|
Bill Evans
Everybody digs Bill Evans Complete 1958/59 Winter Session
American Jazz Classics
1. Minority (5:22)
2. Young and Foolish (5:51)
3. Lucky to Be Me (3:37)
4. Night and Day (7:33)
5. Epilogue (:40)
6. Tenderly (3:31)
7. Peace Piece (6:41)
8. What Is There to Say? (4:51)
9. Oleo (4:06)
10. Epilogue (:40)
11. You and the Night and the Music(7:22)
12. How Am I to Know? (6:20)
13. Woody'n You [Take 1] (4:26)
14. Woody'n You [Take 2] (4:11)
15. My Heart Stood Still (5:21)
16. On Green Dolphin Street (8:08)
Brani 1-10:
Bill Evans
- piano
Sam Jones - contrabbasso
Philly Joe Jones - batteria
Brani 11-16:
Paul Chambers - contrabbasso
Aveva da poco abbandonato il sestetto di Miles Davis – anche se, tre mesi dopo,
accettò il suo invito a partecipare all'incisione di "Kind Of Blue", uno
dei capolavori del jazz moderno – il pianista forse più lirico nella storia del
jazz, quando, accantonando la propria ritrosia, timidezza ed insicurezza caratteriali,
registrò, come leader, il secondo album in studio. La cui copertina riportava a
caratteri cubitali delle brevi note elogiative, autografate da quattro insigni musicisti,
a dimostrazione di quanto il suo apparire sulla scena musicale avesse impressionato
il mondo del jazz. E infatti Davis e Cannonball Adderley, sassofonista di quel gruppo
stellare, stilano le note iniziali e finali: "Ho certamente imparato molto da
Bill Evans.
Egli suona il piano proprio nel modo in cui dovrebbe venire suonato"; "Bill
Evans ha gusto ed originalità non comuni e l'abilità ancor più rara di far
considerare la sua interpretazione di un pezzo come il modo più esatto di suonarlo".
Proprio quest'ultima affermazione trova ampio riscontro nell'ascolto del disco.
Brani plurinterpretati, come ad esempio "Night And Day", suonano nuovi per
la scelta ritmica, l'esposizione della linea tematica, la dolcezza dell'improvvisazione.
Il merito va equamente condiviso con il contrabbassista Sam Jones, dal pulsare
sicuro pur nella sua discrezione, e con il pirotecnico e fantasioso batterista
Philly Joe Jones. Gustosissimi e stimolanti, i frequenti breaks a battute
variabili tra Evans e Philly Joe tengono desta l'attenzione a partire dal brano
iniziale, "Minority', in cui l'apparente tranquillità del pianista sembra
scossa dalle tumultuose figurazioni su piatti e tamburi. A rendere ancor più ricco
il programma, nel disco trova spazio una seconda sessione in trio, incisa un mese
dopo la prima, nella quale al posto di Sam Jones compare un contrabbassista che
assieme a Philly Joe dette vita ad una delle più apprezzate sezioni ritmiche di
Miles Davis: Paul Chambers. Il suo periodare è immediatamente riconoscibile
per i suoi caratteristici, nasali assolo con l'archetto. Particolarmente poetici,
infine, i tre brani per piano solo, tra i quali spicca "Peace Piece", rivelatore
del pensiero musicale dell'indimenticabile pianista.
Giovanni Greto per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 5.015 volte
Data pubblicazione: 31/07/2010
|
|