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Guido Michelone
60 jazzisti
Lampi di stampa 2014
Sgombriamo il campo da possibili equivoci. Il libro non è dedicato ai 60 migliori
musicisti della storia del jazz, secondo il parere dell'autore. Non c'è l'intenzione
di stilare graduatorie assolute, né di mettere in fila le sue preferenze personali.
Il critico vercellese ha, invece, voluto raccogliere sessanta ritratti pubblicati
in quarant'anni di carriera da diverse riviste specializzate per confezionare una
specie di dono di compleanno a sé stesso. Fra pochi mesi, infatti, il giornalista
raggiungerà il traguardo dei sessant'anni e si è mosso in tempo per avere in mano
il regalo da scartare al momento opportuno. Il testo è strutturato secondo un criterio
abbastanza particolare. Si comincia dal pezzo più breve e si va a quello più corposo
alla fine delle 280 pagine. In questo modo si passa con disinvoltura da jazzisti
in piena attività, da pochi anni sulla scena, quali Esperanza Spalding, a
mostri sacri delle origini della musica afroamericana, come Scott Joplin. Non c'è
attenzione per l'aspetto cronologico, cioè, come scelta editoriale.
Michelone scrive degli artisti con metodo e con mano leggera. In alcuni casi si
dilunga nelle note biografiche, soprattutto dovendo trattare di nomi poco conosciuti,
quali ad esempio Eddie Rosner, trombettista di origine ebrea perseguitato prima
dal regime nazista e poi da Stalin, perché il jazz non va a genio alle dittature
di qualsiasi colore. Per altri personaggi l'interesse è puntato sulle scelte stilistiche,
sulla personalità. Di Hasaan Ibn Ali, mitico pianista noto solo per un disco inciso
con Max Roach nel 1965, ad esempio, l'autore
mette in risalto la sua unicità, sostenendo che lo stesso ha aperto "una via pianistica
nel jazz contemporaneo che fa scuola a sé e che nessuno riesce a perpetrare". Viene
voglia subito di procurarsi il cd, insomma. Per altri grandi si comprende facilmente
che per lui rappresentano il top in senso assoluto. Di Jelly Roll Morton
scrive, infatti, "...bandleader, compositore occupa un ruolo primario nella cultura
musicale afroamericana..." addirittura da anteporre ai soliti capiscuola elevati
in altre pubblicazioni al rango dei massimi esponenti del jazz. Per non parlare
dei Weather Report a cui la firma de "Il Buscadero", fra l'altro, riserva
pagine ricche di elogi, di peana argomentati. Michelone si sofferma, poi, con pari
enfasi sui due santoni del "bollettino meteorologico",
Wayne Shorter, messo all'inizio del libro, che può vantare "una carriera
strepitosa" e Joe Zawinul "personaggio chiave della storia della fusion,
del funky, della world music degli ultimi quarant'anni". Nell'elenco degli artisti
citati, si annoverano alcuni inserimenti capaci di far storcere il naso ai puristi.
Due nomi su tutti: Eric Clapton ed Amy Winehouse. Per mezzo di una notevole
abilità difensiva Michelone riesce a giustificare le sue scelte ricordando, ad esempio,
il dvd di Clapton insieme a Wynton Marsalis nel quale i due splendidamente
"esplorano le radici del blues". Per la Wynehouse vengono messe in luce la sua tragica
vicenda umana, la sua "sregolata, eccentrica genialità" e la sua voce capace di
fondere vari generi musicali grazie a un "sincretismo di culture" molto raro.
Tanti non saranno d'accordo sulla scelta provinciale di alcuni musicisti piemontesi
di non grande fama, quali Gino Prandi o Alex Kid Gariazzo o troveranno forzata l'
inclusione di Massimo Donà, un filosofo con l'hobby della composizione e
dell'improvvisazione. In realtà questi sono tra i ritratti più riusciti, perché
carichi affettivamente, mentre il meno convincente è, forse, quello rivolto a Stan
Kenton, tutto basato sul confronto fra immagine, look e musica prodotta, il tutto
un po' tirato per i capelli.
In conclusione Michelone il grafomane, secondo una definizione bonaria di Guido
Festinese parlando della sua iper produzione libraria, è riuscito nel duplice intento
di celebrare degnamente il sessantesimo anniversario del jazz club di Valenza, a
cui saranno devoluti i proventi del testo e a celebrarsi, senza vacui trionfalismi.
Non stona, in compagnia di personaggi di straordinario valore, la presenza del ricordo
di Nino Michelone, padre dell'autore e musicista dilettante, che ha instradato il
figlio ad amare determinati suoni sincopati, trasmettendogli la passione di una
vita. A questo lascito paterno l'autore ha affiancato l'ascolto, lo studio e l'abilità
di argomentare di musica in maniera lieve, senza annoiare, ma rivelando un approccio
alla materia tutt'altro che superficiale.
Gianni Montano per Jazzitalia
07/01/2011 | Esperanza Spalding al 34° Roma Jazz Festival, Gezz - Generazione Jazz: "Grande attesa e Sala Petrassi gremita per il ritorno a Roma, a circa un anno di distanza dall'ultima esibizione, della giovane e talentuosa Esperanza Spalding, attesa ad una conferma dal vivo dopo l'uscita del recente ed ambizioso album "Chamber Music Society"...Affiora la sensazione che la Spalding, pur dotatissima, voglia dire "troppo" e tutto insieme: canta, suona, improvvisa, compone i brani e li arrangia, disperdendo energie in troppi rivoli. La musica è veicolo di emozioni, ma in questo modo la tecnica, seppur eccellente, rischia di prendere il sopravvento sui sentimenti." (Roberto Biasco) |
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Data pubblicazione: 24/08/2014
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