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LEZIONI
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Together Again: Bill Evans e Tony Bennett
Parte I
(B. Evans, T. Bennett, I dischi)
di Andrea Sorgini
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"… soprattutto desidero che la mia musica susciti
una meravigliosa sensazione di cantabilità…".
Dalle note di copertina di
Bill Evans:
The Complete Riverside Recordings
Bill
Evans
La figura di
Bill Evans (Plainfield 1929 - New York 1980) è senz'altro molto complessa,
tanto se considerata dal punto di vista del musicista, quanto della personalità.
Il carattere introspettivo, lacerato dai numerosi lutti familiari e dalla prematura
scomparsa del contrabbassista e amico Scott La Faro, si pone agli antipodi
di quello di Bennett, autentico istrione del palcoscenico, dal temperamento solare,
sanguigno.
Non si vuole qui ricostruire l'intera vicenda del pianista-compositore
Bill Evans:
tanta letteratura traccia nei dettagli il profilo dell'uomo e del musicista. In
questo lavoro considereremo solo alcuni aspetti che riguardano la sua formazione
e la sua estetica musicale.
La prima cosa su cui porre l'accento è l'amore sempre dichiarato da Evans per il
repertorio del Great American Songbook. La sua intera produzione, infatti,
è essenzialmente legata all'interpretazione delle song della grande tradizione
americana e alle sue circa sessanta composizioni originali. E' proprio la condivisione
del medesimo repertorio, dunque, a favorire l'incontro professionale tra i due artisti.
Nel 1968 Evans aveva registrato un intero album
di ballad in piano solo, dal titolo Alone e un secondo, Alone (Again),
esce nel 1977 subito dopo Together Again.
In Alone (Again) si ascoltano The Touch of your Lips e Make
Someone Happy, già registrate con Bennett. Le versioni in piano solo, pur se
più articolate dal punto di vista della forma, con modulazioni che rappresentano
veri e propri sviluppi e parti improvvisate più estese, sono tuttavia assimilabili
a quelle con Bennett per quanto riguarda le scelte armoniche e l'atmosfera generale.
Nel corso del decennio che va dal 1968 al 1977, dunque negli anni della piena maturità
artistica, Evans appare particolarmente concentrato sul repertorio delle ballad
attraverso le quali apporta, forse, il maggior contributo alla storia del jazz.
Questo genere rappresenta, specie per un pianista, l'ambito ideale in cui testare
le abilità armoniche (nelle canzoni gli accordi occupano uno spazio temporale più
lungo che va fiorito di altri accordi e ritmi), il controllo del tocco e della struttura,
l'originalità dell'interpretazione anche in relazione al testo; in sintesi rileva
il livello di maturità raggiunto.
Anche la figura del pianista-cantante Nat "King" Cole ha giocato un ruolo
importante sulla predilezione di Evans per questo tipo di repertorio. E' nota l'influenza
di Cole sul suo stile, sul suono e sull'approccio alla melodia e al ritmo, come
di George Schearing e
Dave Brubeck
per alcuni tipi di voicing, di Earl Hines per il senso della forma,
di Oscar Peterson per il potente swing, di Lennie Tristano per l'approccio
razionale alla musica e di
Bud Powell,
considerato da Evans, il più grande di tutti.
In
un'intervista a Jan Stevens rilasciata dopo la morte di
Bill Evans
(1980), la seconda moglie Nenette dichiara: "Bill had a vast amount of sheet
music, some he would look at, others not. I rarely, if ever, heard him play jazz
at home.When he played at home, it was primarily classical.". Il suo studio
dei compositori classici gli ha permesso di sviluppare un'ottima capacità di lettura
a prima vista e di costruire una solida tecnica strumentale. Non solo, Evans da
fine analista, faceva proprie le tecniche compositive e le prassi esecutive di tutte
le epoche, da Bach a Schoenberg. Ad esempio sosteneva che la musica di Bach lo aiutasse
ad avere un controllo migliore del suono e a migliorare l'aderenza alla tastiera;
pensava inoltre che lo studio delle armonie impressioniste di Debussy rendesse possibile
il superamento dei vincoli dell'armonia tonale dove ogni tensione è legata a una
risoluzione, e a considerare in maniera sistematica l'uso degli accordi estesi.
