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FSNT 139CD
Joe Martin
Passage


1. Poppy’s song
2. Nothing like you
3. Five on you
4. Overwhelmed
5. Manhattanville
6. Passage
7. Reminiscence
8. Closure

Joe Martin - bass
Mark Turner - tenor sax
Kevin Hays - piano
Jorge Rossy - drums



Una ritmica fra le più brillanti dell'attuale scena giovanile jazzistica, Kevin Hays al piano e Jorge Rossy alla batteria, ancor di più se si pensa che questo album, Passage, è stato registrato a New York nel dicembre del 2001: ne è titolare Joe Martin, versato contrabbassista dal suono corpulento, che ben si abbina allo scorrevole e piacevole tenorsax di Mark Turner.

Il primo brano, Poppy's Song, evidenzia proprio la capacità espressiva di quest'ultimo, oltreché la vena compositiva del titolare. Ma è il secondo pezzo in scaletta che fornisce una inaspettata sorpresa: una accattivante rilettura di Nothing like you, ad opera dell'acuto Kevin Hays, il quale riesce ad infondere una nuova vitalità allo standard reso celebre dalla voce di Bob Dorough nel celebrato milesiano "The Sorcerer": tempo più lento e scandito, che definisce e risalta maggiormente le sfumature jazzistiche del cantato originale, forse più ironico, ma per questo anche meno intrigante di questa versione dalle misteriose dissonanze pianistiche. Segue Five on you, un avvincente tempo composto in cinque movimenti, enucleato da una semplice ma quasi ossessiva linea del basso pianoforte/contrabbasso, che fa da insistente contrafforte alle involuzioni prima dell'introspettivo piano e poi del cerebrale tenore.

Overwhelmed è ballad che dà modo tanto a Hays che a Turner di esprimere la propria indole romantica, il primo in un assolo di particolare intensità, il secondo con un recitato di lineare finezza conduttiva. Il tutto "infiocchettato" dalla leggera cordiera spazzolata di Rossy e dai densi bassi e opportuni armonici di Martin. Un obbligato fra contrabbasso e sax apre Manhattanville, composizione più spensierata ed in qualche modo ammiccante al free, grazie all'incontro fra le distorsioni pianistiche e le diatoniche del tenorista.

Armonicamente accattivante ma melodicamente spiazzante il brano eponimo del cd, Passage, quasi interamente affidato alla vibrante ancia del sassofonista nero, in un intervento di circa 5 minuti, tutti da godere, cui segue il piano di Hays, che dopo un paio di chorus lascia il campo alle bacchette di Rossy, in verità meno creativo del consueto.

È in Reminescence che finalmente Martin si concede un assolo, per un fraseggio metricamente articolato sincopato, ma al contempo melodicamente fluido. L'incedere lento si presta –ancora– alle sibilline note di Turner, su validissimo supporto –ancora– dell'amico pianista. Dopo un'altra bella prova dei propri supporters ed amici, un altro intervento solistico del contrabbassista, agile e vivace, si inserisce nella chiusura affidata a Closure, composizione solare che potrebbe benissimo venire considerata emblematica dei nostri tempi, in cui giovani jazzisti – ma già ben affermati – si producono in un jazz attuale e moderno, proiettato nel futuro ma che comunque molto deve ai grandi di qualche lustro addietro.
Antonio Terzo per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 17/02/2006

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