Paolo Fresu e la minestra "blues"
con il brodo di carne
di Davide Ielmini
foto di Paolo Fresu by
Sergio Cimmino
Nella musica di
Paolo Fresu,
trombettista nato a Berchidda nel 1961, c'è cordialità, leggerezza, eccitazione
e curiosità. Nulla che faccia pensare ad un suono costruito artificialmente, anche
se a volte plasmato dalla tecnologia così come piace a questo Ulisse del jazz. In
lui coesistono i tanti luoghi che ha conosciuto nella vita e nell'Arte: l'isola,
che permette di trattenere in sé (conservandoli gelosamente e senza contaminarli)
i valori, e gli altri angoli del mondo come Bologna e Parigi. Città nelle quali
risiede il Fresu "folletto dell'improvvisazione", da sempre attento a suonare ciò
che serve a sé stesso (per migliorarsi continuamente) e al pubblico (per poter crescere).
E' del tutto normale, quindi, che l'artista dichiari come suo piatto preferito "la
semplice minestra con il brodo di carne, della quale sono ghiotto e che mia madre
mi prepara tutte le volte che vado in Sardegna. Mi piace caldissima anche in pieno
agosto e poi, subito dopo, la carne bollita e le sue verdure con un filo d'olio,
sale e limone. Mi piace perché mi appaga, mi ritempra il corpo e l'anima e mi ricorda
l'infanzia e le lunghe sere invernali".
La minestra, cibo sobrio che ritrae
un Fresu dallo spirito romantico, tradisce serenità e riflessione. D'altronde, esiste
il musicista così come il suo alter ego culinario. Quello che nella genuinità del
piatto mostra la trasparenza delle sue scelte, senza cortine scenografiche o sapori
aggiunti: i glutammati non fanno bene neppure alla musica. Una minestra non è solo
brodo ma radice e tradizione. Qualcosa che si ingloba nella società e attraversa
le culture, così come fa Fresu con la musica di Richard Strauss, Claudio Monteverdi,
Camille Saint-Saens. Poi, il Sud America, il bacino del Mediterraneo, i Caraibi.
Adagi, inni, sinfonie, canti popolari: è questo il bello della cucina per il Fresu
che fa ritorno a casa. Così come la ricetta che ci propone: "In una pentola sufficientemente
grande (ma non con quella a pressione) si mette a bollire a fuoco lento per qualche
ora la carne di manzo (a volte anche un po' di pollo o gallina) non troppo grassa
e con le verdure ben lavate: carote, cipolle, sedano. Poi, si aggiunge la passata
di pomodoro rigorosamente fatta in casa. Si sala quanto basta, si insaporisce con
due cucchiai d'olio e ogni tanto si toglie la schiuma che si forma in superficie.
Quando la carne è tenera, si spegne e si filtra il brodo in un altro recipiente,
mentre le verdure e la carne si mettono a parte e si servono successivamente. Al
brodo poi si aggiungono le "puntine" Barilla o le "tempestine": il tutto si serve
ben caldo, in una scodella, con tocchetti di formaggio fresco pronto a fondersi".
Tanto semplice la minestra, quanto vivace la musica che Fresu
abbinerebbe al piatto: "Un brano liquido e focoso; forse sanguigno, ma adatto
a tutte le stagioni. Forse più il blues che il jazz. Una musica povera nell'impianto
ma ricca di pathos e di soul. Povera come gli ingredienti della minestra di brodo,
ma molto corporale e da assaporare in modo fisico". Come il suono ovattato della
sua tromba con sordina: un po' alla Miles Davis, ma proprio per questo notturna
eppure viscerale. Nulla di ridondante o spropositato: la sovrabbondanza di sapore
nuoce tanto quanto l'esagerazione di note. In tutto questo, la riscoperta del passato
è più che mai provvidenziale: rappresenta il nido, la protezione, la certezza di
abitudini che non crollano mai. Dopo tutto, come sostiene Fresu, "si tratta sempre
di dare forma a quei temi a racconto, forti di una vena melodica estesa e pulita".
Perché il canto, nel jazz del trombettista di Berchidda, è quanto di più imponente
ci possa essere.
Certo non è facile pensare al piatto ideale che si possa legare
all'idea di musica, ma a Paolo l'ironia non manca: "Impossibile mangiare la minestra
di brodo caldissima senza fare rumore. Non rispetterà il galateo ma è molto musicale!".
Minestra a parte, esiste anche un frutto che al suono ben si
lega. Per Fresu "deve provenire dai Tropici: ricco di gusto, colorato e dalla
forma bizzarra. Potrebbe essere ad esempio il frutto della passione. Una idea di
frutto che ci fa anche viaggiare a tavola, così come la musica". Concetti e
desideri che Fresu mette su disco: da "Ensalada Mistica" per la Splasc(h)
di Arcisate (1994) a "Wanderlust" (il desiderio sfrenato di viaggiare tra
la musica e nel mondo) pubblicato nel 1999 dalla Bmg Universe.
In fondo, la musica è musica: con i suoi accenti di dolce e amaro,
insipida o salata. "Personalmente penso sia dolce", conclude il Maestro:
"Ma la musica può diventare salata quando la si va a comprare nei negozi di dischi…".
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
01/10/2007 | Intervista a Paolo Fresu: "Credo che Miles sia stato un grandissimo esempio, ad di là del fatto che piaccia o non piaccia a tutti, per cui per me questo pensiero, questa sorta di insegnamento è stato illuminante, quindi molte delle cose che metto in pratica tutti i giorni magari non me ne rendo conto ma se ci penso bene so che vengono da quel tipo di scuola. Ancora oggi se ascolto "Kind Of Blue" continuo a ritrovare in esso una attualità sconvolgente in quanto a pesi, misure, silenzi, capacità improvvisativi, sviluppo dei solisti, interplay, è un disco di allora che però oggi continua ad essere una delle cose più belle che si siano mai sentite, un'opera fondamentale." (Giuseppe Mavilla) |
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Data pubblicazione: 18/05/2014
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