Inoltre la riscoperta della modalità ad opera dei compositori dell'impressionismo
francese offrono a Evans, come vedremo, una possibilità di lettura nuova anche del
codice tonale. Anche le idee politonali di Milhaud sono fonte d'ispirazione di alcune
sue composizioni come Peace Piece, dove all'ostinato armonico di Do maggiore
è sovrapposta una melodia che tocca scale diverse. Significative per le rielaborazioni
di Evans sono anche le armonie per quarte di Satie. Inoltre l'uso sapiente e particolare
del pedale di risonanza, specie nelle ballad, consente a Evans di ottenere
effetti timbrici molto personali.
Va sottolineato che sin dagli anni ‘20 altri musicisti di jazz erano attenti alla
coeva musica francese, in particolar modo di Ravel e Debussy. Ad esempio il trombettista
Bix Beiderbecke (1903-1931) forse era stato il primo a introdurre nella sua composizione
pianistica In a mist (1927) scale e accordi inusuali per l'epoca, come la
scala esatonale, gli accordi di sesta e gli accordi estesi e alterati. Più tardi
anche Billy Strayorn (1915-1967), introdurrà nelle sue composizioni elementi chiaramente
impressionisti, basti considerare gli accordi iniziali di Chelsea Bridge
(1941) che vanno molto oltre le consuete progressioni armoniche suggerendo, attraverso
i due accordi paralleli Bbm6(maj7) e Abm6(maj7) l'immagine soffusa della vista sul
celebre ponte londinese.
I due dischi del musicista di Plainfield con Bennett mettono particolarmente in
risalto gli aspetti fin qui considerati.
Tony Bennett
Tony Bennett (New York 1926) appartiene alla nutrita comunità dei cantanti
italo-americani che annovera
Frank Sinatra
come maggiore figura rappresentativa. Fu proprio Sinatra a esprimere a Bennett una
incondizionata quanto raramente concessa ammirazione, definendolo il più grande
cantante dell'epoca.
Figlio di emigrati calabresi, Anthony Dominick Benedetto,
in arte Tony Bennett, è considerato l'ultimo grande crooner americano,
dopo la morte di Dean Martin, Frank Sinatra e Perry Como. Pur
essendo cresciuto musicalmente nella tradizione musicale italiana, nel corso degli
anni della sua formazione Bennett si avvicina al jazz e al suo repertorio a partire
dall'ascolto di
Louis Armstrong.
A consacrarlo definitivamente era stato Pearl Bailey, scritturandolo come
cantante-presentatore in una rivista al Greenwich Village Inn nel
1949. Aveva iniziato l'attività di cantante con
il nome di Joe Bari prima che il celebre attore Bob Hope gli suggerisse di cambiarlo
in Tony Bennett e sarà lo stesso Hope a offrirgli il primo ingaggio importante all'interno
del suo spettacolo al Paramount Theater.
La voce calda, veemente, tecnicamente ben impostata, la compattezza timbrica sempre
molto piacevole nell'arco della sua ottima estensione, il vibrato ampio e aperto,
il fraseggio preciso, il senso ritmico inappuntabile e la naturale capacità di muoversi
nel mood jazzistico, gli conferiscono un'identità propria. E' stato considerato,
a torto come del resto anche Sinatra, un cantante più appartenente alla sfera della
musica leggera che a quello del jazz. Le collaborazioni strette nel corso della
lunghissima carriera con jazzisti come Count Basie, Duke Ellington,
Zoot Sims, Tommy Flanagan, Al Cohn, Woody Herman,
Art Blakey, Nat Adderley e
Bill Evans,
ci restituiscono invece il profilo di un artista sempre a suo agio nei contesti
più vari. Il suo repertorio si concentra sugli autori classici legati al panorama
musicale dei teatri di Broadway come Irving Berlin, George Gershwin,
Vernon Duke, Richard Rodgers, Cole Porter e sugli altri compositori
appartenenti alla grande tradizione della canzone americana.
