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Govinda + Ananda Gari
Incipit
Jazz Engine (2012) JE8016
1. W 4 ST
2. No Hurry Man
3. Incipit
4. Overflew
5. Song For Mom
6. Next Worlds #1
7. Next Worlds #2
8. Nex Worlds #3
9. Icnot – Passing Away
10. In Loving Memories
Mark Turner - sax tenore
Luca Nostro - chitarra
Govinda Gari - pianoforte, piano elettrico
Gabriele Pesaresi - contrabbasso
Ananda Gari - batteria
Qui ha inizio l'avventura discografica dei fratelli Gari. E inizia veramente
bene, anche perché non poteva essere altrimenti, vista la stoffa della quale entrambi
sono fatti. I fratelli Gari sono pugliesi, di Cisternino per l'esattezza, in provincia
di Brindisi. Govinda ha mosso i suoi primi musicali passi accudito da
Gianni Lenoci,
docente del Conservatorio di Monopoli, pianista e compositore tra i più fervidi
in circolazione. Ananda ha come maestri Tony Russo prima, e Antonio Di Lorenzo poi,
oltre a studi accademici tutt'ora in corso.
Ciò che sorprende di questi due giovani è che iniziano senza misurarsi con il passato.
E fanno molto bene, perché le idee che frullano in questo bel lavoro discografico
sorretto dal vulcanico Marco Valente, sono tutte di sostanza oltre che di bello
aspetto. Mark Turner è l'ospite "non ospite" azzeccato, per la sua freschezza nell'esporre
i temi e per il suo personalissimo verbo, declinato sempre a meraviglia. Il quintetto
è completato da Luca Nostro: il chitarrista romano meriterebbe maggiore attenzione
nella scena italiana, perché il suo tocco è garbato ma incisivo, carezzevole e tagliente,
senza avere bisogno di rimodellare il pitch, ma con estrema naturalezza. Gabriele
Pesaresi, esperto contrabbassista e pregevole didatta, cuce e taglia lì dove è necessario,
spinge e incalza i temi con fermezza.
I temi sono tutti originali, perlopiù firmati dal pianista ad eccezione del brano
eponimo e di "Overflew" che portano il sigillo di Ananda. E nessuno di questi
è mai scontato: martellante e cupo, grazie alle sferzate di Nostro e i duri colpi
di velluto di Turner ("W 4 ST"), ma con il tema sempre nel mirino, come anche
in "No Hurry Man", dove la chitarra diventa gentile e il sassofono più acuto.
Govinda Gari non invade mai, c'è sempre però a tenere le fila di un quintetto assolutamente
democratico, anche nella parentesi fusion di "Incipit" (dove mette le mani
al Fender Rhodes) e nel slow-tempo di "Overflew", con Turner che sciorina
cellule melodiche calorose.
Il drumming di Ananda è ricco di colori, controlla perfettamente le dinamiche che
costruisce al fianco di Pesaresi, aprendo figurazioni ritmico-armoniche in cui Govinda,
Turner e Nostro si muovono con elasticità e fantasia, accarezzando la tradizione
del migliore modern mainstream ("Song For Mom") o costruendo sonorità
rocciose, dalla metrica sobbalzante nella terna "Next Worlds". Bella, giusta
e significativa la chiosa di "In Loving Memories" con il dialogo serrato,
ma lucido, limpido tra Govinda e Turner.
Un album inaudito, non ascoltato. Vi sono richiami, certamente, per chi è un
appassionato dei richiami e delle citazioni, soprattutto se le vuole trovare a tutti
i costi. La verità è che questo quintetto conosce la storia, ma l'ha superata. E
molto bene.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 29/12/2012
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