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Fabrizio Savino
Aram
ALFA MUSIC 2012 AFMCD158
1. Into My Minds
2. The Way Of Nature
3. Aram
4. Waiting For You (For A Lifetime)
5. Black Hat
6. Naima
7. I Told You So
8. Beyond The Line
Fabrizio Savino - chitarra
Enrico Zanisi - pianoforte e piano elettrico
Luca Alemanno - contrabbasso
Dario Congedo - batteria
ALFAMUSIC
Music Label & Publishing
Via G. Turner, 27 - 00169 Rome (Italy)
Tel:(+39) 06 263067 Fax:(+39) 06 23269109
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info@alfamusic.com
web: www.alfamusic.com
Sembra chiaro
come la situazione del jazz suonato dagli italiani (non parliamo di jazz italiano,
perché è solo frutto dell'immaginazione) in questi ultimi anni sia decisamente cresciuta
in qualità e non solo in quantità. Un jazz che ha mille volti: dal sound tradizionale
a quello avanguardistico, passando per il jazz "americano" mainstream o underground,
di quel buon jazz che è suonato negli Stati Uniti e che per il momento resta sommerso,
almeno in Italia.
Il panorama nostrano è incastonato da belle pietre, solide e sfavillanti e la Puglia
fa sempre bella figura, come nel caso di Fabrizio Savino. Classe
1981, dagli ottimi studi con Fabio Zeppetella,
Umberto Fiorentino,
Nico Stufano,
per poi approfondire con Joe Diorio,
John Scofield,
Mike Stern,
Peter Bernstein, Mike Moreno e Kurt Rosenwinkel, e già un album
sulle spalle "Metropolis", licenziato sempre per l'Alfa Music nel 2009. Fa su e giù con New York, sua mentore
e musa ispiratrice, ed ha aspettato circa quattro anni prima di mettere in chiaro
quanto di buono avesse appreso dalla vita musicale post primo disco.
Savino ha un impronta molto personale, non avvezza a copiare - pratica che è diffusa
più nel pop e rock, ma serpeggia velenosa anche nel jazz, sfidando le orecchie più
attente e imbrogliando quelle meno allenate – ma in prima fila per la freschezza
espositiva e la cura del suono.
"Aram", che in persiano significa quiete, è un disco che taglia il jazz a fette, dove
implodono l'Europa e gli USA, anche se mantiene salde le vele della melodia che
caratterizza il sound italiano e vibra dell'aria mediterranea. E' un lavoro che
rispecchia pienamente tutto quello che Fabrizio Savino ha vissuto, seppur
ancora giovane, musicalmente: è il perfetto métissage culturel del procelloso
navigare del chitarrista pugliese.
Le composizioni sono tutte a sua firma, ad eccezione di "Naima" di
John Coltrane,
che potrebbe sembrare uno dei classici standard piazzati lì, quasi per caso, invece
ha una sua peculiare funzione narrativa all'interno del disco; sia per l'arrangiamento
soulful che ne dona una ulteriore nuova aura, sia per l'esecuzione fuori dagli schemi.
Il brano di apertura "Into My Mind" è vibrante, una sorta di suite che libera
tutta la capacità di Savino di produrre inflessioni particolari, di creare frasi
scorrevoli; così in "Aram", invece, dà un chiaro esempio del suo fraseggio
molto posato, della nota ponderata e della grande sicurezza ritmica, per un brano
d'atmosfera sì, ma di straordinaria modernità. In "Black Hat", ancora una volta
emerge la pronuncia d'assoluta chiarezza e la padronanza nella tecnica del legato,
una tecnica parecchio vicina a quella sassofonistica. E' incredibile, poi, come
riesca a sviluppo con piena personalità i motivi melodici e sappia mettere in bella,
peculiarità che non tutti possono vantare, un eccellente fraseggio ritmico e una
rara precisione, del tutto naturale, nel decalage.
Il chitarrista pugliese sa anche scegliere gli accoliti, pescando dal sano jazz italiano,
giovane e frizzante, senza puntare alla guest da specchietto per le allodole, ma
guardando in faccia la sostanza. E, quindi, al pianoforte c'è Enrico Zanisi,
che da poco si è guadagnato la maglia di miglior talento nel consueto e prestigioso
referendum "Top Jazz" indetto dalla rivista mensile Musica Jazz. Appena ventitré
anni, ma con il tocco e la sicurezza che fa invidia a molti presunti maestri, qui
tiene – è il caso di dirlo – sulle corde Savino, rovistando nelle pieghe dei tasti
e lasciando vibrare le emozioni, piegando le linee tematiche e contrappuntando a
dovere la chiarezza espositiva del leader, come accade in "The Way Of Nature".
Luca Alemanno al contrabbasso, passa il filo intorno alle tessere, badando
con puntualità al tempo e al ritmo, ma anche a ricalcare gli armonici. Dario
Congedo è il batterista con il mood giusto: sempre equilibrato, calibra i piatti
e tiene alta la tensione.
Secondo episodio per Savino, che ci racconta tutta la sua maturità come compositore
e chitarrista, consegnando al pubblico una magistrale prova d'autore.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
29/09/2012 | European Jazz Expo #2: Asì, Quartetto Pessoa, Moroni & Ionata, Mario Brai, Enrico Zanisi, Alessandro Paternesi, David Linx, Little Blue, Federico Casagrande, Billy Cobham (D. Floris, D. Crevena) |
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Data pubblicazione: 23/02/2013
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