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Luigi Ruberti
Dedicated To Bill Evans
Splasc(h) (2011)
1. My Bells (B. Evans - L. Gene) - 4:46
2. Very Early (B. Evans - H. Carol) - 6:17
3. Time Remembered (B. Evans) - 6:11
4. Bill´s Hit Tune (B. Evans) - 6:43
5. Peace Piece (B. Evans) - 2:41
6. Maxine (B. Evans) - 6:02
7. We Will Meet Again (B. Evans) - 7:58
8. Carnival (B. Evans) - 4:33
9. Epilogue (B. Evans) - 4:34
Luigi Ruberti
- contrabbasso
Mark Sherman - vibrafono 1,4,5,6,7,8
Gianfranco Campagnoli - tromba e flicorno
Mimmo Napolitano - piano
Giuseppe La
Pusata - batteria
Reinterpretare i classici di
Bill Evans
è sicuramente una sfida molto impegnativa ma estremamente stimolante per un musicista,
specialmente quando si prova ad immaginare un organico differente dal trio originale
e si pensa a nuovi arrangiamenti.
Luigi Ruberti,
contrabbassista napoletano di solida formazione classica, qui al suo terzo album
(dopo "Mosaico"
del 2004 e "Sud
a Levante" del 2007), ha realizzato "Dedicated to
Bill Evans"
con una formazione abbastanza insolita, costituita da pianoforte, contrabbasso,
batteria, tromba/flicorno e con il vibrafono dell'americano Mark Sherman,
special guest. Ruberti ha curato personalmente anche tutti gli arrangiamenti e le
elaborazioni.
Il cd ci offre nove classici evansiani, da My Bells a Time Remembered,
da Peace Piece a We Will Meet Again, da Very Early ai meno
frequenti Maxine e Carnival, e si chiude con una raffinatissima
Epilogue, che qui viene estesa per oltre quattro minuti di bella improvvisazione
in contrapposizione alla versione originale evansiana, che era una pennellata di
grande intensità ma di brevissima durata.
Tutti i pezzi vengono riproposti in chiave moderna, con gli attenti e sapienti arrangiamenti
di Ruberti, ma al tempo stesso rispettosa del sentimento, della delicatezza e del
gusto dell'autore.
Sherman al vibrafono e Campagnoli alla tromba e al flicorno si spartiscono equamente
gli spazi ed i temi. Ma anche lo stesso contrabbasso di Ruberti è uno strumento
trainante e protagonista, che dialoga con gli altri due solisti con pari dignità,
apportando frasi, idee, proposte, domande e risposte, proprio come insegnò il grande
Scott Lafaro durante gli anni della sua fulgida presenza nel celeberrimo trio evansiano,
rivoluzionando per sempre il ruolo del contrabbasso nel jazz.
Mimmo Napolitano al pianoforte non vuole affatto imitare Evans, ma reinterpreta
sapientemente il ricco materiale evansiano con gusto contemporaneo e con molta misura,
dimostrando di avere in ogni caso profondamente assimilato lo spirito e le modalità
improvvisative del grande Evans ed il suo concetto fondamentale di interplay. La
batteria di La Pusata in taluni momenti ricorda nel colore dei piatti e nello
swing lento lo stile di Elliot Zigmund, uno degli ultimi batteristi di
Bill Evans.
Jazz bianco, jazz che tende sicuramente più verso l'Europa che verso l'America
del bop. Vi si ritrova tutto quel grandissimo patrimonio armonico derivato dalla
musica classica a cavallo tra i due secoli, 800 e 900, dalla quale
Bill Evans
trasse profonda ispirazione.
In questo cd viene rispettata quell'atmosfera sempre delicata e molto espressiva
che fu una delle principali caratteristiche del tocco di
Bill Evans
e che Mark Sherman riesce a ricreare con grande sensibilità anche attraverso
il timbro del vibrafono. Sherman, nelle liner notes del cd esprime tutta la sua
gioia ed emozione per aver condiviso questa esperienza con i bravi Ruberti, Campagnoli,
La Pusata e Napolitano e si dichiara certo che se
Bill Evans
avesse potuto ascoltare queste registrazioni sarebbe stato felice di questo lavoro,
frutto della grandissima eredità da lui lasciata ai musicisti di oggi.
Rossella Del Grande per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 12/03/2011
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