Ho iniziato a studiare pianoforte classico a 4 anni sotto la guida di mia nonna, fino verso i 17 anni. Ho iniziato a studiare Il sassofono tardi: mio fratello ascoltava rhythm & blues, (Roomful of Blues, Blues Brothers etc) e per qualche ragione sono rimasta affascinata dalla sezione fiati, in particolare del sassofono che come sonorità
è molto umana e ricorda la voce umana. Penso al sassofono come ad un'estesione delle corde vocali...e devo dire che anche l'idea di suonare uno strumento così inusuale per una ragazza mi intrigava.
M.L.: E la decisione di andare a vivere a NY?
A.R.: Prima di venire a vivere a NY avevo già vissuto a Boston per quasi tre anni (andando avanti indietro dall'Italia) e poi ho vissuto per quasi un anno a Parigi.
A Parigi ho avuto molte difficoltà ad inserirmi nell'ambiente jazzistico, probabilmente perchè non ero ancora musicalmente pronta o per differenza culturale...specialmente arrivando da una mentalità come quella degli
Stati Uniti. Probabilmente se tornassi a Parigi adesso forse mi troverei meglio...Ho comunque conosciuto persone splendide a Parigi e musicisti incredibili.
Dopo l'esperienza francese ho deciso di trasferirmi a NY per mettere a fuoco quello che volevo e soprattutto avevo bisogno suonare il più possibile cosa che sia in Italia che Parigi non riuscivo
a fare.
A NY si possono trovare tutte le sere jam session
e questo mi ha aiutata ad accelerare l'assorbimento del linguaggio jazz. Avevo
anche bisogno di responsabilizzarmi di più come Band Leader e farmi le ossa anche come business woman e non c'è posto più stimolante che New York.
Devo dire che ho anche una personalità per cui se non sono stimolata continuamente perdo l'interesse e l'attenzione facilmente...ho bisogno di continui "input". New York mi ha dato l'opportunità di conoscere persone di culture diverse, di suonare generi diversi dallo swing alla fusion, alla salsa a diverse
Big Band e così mantengo viva la mia voglia di esplorare.
M.L.: Una donna che suona il sax! Hai mai trovato diffidenza o maggiori difficoltà dei colleghi uomini....?
A.R.: Sì...e non poche. Comunque alla fine prevale la musica.
M.L.:
Due gruppi, due anime: il quartetto jazz e gli Elephunk più fusion in cui sei anche arrangiatrice. Dove si esprime la vera Ada Rovatti?
A.R.: In tutte e due le situazioni. Come ho già detto prima, per mantenere alta la mia creatività e attenzione ho bisogno di diversificazione e il fatto di avere 2 bands con 2 repertori diversi mi spinge a una costante ricerca. Quello che compongo riflette cosa sto ascoltando in quel dato periodo e mi sono resa conto che nel mio repertorio avevo diversi brani che non sempre si affiancavano come stile e quindi ho deciso di creare 2 band diverse. In più riguardo gli Elephunk volevo continuare ad arrangiare per i fiati, cosa che non ho fatto tanto dopo l'ultimo semestre della Berklee. Non
è una Big band vera e propria a livello di organico ma almeno posso conservare
un po' di familiarità nell'arrangiare.
Spero nel futuro di poter ritornare a scrivere per una big Band vera e propria. Credo che prossimamente
costituirò un altro ensamble...ho qualche idea e un po' di musica da parte.
M.L.:
Nei tuoi lavori c'è sempre Randy Brecker, praticamente
un'istituzione! Come è nata la vostra collaborazione?
A.R.: Ho conosciuto Randy a Lugano, mi
è stato presentato da Franco Ambrosetti. Randy venne a suonare qualche giorno dopo come guest-star in una big band diretta dal
Gabriele Comeglio in cui suonavo. Dopo il concerto in Italia siamo rimasti in contatto e pian piano
è nata un'amicizia...sfociata poi in un matrimonio 2 anni fa. Ho un'ammirazione incredibile per Randy sia come persona
che come musicista: è molto creativo e si mette sempre in discussione per migliorare. E' una costante ispirazione: mi ha insegnato molto sia a livello umano che a livello musicale...credo che abbia tirato e tiri tuttora fuori il meglio di me e mi spinge ogni giorno a migliorare.
M.L.: Chi hai conosciuto a NY nell'ambiente con cui ha solidarizzato?
A.R.: Ho conosciuto diverse altre musiciste donne e l'ambiente è comunque ancora ridotto, siamo ancora in poche (senza dubbio molte più che in Italia). Tra queste Maria Schneider che ringrazierò sempre per l'aiuto e l'energia che mi ha dato quando sono arrivata a NY.
Ho legato molto con una pianista canadese: Jill McCarron che compare nel mio CD insieme a
Nikki Parrott contrabbassista Australiana, Paul Nowinski, Luis Resto, bravissimo compositore e pianista nonchè produttore di
Eminem.
Nelle situazioni dove sono la leader della band, tendo ad assumere musicisti che oltre ad essere bravi devono avere un atteggiamento positivo verso la musica e di rispetto verso gli altri musicisti. Sono molto selettiva. Non voglio divismi o "prime donne" perchè danneggerebbe la musica e la vita del musicista
è già dura di per se che non ho bisogno di ulteriori mal di testa!
Ho avuto occasione di suonare spesso con Les Paul ed è uno dei musicisti che mi ha completamente stravolto! Ha un bagaglio musicale come pochi, ed
è sempre stato un mio sostenitore, dandomi preziosi consigli.
