RAI TRADE e Videoradio
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Bruno Marinucci Trio
Nal Tarahara
1. Lo ammetto
2. Dinamica
3. Amoremio
4. Nal Tarahara…
5. From your pen
6. Quello che mi hai detto
7. Vania is in my heart
8. …Nal Tarahara…
9. Reflection
10. Circo Battaglia
11. When I play Enrico's guitar
12. …Nal Tarahara
13. Sogni d'oro
Tutti i brani sono composizioni originali di Bruno Marinucci.
Bruno Marinucci
- chitarre
Pierpaolo Ranieri
- basso elettrico e contrabbasso
Marco Rovinelli - batteria
Bill Evans
- sax tenore e sax soprano
Randy Brecker - tromba
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Via Giovanni da Udine 34
20156 Milano - Italia
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Bisogna partire dal titolo, "Nal Tarahara", che in coreano vuol dire
"seguimi" e che compare in tre versioni e momenti diversi di questo album, per guidarci
lungo tutto il viaggio.
Bruno Marinucci,
chitarrista, è l'autore di tutti i brani. Vanta collaborazioni con grossi nomi dello
scenario internazionale, da Dionne Warwick, a Michael Bolton, da Miriam Makeba a
Skin, a Lauryn Hill, solo per citarne alcuni. In questo album è il leader del proprio
trio, al quale si sono aggiunti in alcuni brani, due elementi stellari del jazz
internazionale: Randy Brecker alla tromba e
Bill Evans
ai saxofoni. Questi due artisti non hanno mai suonato insieme prima d'ora in un
disco italiano ed è strabiliante l'interplay che si è creato fra il trio di Marinucci
e questi due grandissimi musicisti: un interplay da ensemble collaudato, proprio
come se i due americani avessero suonato da sempre con il trio di Marinucci. L'album
spazia tra molti generi (blues, funk, jazz, minimalista) ma non si sofferma a lungo
su nessuno di essi.
"Lo ammetto" si presenta inizialmente in stile
decisamente funky e mantiene questa fisionomia fino al termine della bella improvvisazione
di Evans che cresce progressivamente di intensità arrivando al suo culmine con grande
grinta. Breve accenno del tema a cui segue subito l'assolo della chitarra elettrica
con un grandissimo cambiamento di dinamiche ed una totale rarefazione del brano.
Con abilità, l'assolo di Marinucci si fa via via più denso e fitto riportandoci
di nuovo in clima funky ed al tema iniziale con il quale si conclude il pezzo.
"Dinamica" ci offre un bel tema eseguito dalla chitarra, sopra una ritmica
molto raffinata e misurata. Subentra il basso elettrico, la cui improvvisazione
si interseca con le puntualizzazioni della chitarra. Poi di nuovo è la chitarra
che conduce il gioco, dapprima con il fraseggio ed ampi respiri, quindi intensificando
le proprie affermazioni, suonando anche temi armonizzati ad accordi e supportata
dalla batteria che si rende maggiormente presente. Le dinamiche rientrano con grande
equilibrio in conclusione del pezzo.
Nel terzo brano "Amoremio", torniamo ad ascoltare Evans. Le improvvisazioni
si alternano, si inseguono, si intersecano ed anche la batteria di Marco Rovinelli
trova un maggiore spazio per affermarsi. Eccoci al "primo" Nal Tarahara:
il primo invito di Marinucci a seguirlo, con un riff molto ben definito, intersecato
da variazioni. Il brano finisce sfumato, è un invito a proseguire il viaggio. "From
your pen" torna in stile funky e qui ascoltiamo Brecker alla tromba, sia nell'esposizione
del tema sia nella prima lucida improvvisazione. Lo segue la chitarra di Marinucci,
con sonorità elettriche jazz-rock.
Il sesto brano "Quello che mi hai detto" è in trio: chitarra acustica,
contrabbasso e batteria. Pulito e delicato e nella parte centrale del brano il tema
viene modernamente destrutturato da Bruno, ma sempre nel totale rispetto delle sonorità
acustiche. Segue un altro brano in trio, "Vania is in my heart", sempre con
accompagnamento di contrabbasso e batteria, ma dove lo strumento incaricato dell'esposizione
è ora la chitarra elettrica che presenta belle frasi e relativa punteggiatura che
dà un ottimo respiro. Viene sfruttata tutta l'estensione dello strumento, anche
con note molto gravi. Abbiamo dei cambi di dinamica ed un incremento sonoro, fino
all'ostinato del finale.
L'ottavo brano è il secondo "Nal Tarahara…" che ora ci risulta già familiare.
Ma subito con l'improvvisazione ci sorprende e ancora una volta sfuma nel finale.
Il viaggio continua con "Reflection", ancora in trio, con chitarra classica,
contrabbasso e batteria. Brano intimo e raccolto, nel quale il contrabbasso ci offre
un bellissimo assolo molto misurato ed in perfetta sintonia con la chitarra, portando
il pensiero a quegli album meravigliosi e con formazioni "impossibili" (come pianoforte
e contrabbasso, o pianoforte e chitarra), registrati fra gli anni 60 e 70, dove
l'essenzialità emergeva in tutta la sua bellezza e raffinatezza.
Cambio totale di clima con il decimo brano, "Circo Battaglia": intro dissonante,
ritmica ben presente, sax soprano, chitarra e basso elettrici. Improvvisazione del
sax nel registro alto.
Segue "When I play Enrico's guitar", in trio con chitarra elettrica. E' un
blues, sì, ma in diagonale, con tanto di omaggio a "papà" Robert Leroy Johnson (1911-1938),
uno dei massimi chitarristi e bluesmen in assoluto, maestro del fingerpicking, che
visse nella zona del Mississippi, e la cui prematura morte a soli 27 anni, avvenuta
in circostanze che non furono mai totalmente chiarite (probabilmente fu avvelenato),
contribuì ulteriormente a renderlo leggendario. Robert Leroy Johnson ha influenzato
un secolo di chitarristi, fino ai maggiori nomi del rock dei nostri tempi ed è stato
ammesso alla Rock and Roll Hall of Fame, fra i grandissimi delle "early influences".
Il viaggio si sta per concludere…"Nal Tarahara" terza parte, brevissimamente
accennato. E l'album si chiude con "Sogni d'oro", il cui tema viene esposto
dalla chitarra elettrica, accompagnata da contrabbasso e batteria, con un insolito
incastro ritmico fra la chitarra, scandita in quattro e la batteria, che suona un
tempo in tre. Da un incipit quasi metheniano, si passa – momentaneamente - ad uno
stile più vicino al rock, ma per ritornare subito alla compostezza tematica dell'inizio,
fino a giungere all'ultima nota che risuona con un armonico.
Rossella Del Grande per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 05/04/2010
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