elaborazione ed un uso nel presente. In termini pianistici, ad esempio, l'uso dello stride piano potrebbe essere utilizzato in chiave moderna, frammentato, estrapolato e così anche altre tecniche esecutive.

Melissa Aldana, cilena, giovane e talentuosa sassofonista, l'americano, espertissimo e richiestissimo Ameen Saleem al contrabbasso, Jochen Rueckert, tedesco, con una pletora di collaborazioni già alle spalle. Un vero melting pot. Ci racconti la scelta dei tuoi compagni di viaggio?
Innanzitutto sono dei musicisti straordinari. Questa è la band con cui ho suonato negli ultimi due anni prima di registrare "The Lucid Dreamer". Con loro le composizioni sono cresciute, forme e strutture sono diventate sempre piu' solide. Ameen è stato uno dei primi bassisti con cui ho suonato appena arrivata a New York anni fa, quindi la sua musicalità mi era familiare. Melissa, oltre ad essere un grandissimo talento del sassofono e' una mia cara amica. Jochen comprende la mia musica quasi senza direttive e la sua creatività musicale èsempre ritmicamente stimolante. E' un gruppo a mio parere funzionale in cui l'intelligenza musicale individuale porta beneficio all'insieme, senza nessun egocentrico sbilancio.

In "Simona's Moods" ci sono numerosi cambi di tempo e di...mood che quindi risulta mutevole e poliedrico al tempo stesso. Il tutto, si dispiega molto fluidamente. Com'è il mood di Simona Premazzi oggi?
In "Simona's Moods" ho assemblato tre diversi andamenti ritmici, un vamp con groove New Orleans, un pattern swing e un grazioso valzer. Mi fa piacere sapere che il tutto ti suona fluido. Una delle mie tecniche compositive è quella di affiancare diversi ritmi in una stessa composizione e trovarne una naturalezza di esecuzione. Il mood di Simona Premazzi oggi, e tutti gli altri giorni, è come in "Simona's Moods", mutevole, ma anche curioso, affamato di conoscenza ed equilibrio.

La title track si chiama "The lucid dreamer", può un sognatore essere lucido...?
Assolutamente si, la pratica del sogno lucido è di esistenza reale ed è un processo conscio. I sogni lucidi possono essere realistici e vividi e il sognatore lucido ha possibilità di esercitare un certo controllo sulla sua partecipazione all'interno del sogno. Oppure può' essere in grado di manipolare la propria esperienza immaginaria nel contesto del sogno. In "The Lucid Dreamer" ogni composizione vuole evocare visioni di ispirazione subconscia e accompagnare l'ascoltatore in un viaggio dall'immaginario surreale.

Quali sono i tuoi prossimi "sogni lucidi"?
Continuare a crescere sia come artista che come essere umano. Dare un senso sempre più concreto alla mia missione artistica, produrre moltissimo materiale creativo che sia utile al continuo sviluppo di questa forma d'arte, la musica jazz, BAM o come altro la si voglia chiamare.







Articoli correlati:
11/09/2022

Umbria Jazz 22: "...programma come al solito vasto e omnicomprensivo coprendo dieci giorni con 260 eventi (90 compagini e 500 musicisti)..." (Aldo Gianolio)

30/11/2021

Bergamo Jazz Festival 2021: "Emozione. È questa la parola che ha fatto da filo conduttore a uno dei più longevi jazz festival italiani. Diretto per la prima volta da una donna, Maria Pia De Vito..." (Vincenzo Fugaldi)

30/05/2021

Franco D'Andrea - Un ritratto (Flavio Caprera)- Enzo Fugaldi

30/05/2020

Maurizio Franco, Civici Corsi di Jazz di Milano (La didattica musicale ai tempi del Covid-19): "Tutte le attività sono state riprese, compresa la musica d'insieme, fatta secondo criteri nuovi che, si sono rivelati molto efficaci." (Alceste Ayroldi)

06/10/2019

AtinaJazz Festival 2019: "Un bel festival che da trentaquattro anni si tiene in un paesino incantevole della Valcomino, così nei cinque giorni di fine luglio si sono potute ascoltare delle interessanti realtà artistiche locali, e alcuni protagonisti della storia del jazz di oggi." (Vincenzo Fugaldi)

01/06/2019

Vicenza Jazz New Conversations: "Il festival vicentino, diretto da Riccardo Brazzale, porta il jazz, oltre che nei luoghi consueti, in una quantità di locali cittadini, colmando la città di suoni e colori." (Vincenzo Fugaldi)

15/09/2018

Intervals I (Franco D'Andrea Octet)- Gianni Montano

07/01/2018

Trio Music Vol. 1 (Franco D'andrea Electric Tree)- Gianni Montano

21/02/2016

Roccella Jazz Festival - II Edizione Jazzy Christmas: L'evento più importante del festival calabrese è stato il concerto del trio di Ches Smith con Mat Maneri e Craig Taborn...composizioni di intensa bellezza, complesse e articolate, che nelle mani di questo trio danno risultati eccelsi..." (Vincenzo Fugaldi)