Tra le capacità che possiamo attribuire a Bennett il sapersi reinventare, grazie
anche alla sua tenacia, più volte nell'arco degli oltre sessant'anni di carriera
pur conservando sempre intatto il suo amore per la tradizione. Dopo un sodalizio
discografico più che ventennale con la Columbia, Bennett passa alla Verve con cui
registra solo un paio di dischi e nel 1973 decide
di dar vita ad una sua etichetta in società con il produttore Bill Hasset:
la Improv Records che non avrà molta fortuna. Una decina i titoli pubblicati in
tutto dall'etichetta, di questi cinque sono suoi lavori tutti pubblicati tra il
1975 e il 1979.
E' proprio in questo frangente che Bennett e Evans, pensano ad una possibile collaborazione.
Siamo nel cuore degli anni settanta, l'offerta musicale è ampissima, sono nel pieno
dell'attività i grandi gruppi rock, il panorama jazzistico vive un periodo di notevoli
trasformazioni con la svolta elettrica di Miles Davis e si affermano definitivamente
le tendenze progressiste e radicali già in atto nella seconda metà degli anni sessanta.
E' in questo panorama che Bennett ed Evans danno vita ai due album The Tony Bennett/Bill
Evans Album (1975) registrato per
la Fantasy Record (etichetta a cui era legato Evans in quegli anni) e Together
Again (registrato sul finire del 1976 ma
pubblicato l'anno successivo) proprio a marchio Improv; due album in duo piano e
voce, dal carattere, invece, intimistico e dal gusto classico.
Nel 1986 Bennett torna alla Columbia, collezionando
negli anni numerosi Grammy Award, importante premio degli Stati Uniti per la musica.
Il 3 agosto 2015 Tony Bennett ha compiuto 89
anni, gode di una forma invidiabile e nel corso degli ultimi anni ha legato la sua
attività a quella di altri cantanti, spesso giovanissimi, attraverso la formula
del duetto vocale: Lady Gaga, Amy Wineouse, Michael Bublé e
Diana Krall sono solo alcune delle voci a cui Bennett affida la grande tradizione
del Great American Songbook da traghettare alle nuove generazioni.
I dischi
Bennett ed Evans si erano incontrati la prima volta nel
1962, quando con i rispettivi gruppi, erano stati
invitati a partecipare a un evento speciale di jazz alla Casa Bianca, durante la
presidenza Kennedy. Tuttavia solo molti anni dopo, grazie alla cantante e attrice
Annie Ross che conosceva entrambi, si è concretizzata la possibilità della
collaborazione. Nel 1975, decidono su proposta
di Bennett, di registrare in duo. Evans, se si eccettua il disco Waltz For Debbie
(1964) in trio con Chuck Israels al contrabbasso
e Larry Bunker alla batteria, e la cantante scandinava Monica Zetterlund,
era alla sua prima registrazione in duo con un cantante; in duo però, aveva registrato
Undercurrent (1962) e Intermodulation (1966)
con il chitarrista
Jim Hall. Bennett aveva già al suo attivo un album con il pianista
Ralph Sharon, suo storico collaboratore nel 1959, dal titolo Tony Sings For Two.
Nel corso di quattro giorni, dal 10 al 13 giugno 1975,
Bill Evans
e Tony Bennett registrano negli studi della Fantasy, l'etichetta di riferimento
di Evans degli anni '70.
The Tony Bennett-Bill
Evans Album
Bill Evans
(piano) Tony Bennett (voce)
Fantasy Studios, Berkeley, 10-13 giugno 1975
1. Young and Foolish (Albert Hague, Arnold B. Horwitt) – 3:54
2. The Touch of Your Lips (Noble) – 3:56
3. Some Other Time (Bernstein, Comden, Green) – 4:42
4. When in Rome (Coleman, Leigh) – 2:55
5. We'll Be Together Again (Carl T. Fischer, Frankie Laine) – 4:38
6. My Foolish Heart (Ned Washington, Victor Young) – 4:51
7. Waltz For Debby (Evans, Lees) – 4:04
8. But Beautiful (Burke, Van Heusen) – 3:36
9. Days Of Wine And Roses (Mancini, Mercer) – 2:23
L'anno successivo Evans e Bennett si ritrovano di nuovo in studio per dar vita a
un secondo album, che si differenzia dal precedente soprattutto per una ricerca
dell'intesa diversa, meno esplicita, più sottile e, per certi aspetti, più fragile.
