Ormai è assodato: il jazz italiano non potrebbe passarsela meglio. Tra
premi, riconoscimenti e concerti, il Tricolore ha ormai consolidato la sua reputazione
di inarrestabile fucina di talenti e creativi.
Ada Rovatti
è certamente una emblematica rappresentante dell'Italia all'estero, precisamente
in America, patria della musica che amiamo. Sassofonista di classe e brava compositrice,
nonchè raro esempio di jazz al femminile (e che jazz), la
Rovatti
torna in veste di leader con "Airbop", suo terzo
lavoro pubblicato con la Apria Records.
Coltrane e Rollins sono le basi del suono del Selmer della
Rovatti,
la quale però declina a suo modo la loro lezione. Il risultato è un disco piacevolissimo,
a metà strada tra il bop e le ballad. E' un jazz movimentato, solare, scandito dalla
ritmica di Dave Kikoski, autore di ottimi assoli di piano, Ed Howard
e Ben Perowski, nonchè, in due gustose comparsate, dalle percussioni
del compianto Don Alias. Un quartetto che non lascia dubbi sulla qualità
della musica.
Alla spensieratezza di "Shelter Island"
si contrappone la struggente "What We Miss",
al ritmo incalzante di "One Dollar and 20 cents"
si succede "The Man on the Moon", dedica al
grande sax di Bob
Berg. E c'è spazio anche per i ritmi sudamericani, ben marcati nell'estività
di "Z-Bros", realizzata sotto la benedizione
di tre maestri quali il Don, Bob Mintzer e l'onnipresente
Randy Brecker: il trio sax-tromba-clarinetto basso esprime tutta la
potenza dei tre fiati per eccellenza.
Una serie di "conflitti musicali", quindi, che come nelle filosofie di
Eraclito sono necessari per la completa riuscita di "Airbop".
Un album valido ed equilibrato, con un'Ada
Rovatti che non ha nulla da invidiare ai suoi colleghi, connazionali
e non...
Giuseppe Andrea Liberti per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 16/03/2008
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