08/11/2015

Talos Festival 2015: "Il Talos edizione 2015 ha visto dei momenti nei quali l'arte dell'improvvisazione ha raggiunto livelli di creatività ineguagliabile." (Vincenzo Fugaldi)

05/07/2015

Young Jazz Festival 15: "L'undicesima edizione del festival fulginate patrocinato da Umbria Jazz e diretto da Giovanni Guidi ha confermato l'ormai consueto taglio innovativo e la festosa partecipazione di numerosissimi giovani nel nuovo spazio dell'ex cinema Vittoria, oggi denominato Zut!" (Vincenzo Fugaldi)

05/07/2015

Bluestop Live (Enrico Intra - Enrico Pieranunzi)- Enzo Fugaldi

08/03/2015

Intervista con Rosario Di Rosa: "...consiglio di studiare a fondo la tradizione e il linguaggio di questa musica senza dimenticare mai di lasciare una porta aperta alla creatività e alla curiosità." (Gianmichele Taormina)

11/01/2015

ParmaJazz Frontiere Festival: "...per il diciannovesimo anno consecutivo, si conferma come uno dei festival più interessanti d'Europa." (Andrea Grossi)

05/01/2015

Monk and the Time Machine (Franco D'Andrea Sextet)- Nina Molica Franco

08/09/2014

BAM, Il Jazz oggi a New York City (Nicola Gaeta)- Marco Losavio

05/05/2014

Beginnin of modern jazz in Milano (AA. VV.)- Marco Losavio

02/02/2014

Intervista a Franco D'Andrea: "Il bop ci ha dato l'apertura mentale per andare avanti. Non è superato, ma acquisito. Non è un punto di arrivo. E' lo spirito che ci fa cercare il nuovo." (Marco Buttafuoco)

06/01/2014

ParmaJazz Frontiere 2013 - IIa Parte: "Michele Rabbia ed Eivind Aarset, Franco d'Andrea Trio, Factor-Y Trio, Evelina Petrova Duo" (Nina Molica Franco)

22/07/2012

Franco d'Andrea Sextet in "Monk e la Macchina del Tempo" e il trio di piano composto da Kenny Barron, Mulgrew Miller e Dado Moroni in "3 Monkish Pianos. (Gabriele Prevato)

16/07/2011

Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi)

22/04/2011

Insidein (Simona Premazzi and The Intruders)- Paolo Incani

13/02/2011

Jim Hall Quartet e Les Paul Trio all'Iridium Jazz Club di New York: "...un concerto all'insegna della grazia, dell'eleganza, del buon gusto. Sembravano piatti preparati da un grande chef con una mise en place essenziale e i sapori equilibrati alla perfezione." (Marco Losavio)

15/08/2010

Canzoni Preludi Notturni (Intra – Tommaso - Gatto) - Alceste Ayroldi

07/03/2010

La storia di Franco Cerri: "Franco Cerri inizia la sua attività didattica negli anni ottanta in concomitanza della collaborazione con il suo amico e pianista Enrico Intra. Tutto scaturisce dall'importanza di trasmettere le sue conoscenze ad altri..." (Marco Vitali)

16/02/2010

Half The Fun (Franco D'Andrea Quartet) - Gianmichele Taormina

17/08/2009

The Siena Concert (Franco D'Andrea Quartet) - Alceste Ayroldi

04/07/2009

Reggio Top Jazz Festival, Seconda Edizione: "Nell'accogliente Teatro Cilea della città sullo Stretto, si sono alternati otto fra i vincitori della competizione, e due ospiti stranieri." (Vincenzo Fugaldi)

21/06/2009

Bologna, Ravenna, Imola, Correggio, Piacenza, Russi: questi ed altri ancora sono i luoghi che negli ultimi tre mesi hanno ospitato Croassroads, festival itinerante di musica jazz, che ha attraversato in lungo e in largo l'Emilia Romagna. Giunto alla decima edizione, Crossroads ha ospitato nomi della scena musicale italiana ed internazionale, giovani musicisti e leggende viventi, jazzisti ortodossi e impenitenti sperimentatori... (Giuseppe Rubinetti)

13/04/2009

Franco D'Andrea Quartet a Marghera: "D'Andrea suona al solito in maniera elegante, rifuggendo la minima ridondanza e, soprattutto, stimolando i suoi attenti e concentrati partners. Si dimostra per di più un maestro nell'allineare frasi significative, nel farsi da parte per far emergere il solista di turno e nell'usare con sapienza le pause..." (Giovanni Greto)

05/04/2009

Liebman Meets Intra Live (Enrico Intra)

15/03/2009

Live at JazzBo 90 (Rava, Urbani, D'Andrea, Tommaso, Romano)

