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Nguyên Lê Quartet
Streams
Act Music (2019)
1. Hippocampus
2. Bamiyan
3. Swing A Ming
4. Subtle Body
5. 6h55
6. Mazurka
7. Sawira
8. The Single Orange
9. Coromandel
Nguyên Lê - chitarra, elettronica Ilya Amar - vibrafono Chris Jennings - basso acustico John Hadfield - batteria e percussioni
Lodevoli le intenzioni di Nguyên Lê: mettere insieme jazz,
tradizione musicale vietnamita, con il rock che riesce sempre a pennellare con abilità.
Spetta al vibrafono smussare gli angoli più acuti del sound del chitarrista franco-vietnamita,
a cui spetta il compito di scrivere tutti i nove brani in scaletta.
"Hippocampus" asseconda la mission, con giochi ipnotici-cantilenanti,
chitarra sferzante e ritmo omologo. Anche "Bamiyan" si aggetta sulla stessa
strada, con un più accorta attenzione per la melodia e un retrogusto di morbida
fusion, sull'incalzare ossessivo di Hadfield. "Swing a Ming" è agitatamente
dinoccolata, sempre con l'ostinato dietro l'angolo e un sound già ascoltato in qualche
cartoon. Tra il modern mainstream e il folclore asiatico "Subtle Body", che
apre al vigoroso "6h55", contrassegnato dall'assolo a corde larghe di Jennings.
Psichedelie dietro l'angolo con " Mazurka", che ruota tra virtuose soluzioni
del leader e un bell'assolo del vibrafono di Amar. "Sawira"
congiunge l'emisfero occidentale con quello orientale, che si cristallizza nell'incrociar
delle spade di Le con Amar, lasciando che la linea melodica si perda per strada.
Si affaccia alla contemporaneità con ostinati arricchiti di elettronica e un giardino
di effetti, "The Single Orange": anche questa perde il senso della sua creazione
lungo la via. "Coromandel" con il suo incedere ambient e la
chitarra a tracciar disegni con delle tinte decise, chiude un album non indimenticabile.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 06/10/2019
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