In Together Again Bennett appare più misurato, agisce all'interno di un
range dinamico meno ampio. Per quanto riguarda la ricerca dell'intesa, questa
non è mai cercata, nessuno dei due rincorre le intenzioni dell'altro, o cerca nell'altro
un appoggio, al contrario i due artisti procedono sicuri anche quando l'equilibrio
appare difficile da trovare.
Questo aspetto conferisce certamente all'intero lavoro un'atmosfera rarefatta, in
cui la sfera emotiva appare molto più controllata. Together Again risulta
complessivamente molto più organico del precedente, anche se meno vario data la
scelta dei brani, tutti molto belli, ma riconducibili ad un medesimo andamento e
ambito stilistico. Se da un certo punto di vista ciò può rappresentare un limite,
di contro aiuta a conferire all'intero lavoro un forte senso di coesione interna.
Together Again
Bill Evans
(piano) Tony Bennett (voce 2/12)
Improv Records, San Francisco, 27-30 settembre 1976
1. The Bad and the Beautiful (Langdon, Raksin) – 2:18
2. Lucky to Be Me (Bernstein, Comden, Green) – 3:45
3. Make Someone Happy (Comden, Green, Styne) – 3:53
4. You're Nearer (Hart, Rodgers) – 2:23
5. A Child Is Born (Thad Jones, Alec Wilder) – 3:17
6. The Two Lonely People (Bill Evans, Carol Hall) – 4:27
7. You Don't Know What Love Is (Gene de Paul, Don Raye) – 3:27
8. Maybe September (Ray Evans, Faith, Livingston) – 3:55
9. Lonely Girl (Evans, Livingstone, Hefti) – 2:49
10. You Must Believe in Spring (Bergman, Bergman, Demy) – 5:51
Bonus Tracks ristampa 2003, Concord Records:
11. Who Can I Turn To? (Bricusse, Newley) – 2:28
12. Dream Dancing (Porter) – 3:46
Nel 2009 la Concord, in un doppio CD dal titolo
The Complete Tony Bennett
Bill Evans
Recording, ristampa le registrazioni ufficiali di entrambi i dischi (tutte contenute
nel CD 1) con l'aggiunta di venti alternate take (CD 2). Solo cinque, le prime,
sono le alternate take del disco The Tony Bennett-Bill
Evans Album, ben quindici quelle di Together Again.
The Complete Tony Bennett
Bill Evans
Recording (CD2)
1. Young And Foolish [Alternate Take 4] – 4:46
2. The Touch Of Your Lips [Alternate Take 1] – 2:55
3. Some Other Time [Alternate Take 7] – 4:56
4. When In Rome [Alternate Take 11] – 2:57
5. Waltz For Debby [Alternate Take 8] – 3:50
6. The Bad And The Beautiful [Alternate Take 1] – 2:13
7. The Bad And The Beautiful [Alternate Take 2] – 2:10
8. Make Someone Happy [Alternate Take 5] – 3:54
9. You're Nearer [Alternate Take 9] – 2:58
10. A Child Is Born [Alternate Take 2] – 3:27
11. A Child Is Born [Alternate Take 7] – 3:12
12. The Two Lonely People [Alternate Take 5] – 4:44
13. You Don't Know What Love Is [Alternate Take 16] – 3:33
14. You Don't Know What Love Is [Alternate Take 18] – 3:37
15. Maybe September [Alternate Take 5] – 4:38
16. Maybe September [Alternate Take 8] – 4:32
17. Lonely Girl [Alternate Take 1] – 2:58
18. You Must Believe In Spring [Alternate Take 1] – 6:02
19. You Must Believe In Spring [Alternate Take 4] – 5:36
20. Who Can I Turn To [Alternate
Take 6] – 2:30
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Data pubblicazione: 06/10/2019
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