22/11/2008

Intervista a Luca Bragalini: "Forse ci siamo abituati ad ascoltare musica che difficilmente osa. Io amo la musica in cui percepisco rigore, dedizione, ironia... Quando senti Tommaso che usa l'archetto in realtà sta simulando una porta che cigolando si apre...e c'è del surrealismo." (Stefano Corbetta)

15/11/2008

No Border, il trio di Franco D'Andrea con Fabrizio Bosso e Trilok Gurtu al 52° Festival Internazionale di Musica Contemporanea. A completare la serata, due gruppi provenienti dalla Sardegna: i "Cantadores a chitarra de Deris, de Oe e de Sempre" e i "Concordu di Castelsardo". (Giovanni Greto)

15/06/2008

A New Conversations - Vicenza Jazz 2008 si distingue, tra gli altri, Ariel, un pianista di soli dieci anni: "Se si ascolta e si guarda allo stesso tempo, puo' prevalere a volte la tenerezza e lo stupore per le capacita' tecniche di un bambino. Ma se si chiudono gli occhi si capisce che non c'e' alcuna differenza con un pianista maturo. Padronanza ritmica, gradevolezza melodica, capacita' improvvisativa e soprattutto di scrittura..." (Giovanni Greto)

03/11/2007

Looking for an exit (Simona Premazzi)

28/10/2007

Sotto la consueta direzione artistica di Paolo Damiani, si è tenuta la XXVII edizione di Roccella Jazz Festival 2007, intitolata "Al tempo che farà": "...un'edizione di "Rumori mediterranei" che certo resterà fra le migliori dell'intera storia del festival" (Enzo Fugaldi)

03/03/2007

A New York, si è svolta la 34a Annual Conference della IAJE. Come sempre, decine e decine di appuntamenti di ogni genere compresi i momenti più importanti come il NEA Jazz Masters. Quest'anno, inoltre, c'è stata una incredibile intervista di Greg Osby a Ornette Coleman per Downbeat...(Jamie Baum, Patrizia Scascitelli)

25/02/2007

Live at Radio Popolare (Franco D'Andrea)

26/01/2007

Bravo Jazz 2006, Dedicato ad Alberto Alberti: "Quella di Alberto Alberti è stata una delle presenze più significative per la musica afroamericana in Italia; egli ha saputo promuovere e diffondere l'amore per il Jazz in tutto il paese, creando momenti di incontro per gli artisti e ideando manifestazioni un po' ovunque e Umbria Jazz ne è uno splendido esempio..." (Pierluigi Vicini)

20/09/2006

Le case di Berio (Enrico Intra)

24/04/2006

Enrico Rava e Franco D'andrea La Palma: "Se Rava ama la melodia nel fraseggio ... D'Andrea procede dal piccolo al grande con la curiosità di scoprire anche in un frammento di tema l'occasione per una proliferazione di variazioni o suggestioni..." (Daniele Mastrangelo)

09/04/2006

Franco D'Andrea Quartet a Padova: "...la musica si sviluppa delicatamente, in un clima molto rilassato, ma con intelligenza, alternando momenti energici ad altri di estrema delicatezza..." (Giovanni Greto)

23/03/2006

Franco D'Andrea Eleven all'Aiditorium Parco della Musica di Roma: "...si diverte procedendo per brevi pennellate o infiorettando un tema con abbellimenti o sottoponendolo a variazioni, il tutto retto da una tecnica superba..." (Daniele Mastrangelo)

22/03/2006

Le foto di Franco D'Andrea ed Enrico Rava a La Palma

17/12/2005

Intervista a Franco D'Andrea: "Il jazz italiano va in tutte le direzioni possibili. Non è un male, ma non basta. La qualità è alta e anche tutte le cose che stanno accadendo lo dimostrano..." (Dino Plasmati)

02/07/2005

Charlap, D'Andrea, Mehldau, Rea, Corea...Il piano jazz in un nuovo spazio di fotografia a cura di Giorgio Alto

25/05/2003

Intervista ad Franco D'Andrea e Luis Agudo: "...Tante volte si pensa al giro armonico, all'armonia, come fosse una cosa importante...però si può pensare anche agli elementi melodici del brano, quindi il diagramma melodico, gli intervalli, come il brano è caratterizzano, sfruttare nell'improvvisazione anche gli aspetti che arrivano dalla curva melodica, che arrivano dal discorso ritmico, da come il brano è ritmicamente." (Antonio Terzo)







Inserisci un commento


© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.


Questa pagina è stata visitata 1.406 volte
Data pubblicazione: 21/12/2013

Bookmark and Share



Home |  Articoli |  Comunicati |  Io C'ero |  Recensioni |  Eventi |  Lezioni |  Gallery |  Annunci
Artisti |  Saranno Famosi |  Newsletter |  Forum |  Cerca |  Links | Sondaggio |  Cont@tti