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 Jazz stile anni 50-60, a prescindere da Mingus e Trane, quello proposto da 
questo gruppo, perfettamente aderente alla linea dettata da Paolo Scotti 
e dalla sua Dejavu Rec. Un raffinato melange di stili: bop, musica brasiliana, 
hard bop, modalità, e via dicendo. Immerso in una atmosfera musicale che fa pensare 
anche molto al cool jazz. Apparentemente una proposta come tante altre, l'ennesimo 
omaggio ad una tradizione grandissima ma un po' appannata dall' uso smodato che 
ne hanno fatto gli epigoni. Fin dalle prime battute invece, questo gruppo crea un clima molto piacevole 
ed interessante, che cattura l' ascoltatore. Tall Stories è un disco elegante 
e raffinato, ma eleganza e raffinatezza non sono solo un mero accessorio stilistico. 
Sono al contrario la vera e propria cifra poetica del sestetto, che suona un jazz 
disteso ed accattivante, che non scade mai nella leziosità o nella semplice imitazione. 
Che sa tenere insieme morbidezza e chiarezza con la tensione necessaria ad una buona 
esecuzione di qualsiasi repertorio di ispirazione afro americana. Così, ad esempio, 
nel classico Work Song di Nat Adderley anche un musicista sperimentale ed 
incendiario come Mauro Ottolini si adegua all'atmosfera disegnando al susafono 
un elegante trama sonora con i suoi compagni. Buono anche l' apporto vocale di
Telesforo, presente in due brani. Un disco che non annoia e che regge anche ascolti ripetuti. Perché ha 
una sua poesia, minore forse - e forse non nuovissima - ma autentica. 
 Marco Buttafuoco per Jazzitalia
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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| Questa pagina è stata visitata 2.807 volte Data pubblicazione: 22/11/2009
   
 
 
 
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