Intervista con Roberta Gambarini
Umbria Jazz 2014
di Laura Scoteroni
foto di Pasquale Fabrizio Amodeo
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Vincenzo
Rizzo
Roberta Gambarini
la singer italiana che dal 1998 si è trasferita negli States e che vanta numerose
collaborazioni con i maggiori nomi del jazz internazionale. Al suo attivo numerosi
dischi, ed altri di prossima uscita come quello tratto dal notebook di Jimmy
Heat non considerando quelli in gestazione grazie alla prolifica collaborazione
con musicisti e band di successo. L'abbiamo incontrata nel backstage di Umbria
Jazz 2014 e le abbiamo posto alcune domande.
Lei è andata negli Stati Uniti per raggiungere i massimi
livelli. E' stata una scelta obbligata?
Sì obbligata, ma non per via dell'attenzione del pubblico che mancasse o per i musicisti
che sono bravissimi, più che altro la decisione è stata di natura pratica, perché
qui non ho trovato un canale per le cose che facevo io. Sono autodidatta, ho studiato
per conto mio, ed anche se il jazz non si studia a scuola la mia scuola è stata
andare in America e conoscere questi grandi musicisti e suonare con loro. Pertanto,
mi sono trasferita più per questo motivo che per altro, proprio per avere esperienze
dirette, di contatto, e lavorare con quelli che erano i miei idoli per poter imparare.
Ho studiato privatamente, però non c'è un corso di studi che ti prepara a fare questo
mestiere, c'è solo la pratica
La sua professionalità
nel gestire lo spettacolo subisce molto dell'influenza americana, lei pensa che
il modo di porsi come spettacolo sia una caratteristica naturale innata o si acquisisce
con l'esperienza?
Ho sempre fatto le cose così, non a livello di attitudine e anche come scelta di
scalette, adesso ho chiaramente quella che si chiama sicurezza di sé perché quella
viene con il mestiere. La gente mi dice che sembro molto americana e non so perché,
dov'è che non sono italiana?
Sicuramente come presentazione e come
rapporto con gli artisti che l'accompagnano.
Ah ecco!! C'è meno contatto con il pubblico. Io spiego, ogni volta, perchè mi rendo
conto che questa musica non tutti sanno cosa sia. Non tutti sanno chi è l'artista
dal quale prendo il brano che propongo, a volte neanche in America, quindi introduco
un po' di nozioni poiché a me interessa il pubblico, altrimenti resterei a casa,
mi interessa portare questa musica agli altri perché se la musica non la porti agli
altri muore lì.
Lei che è bilingue trova, dato che l'inglese
è la lingua naturale del jazz, che l'italiano nel linguaggio del jazz sia una forzatura?
No, non trovo che sia una forzatura però chiaramente ha degli accenti diversi, per
cui bisogna trovare la musica giusta perché non puoi prendere un pezzo di Charlie
Parker e farlo in italiano.
E' più difficile inserire la lingua
italiana?
No, secondo me no, è solo diverso, quindi la musica che si fa è diversa. Ha un diverso
andamento ritmico per me. Siccome nel jazz il ritmo è tutto certe cose funzionano
meglio, specie quelle veloci e di improvvisazione, per me funziona meglio con una
lingua che ha tante consonanti, per esempio potrebbe essere anche il cinese. Quando
sono stata in Cina ho fatto una masterclass facendo cantare una ragazza in cinese,
si può fare tutto se la lingua lo consente. La lingua italiana è molto legata e
si porta molto alla bossa nova.
Da quando ha cominciato fino ad oggi
è cambiato il suo approccio alla musica? C'è qualcosa che avrebbe voluto fare e
non ha fatto?
Sì un miliardo di cose, non ho fatto niente di quello che veramente vorrei fare.
Adesso che ho un po' di calma, dopo questi anni che sono stati dedicati a farmi
conoscere - c'è voluto tanto: dieci anni - e anche per farmi accettare, comunque
c'è ancora una discrepanza: "I don't look the part"; sono straniera per cui
bisogna farsi conoscere (negli Stati Uniti). Adesso ho un modo di fare che mi da
maggiore sicurezza e sento che sono accettata anche in tutto il mondo
Una particolarità tecnica della sua
interpretazione con tanti vocalizzi mi ha fatto ricordare che in Italia c'è Tiziana
Ghiglioni, ha mai avuto modo di interagire con lei?
Di interagire no, ma la conosco da tanti anni perché lei tra l'altro è di vicino
Torino.
Tiziana Ghiglioni mi conosce da quando ero piccola perché ho cominciato
prestissimo nella mia città, lì dove abitava anche lei.
Un duetto immaginario con chi?
Con Stevie Wonder e anche con Tony Bennet, questo è proprio immaginario
però non si sa mai.
Quanto le è costato in termini personali
questo successo?
Costa tanto però… lo aspetto ancora. Adesso per me sarebbe il momento giusto, è
questione di tempistica, ma adesso sarebbe il momento giusto prima o poi arriverà.
Prossimi progetti?
In lavorazione ne ho tanti, perché quest'anno mi sento abbastanza tranquilla: c'è
il progetto di Jimmy Heat, poi ho registrato al
Blue Note
un live con la Dizzy Gillespie Orchestra Stars Big Band, una band enorme.
Il Disco di Jimmy Heat lo abbiamo finito di registrare, uscirà a breve. Fra i tanti
progetti c'è anche un disco di Bolero, di musica sud-americana, in spagnolo, con
il grande Chucho Valdés : è un progetto dove ci sono composizioni mie arrangiate
da un ensemble più ampio, poi sto anche conducendo l'orchestra con un tour in Europa
dove dirigo e canto.
Come strumento musicale non c'era un
clarinetto?
Si ho studiato clarinetto quando ero piccola, poi ho studiato anche composizione.
La mia passione veramente era il pianoforte ma non mi è stato possibile studiarlo.
La migliore collaborazione che ha fatto?
Quella che ricorderò per sempre è quella con James Moody che è stato il mio
mentore una specie di padre, il grande sassofonista che è anche un maestro di scat:
ho imparato da lui tanto, è mancato quattro anni fa e lo porto sempre nel cuore;
Benny Carter che mi ha avviato, addirittura mi ha organizzato dei concerti
sulla West Coast per farmi conoscere nel 2000;
il grande Hank Jones che è stato l'accompagnatore di Ella Fitzgerald
per molti anni, con il quale ho avuto una lunga collaborazione, abbiamo registrato
ed abbiamo fatto tournée in giro per il mondo. Anche lui purtroppo è mancato.
Da quanto tempo collabora con il gruppo
con il quale si è esibita ad Umbria Jazz 2014?
Con questa formazione da un po', dall'ultimo anno e mezzo. Comunque ho altre edizioni
di questo gruppo con altri musicisti. Siccome ho lavorato tanto in diversi contesti,
completamente diversi ma più o meno quasi sempre con alcuni punti fermi, diciamo
che ho un pool di collaboratori, un gruppo di musicisti che a seconda del progetto
e di come procedo, o più semplicemente di dove mi trovo, li coinvolgo. Per fortuna
sono tutti grandi musicisti.
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Data pubblicazione: 12/10/2014
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