Prima facie salta all'occhio il fatto che entrambi i due ultimi lavori del
polistrumentista marchigiano siano autoprodotti. Per il che nasce spontaneo chiedersi
se questa sia una scelta voluta od obbligata. Se
Di Bonaventura
abbia intenzionalmente deciso di non affidarsi ad una label oppure che non vi siano
state etichette disposte ad affrontare un'avventura coraggiosa. Nel primo caso,
si accetta di buon grado la consapevole scelta dell'artista. Nella seconda ipotesi,
invece, si accusa la profonda miopia palesata dalle etichette che hanno perso una
buona occasione di dimostrare quanto ancora si possa fare in Italia per promuovere
dei musicisti e compositori di spessore. E già, perché questi due lavori – uno in
assoluta solitudine e l'altro con la ricercata inventiva di Marcello Peghin
– sono due piccole perle. Lo sono per gusto, raffinatezza, per freschezza compositiva
e particolare abilità espressiva. Lo sono, è ovvio, in modo differente.
Elegiaco è un dialogo
tra due voci, tra due modi di essere affini ma non uguali. Due essenze musicali
che si incontrano ed intrecciano le loro trame scandendo le note all'unisono. Tracce
originali ad eccezione di I fall in love too easily
e Vola Vola, tratta da un canto popolare. Otto
brani che superano gli stereotipi e le etichette. I due artisti s'abbeverano di
Musica e ciò traspare con piena evidenza. D'altro canto non potrebbe essere altrimenti
visto il solido bagaglio musicale che grava sulle spalle di entrambi. Marcello
Peghin è un chitarrista a tutto tondo che attraversa – con nonchalance
– la musica classica antica, l'etnica ed il jazz. Nel corso degli anni, ha collaborato
con musicisti di indiscusso valore quali Lester Bowie,
Tony Scott,
Dino Saluzzi,
Enrico Rava, tra gli altri.
Daniele
Di Bonaventura è con ogni certezza uno tra i migliori bandoneisti d'Europa.
Compositore ed arrangiatore, oltre che strumentista, in costante ricerca di nuovi
suoni che riesce ad amalgamare abilmente. Chiaro esempio è il suo
Candombe Italiano, secondo brano in scaletta del
lavoro in questione. La liaison è più che calzante, perché il ritmo afro-uruguaiano
è spruzzato di colori mediterranei. Esperienza che si ripete in
Vola Vola, il cui tema tradizionale è condotto
dal bandenoista marchigiano, mentre le dieci corde di Peghin intarsiano musicali
passaggi andalusi. Particolare menzione meritano anche
Tema n°1, venata dal tango ed il lirismo emozionante della title track
Elegiaco.
Ritus apre a suggestioni intense, accentate
della determinazione esecutiva che si deve avere quando si agisce in forma soliloquiale.
Il Rito celebrato dal Nostro particolare diacono è – anche in questo lavoro – formato
da brani originali, tranne che nel caso de La Negra Alegre,
un canto tradizionale eseguito con quella giusta rabbia fascinata dalla mestizia
andina. Trentacinque intensi minuti. Un amplesso consumato tra
Di Bonaventura
ed i suoi ricordi (prova ne è la bella Reminiscenze).
Grande attenzione per i suoni, sempre curati seppur non in modo maniacale. L'utilizzo
degli effetti conferisce ulteriore pathos alle trame (Il
Bosco) pur non scivolando in cristallizzate sonorità new age.
Di Bonaventura
sviluppa filologicamente il suo credo musicale attraversando stralci di musica contemporanea,
grazie alla sua sicurezza esecutiva. Ciò anche quando lascia andar le note dal flauto
nell'apertura della simbologica Ritus II, per
poi inasprirsi con il danzante bandoneon.
La personale preghiera di
Daniele
Di Bonaventura ha il suo giusto epilogo in
Kyrie Eleison, Signore Abbi pietà. L'atto penitenziale del musicista
fermano è pronunciato con il suo strumento per eccellenza: il bandoneon.
Ritus non può che essere un lavoro prodromico ad altri percorsi, altri
approfondimenti. L'unica macchia è la sua brevità.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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COMMENTI | Inserito il 23/1/2009 alle 22.37.52 da "michele.tangorra" Commento: conosco daniele di bonaventura personalmente e credo che sia davvero uno dei bandoneonisti migliori in europa, non solo per capacità tecniche ma anche per la classe delle sue composizioni e ritengo che dovrebbe esserci decisamente una maggiore attenzione da parte di coloro che promuovono musica e musicisti in italia. ma si sa ciò che vale, così nella musica come nell'arte resta elemento di "nicchia" . auguriamoci che in futuro possano migliorare le cose. un saluto a daniele e ad alceste per le belle parole a commento di queste, così come le ha definite "perle". | |
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Data pubblicazione: 27/12/2008
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