Guido Michelone
Breve storia della musica jazz
Giancarlo Zedde Editore, Torino
- 2009
pag 172. Prezzo di copertina 16 Euro
“Un manualaccio…un jazz baedeker”
- così , ironicamente, Guido Michelone definisce questa sua recentissima
fatica. Un’opera che si pone come obiettivo lo spiegare il jazz ai neofiti e, allo
stesso tempo, fare il punto sullo stato attuale della musica afro-americana per
gli “iniziati”.
Diciamo subito che lo studioso
piemontese ha centrato entrambi i risultati.
Il libro è infatti raccomandabile,
alle tante persone che affollano club e concerti senza particolare consapevolezza,
per la rigorosa concisione e la chiarezza con cui disegna le vicende storiche
ed i punti focali della secolare vicenda della nostra musica. Certo, il titolo stesso
suggerisce che questa opera non può e non vuole essere esaustiva. E’, caso mai,
e vuol essere, un punto di partenza, uno stimolo all’approfondimento.
Ma le considerazioni e le
pagine scritte sui rapporti fra il rock il jazz e sul panorama mutevole e
frastagliato della musica improvvisata contemporanea sono assolutamente importanti
anche per chi ha dimestichezza con i linguaggi dell’ improvvisazione e, più generalmente,
per chi si ponga il problema di cosa sia e dove vada oggi tutta l’arte contemporanea.
Per fare un esempio della
profondità delle argomentazioni di Michelone si potrebbe citare l’assunto
secondo il quale è il rock - musica innervata dal blues, dal Rythm and Blues e dallo
swing - la vera eredità del jazz delle origini. E’ il rock infatti a tenere viva
quella funzione orgiastico – ritualistica che esisteva agli albori del jazz ma che
si è andata gradualmente affievolendo nei decenni, anche sotto la spinta delle innovazioni
portate dai boppers dai free jazzmen più radicali, nonché dalla commercializzazione.
Anche la riproducibilità della musica, la possibilità di riversarla ed eternarla
su un supporto discografico, ha nuociuto infatti, secondo l’ autore, in qualche
maniera all’originalità del jazz, alla sua dimensione rituale (Michelone insiste
molto su questa dimensione religiosa della musica afro-americana) Tesi discutibili,
ovviamente, ma suggestive e meritevoli di approfondimento.
Un libro utile, quindi, aperto anche
ai rapporti fra il jazz e le altre arti della nostra era globalizzata. L’opera è
arricchita da una sezione dedicata ai materiali di approfondimento che presenta
un disco-bibliografia davvero ben fatta, oltre ad un curatissimo glossario.
Marco Buttafuoco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 06/03/2010
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