M.L.: Con chi ti piacerebbe lavorare e in che tipo di progetto?
A.R.: Ci sono così tante persone con cui vorrei lavorare! … Dado Moroni,
Dave Kikoski, Kenny Barron, Jeff Tain Watts, ... ognuno meriterebbe un progetto a se stante.
Potrei andare avanti per mezz'ora e nominare tutti i musicisti sulla scena mondiale...negli ultimi anni ho avuto occasione di suonare con incredibili musicisti e mi ritengo fortunatissima, spero di continuare ad aggiungere collaborazioni.
Sto lavorando al mio nuovo Cd e sto decidendo quali guests, che sezione ritmica ecc., una collaborazione
è un po' come un matrimonio e si vuole essere sicuri di aver il partner giusto...Il progetto a cui sto lavorando sarà
ancora gruppo abbastanza piccolo (quintetto) ma prima o poi vorrei potere fare
un
Cd
con una orchestra con musica e arrangiamenti miei: forse un sogno un po'
grandioso ma trovo che sia positivo fissarsi delle mete da raggiungere anche lontane e difficili d'altronde non sarei qua a fare quello che faccio se non mi fossi imposta certe mete.
M.L.: Che musica ascolti in genere?
A.R.: Ascolto di tutto: da swing, be bop a rap, pop. Ascolto tutto quello che suona bene alle mie orecchie e trovo che mi aiuta a mantenere una certa lucidità su
quello che compongo. Voglio tenere un occhio aperto su quello che succede musicalmente intorno a me, ascolto anche hip hop,
Ms Elliot, Outkast, Justin Timberlake ecc.
Mi piace trascrivere soli, (ho appena trascritto il lunghissimo e incredibile solo di
Rollins e Stitt su Eternal Triangle! Una bibbia!) di tutto da
Mike Brecker, a James Moody, Bob Berg etc. Sono ancora nello stadio di acquisizione...forse lo sarò per sempre...Voglio tentare di espandere il mio linguaggio giorno per giorno.
M.L.:
Il grande Bob Berg
ha suonato anche tuoi brani. Lo hai conosciuto? Hai un ricordo di lui?
A.R.: Sì. Ho una registrazione dal vivo di un mio pezzo, registrata a Londra. Bob era molto amico di Randy e di conseguenza ho avuto diverse occasioni di frequentarlo. Le prime volte che lo incontrai avevo un senso di timore, forse indotto dalle storie che avevo sentito di lui, ma di fronte a quella facciata da burbero ho scoperto che si nascondeva un personalità molto sensibile e lo si sentiva nel suo suonare.
Sul palco Bob esigeva molto dagli altri musicisti ma anche da se stesso e si sentiva, si dava completamente alla musica. Per me
è stato ed è tuttora una delle più importanti influenze. Sono stata al funerale e per lungo tempo ogni volta che toccavo il sassofono avevo quasi un senso di colpa
dovuto al fatto di potere ancora suonare e invece lui, che veramente meritava di suonare, non poteva più farlo. E' stato per tutti una perdita incolmabile.
M.L.: Ascoltando i tuoi CD predomina l'aspetto compositivo. Ti piace comporre?
A.R.: Mi piace molto comporre e per un certo senso credo che delinei molto la mia personalità, forse più che come strumentista.
Sono due cose ben diverse, se non mi piace qualcosa di un pezzo ho tempo di cambiarla anche dopo mesi e mesi ma come improvvisatore devi dare
tutto sul momento e una volta che hai registrato, quello che hai detto è li sul Cd, non puoi fare gran che. Come musicista ho ancora tanta strada da fare e specialmente avendo a che fare "in casa" con musicisti come Randy e Michael e stando in un ambiente così prolifico di talenti e masters
è normale mettersi in discussione quotidianamente!
M.L.: Cosa cerchi nella musica e quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
A.R.: Nella musica cerco me stessa, come credo ogni musicista...e credo che sia un'eterna ricerca! Voglio migliorare, e tentare di mantenere un certa semplicità: poter tradurre le emozioni e le mie esperienze di vita in musica senza nessuna pretesa ma per la pura gioia e fortuna di fare quello che mi piace.
M.L.: Parlaci di qualcuno a cui senti di dovere qualcosa, qualcuno che è stato importante per la tua carriera, per la tua vita...
A.R.: La mia famiglia è stata basilare per me ed è tuttora parte integrante della mia vita. Non credo che senza di loro sarei riuscita a fare quello che sto facendo. Non
è una carriera facile, specialmente per una donna, in più lontana dal proprio paese e sicuramente loro e Randy sono state le mie colonne portanti. Ho incontrato tante persone, insegnanti, musicisti e anche a loro va un grazie per l'aiuto e l'ispirazione che mi hanno dato.
M.L.: OK, ora una domanda ovvia...cosa pensano in America del jazz suonato in Europa e, più in particolare, in Italia?
A.R.: Non c'è musicista americano che quando mi incontri e sapendo che sono Italiana, non mi faccia una lista di talenti italiani che ha conosciuto o con cui ha suonato in Italia, da Dado Moroni, a
Pieranunzi, a Stefano Di Battista a Rosario Giuliani,
Rava ecc. Sono molto ben visti e rispettati e non hanno niente da invidiare ai ben conosciuti artisti americani.
M.L.: A quando in Italia?
A.R.: Spero presto, stiamo organizzando un tour con il mio quartetto per
l'inizio dell'estate.