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Nicola Gaeta
BAM, il jazz oggi a New York
Caratterimobili 250 pagine - prezzo 20 €
Un solo mese a New York, con un solo contatto (Fabio
Morgera) e la pretesa di descrivere il jazz di oggi della Big Apple
che, per certi versi, vuol dire lo stato dell'arte del jazz americano e non solo.
Una pretesa che diventa impresa per Nicola Gaeta il quale affronta con impegno,
passione, competenza e apprezzabile senso organizzativo un'esperienza che lo porta
a frequentare praticamente la quasi totalità dei club che contano e ad incontrare
numerosi musicisti i quali gli forniscono la loro visione su molti temi come l'importanza
del marketing, la necessità di distinguere tra jazz e Black American Music (BAM), le difficoltà
nel vivere di musica, la tradizione e l'innovazione, le nuove tendenze. Le interviste
sono riportate parzialmente e in una misura che dipende dalla consistenza del contenuto
delle risposte, non sempre rilevante, come fa notare lo stesso Gaeta che non lesina
critiche. Tra le tante, spiccano lo "sfogo" di Eric Person, la moderata ma
autorevole posizione di Carl Allen, la sontuosa pacatezza e signorilità di
Ron Carter, la prontezza di Eric Henderson, la franchezza di Diego Urcola,
la visione "oltre" di Paul Miller DJ Spooky, la posizione degli italiani che si
sono stabiliti a New York come
Simona Premazzi,
Roberta Gambarini,
Antonio Ciacca,
Joseph Lepore,
Lucio Ferrara, ovviamente il "caronte" di questa avventura,
Fabio Morgera,
e poi Wayne Escoffery, Mark Turner, Jason Lidner e altri ancora. Il
tutto raccontato senza tralasciare i particolari organizzativi per fissare gli appuntamenti,
le relative difficoltà per raggiungere i luoghi di incontro più remoti e sempre
ben indicati, insieme a fotogrammi della città colti nel tragitto, stralci dei propri
pensieri (alcuni riportati "as is"), strade, mezzi pubblici, negozi, locali dove mangiare prima, dopo, far
colazione.
Questo andamento narrativo, sebbene all'inizio confonda l'approccio del lettore
più propenso a leggere solo di musica, a lungo andare riesce comunque a trasferire gli elementi
caratteristici e caratteriali di questa città ed a fornire un ritmo alla lettura.
Pertinente la descrizione dell'atmosfera che si percepisce nei vari
club i quali, vale la pena sottolineare, hanno ognuno una differente "personalità"
sia come luogo di incontro, sia nella proposta musicale che, come accade per il tipo di cucina
di un ristorante, in alcuni casi ne identifica la tipologia a tal punto che appena
si entra se ne respira l'odore.
Andare a New York, quindi, e non immergersi completamente nei luoghi in cui si suona
il jazz è come andare a Roma e non visitare le chiese. E affidarsi alle guide turistiche
classiche o, per i più appassionati, ai nomi più blasonati non è, però, sufficiente
per vivere un'esperienza significativa o, per lo meno, non omologata. La jazz
wave di questa città va seguita in modo specifico, dalle sei del pomeriggio
fino alle tre del mattino, cambiando più luoghi e passando dall'ascolto del concerto
di un dato artista, al drink mentre si ascolta qualche nuova leva, ai concerti after
midnight, alle jam notturne.
Tutto questo è ben descritto nel libro che ha quindi il pregio di aver assimilato
a pieno e ben raccontato il jazz mood di New York in cui la musica si suona
e basta, senza forzature e senza la "paranoia" di dover necessariamente tracciare
il percorso del futuro; un difetto è forse l'eccesso di interviste, comunque molto
ben adattate, tra le quali manca però proprio quella con Nicholas Payton,
artefice dell'iniziativa, parte del titolo del libro, di cambiare il nome jazz in
BAM ma, si sa, che lo stesso è personaggio difficilmente approcciabile, soprattutto
se sei un bianco.
Marco Losavio per Jazzitalia
21/06/2009 | Bologna, Ravenna, Imola, Correggio, Piacenza, Russi: questi ed altri ancora sono i luoghi che negli ultimi tre mesi hanno ospitato Croassroads, festival itinerante di musica jazz, che ha attraversato in lungo e in largo l'Emilia Romagna. Giunto alla decima edizione, Crossroads ha ospitato nomi della scena musicale italiana ed internazionale, giovani musicisti e leggende viventi, jazzisti ortodossi e impenitenti sperimentatori... (Giuseppe Rubinetti) |
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Data pubblicazione: 08/09/2014
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