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A Filetta - Paolo Fresu - Daniele Di Bonaventura-
Danse Mémoire, Danse
TUK Records (2018)
1. I vostri sguardi
2. Quellu chi
3. Sciume
4. U viandante
5. Da a pieve di Carbini
6. In sempiterna
7. A mio pena s'hè mondu
8. Human
9. Vintera
10. Africa
11. Fiori d'Algeria
12. Un'antra isula
13. Alba impedita
14. La costruzione delle cose
A Filetta, voci: Jean-Claude Acquaviva, Paul Giansily,
François Aragni, Stéphane Serra, Jean Sicurani, Maxime Vuillamier
Paolo Fresu - tromba, flicorno, effetti Daniele Di Bonaventura - bandoneon, pianoforte
Il connubio tra
Paolo Fresu
e Daniele
Di Bonaventura con il gruppo vocale corso A Filetta era già iniziato
circa sette anni fa in casa Ecm, con un disco di rara bellezza e dai finimenti luminosi.
Il felice sodalizio torna questa volta accasandosi con la label del trombettista
sardo e sciorinando un percorso sì già iniziato, ma arricchito di particolari e
di un filo rosso a corda doppia.
Fermo restando il principio di interazione, che qui raggiunge vette più alte, s'affacciano
più alte le liriche, degne di una letteratura oramai sepolta dalla banalizzazione:
Acquaviva e soci danno un senso politico-sociologico a un lavoro che, musicalmente
parlando, viaggia nel Mediterraneo particolarmente caro a Paolo Fresu. Fors'anche
perché il disco è infatti dedicato a due figure di intellettuali che si sono battuti
contro le ingiustizie: Aimé Césaire, poeta, drammaturgo e importante politico della
Martinica, fu il primo ad usare il termine ‘negritudine', e Jean Nicoli, maestro
elementare in Senegal e rientrato in Corsica per unirsi alla resistenza.
Le voci corse sono una lancia acuminata che si infilza nella memoria (corta) dell'uomo
e, ancor più, dell'italico umano dimentico di quanto i suoi antenati abbiano passato.
L'articolazione vocale è carica di rinascimento e degna di apparire nelle ampie
parentesi religiose che il canto tramanda. A tale ancestrale immagine sonora, s'affacciano
alla stregua di novelli Carmina Burana, i testi pungenti, aspri e vitali resi ancor
più coriacei dalle robuste pennellate di Daniele Di Bonaventura, dalle sottili –
e mai invadenti – alchimie elettroniche di Fresu, che tra tromba e flicorno evoca
profondi solchi di jazz: dalla tradizione alla nouvelle vague. E già da
"I vostri sguardi" vengono annullati gli intervalli temporali: passato, presente
e futuro si abbracciano; mentre in " Sciume" la bellezza nordica si aggrappa
al Medioevo. Ne U viandante la polifonia vocale si incastona negli acquerelli disegnati
da Fresu e nella marcia ritmica del bandoneon. Non vi è un brano, una composizione
che non meriti menzione e descriverne la bellezza e il rapimento estatico che provoca
è sicuramente impresa difficile. C'è tutta la storia della musica qui dentro, anche
nello sprechgesang di Jena-Claude Acquaviva in "Da pieve di Carbini"
e "Fiori d'Algeria". E vi è anche la storia dell'umanità: nella speranza
– è un monito - di un mondo migliori rispetto ai rotoli di umanità che si disperdono
da qualche tempo a questa parte.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
01/10/2007 | Intervista a Paolo Fresu: "Credo che Miles sia stato un grandissimo esempio, ad di là del fatto che piaccia o non piaccia a tutti, per cui per me questo pensiero, questa sorta di insegnamento è stato illuminante, quindi molte delle cose che metto in pratica tutti i giorni magari non me ne rendo conto ma se ci penso bene so che vengono da quel tipo di scuola. Ancora oggi se ascolto "Kind Of Blue" continuo a ritrovare in esso una attualità sconvolgente in quanto a pesi, misure, silenzi, capacità improvvisativi, sviluppo dei solisti, interplay, è un disco di allora che però oggi continua ad essere una delle cose più belle che si siano mai sentite, un'opera fondamentale." (Giuseppe Mavilla) |
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Data pubblicazione: 27/12/2018
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