Jazzitalia - Daniele Di Bonaventura: Ritus - Elegiaco
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Autoprodotto 2007
ddibon@tin.it
www.danieledibonaventura.com
Daniele Di Bonaventura – Marcello Peghin
Elegiaco


1. Tema n. 1
2. Candombe italiano
3. Elegiaco
4. Canto
5. Tucuman
6. Vola Vola
7. Improvviso
8. I fall in love too easily

Daniele Di Bonaventura - bandoneon
Marcello Peghin - chitarra 10 corde




Autoprodotto 2007
ddibon@tin.it
www.danieledibonaventura.com
Daniele Di Bonaventura
Ritus


1. Litania
2. Canto
3. Rìtus I
4. Reminiscenze
5. Rìtus II
6. La negra alegre
7. Movimento andino
8. Rìtus III
9. Il bosco
10. Kyrie eleison
11. Sanctus

Daniele Di Bonaventura - bandoneon, percussioni, flauti, voce, effetti



Prima facie salta all'occhio il fatto che entrambi i due ultimi lavori del polistrumentista marchigiano siano autoprodotti. Per il che nasce spontaneo chiedersi se questa sia una scelta voluta od obbligata. Se Di Bonaventura abbia intenzionalmente deciso di non affidarsi ad una label oppure che non vi siano state etichette disposte ad affrontare un'avventura coraggiosa. Nel primo caso, si accetta di buon grado la consapevole scelta dell'artista. Nella seconda ipotesi, invece, si accusa la profonda miopia palesata dalle etichette che hanno perso una buona occasione di dimostrare quanto ancora si possa fare in Italia per promuovere dei musicisti e compositori di spessore. E già, perché questi due lavori – uno in assoluta solitudine e l'altro con la ricercata inventiva di Marcello Peghin – sono due piccole perle. Lo sono per gusto, raffinatezza, per freschezza compositiva e particolare abilità espressiva. Lo sono, è ovvio, in modo differente.



Elegiaco è un dialogo tra due voci, tra due modi di essere affini ma non uguali. Due essenze musicali che si incontrano ed intrecciano le loro trame scandendo le note all'unisono. Tracce originali ad eccezione di I fall in love too easily e Vola Vola, tratta da un canto popolare. Otto brani che superano gli stereotipi e le etichette. I due artisti s'abbeverano di Musica e ciò traspare con piena evidenza. D'altro canto non potrebbe essere altrimenti visto il solido bagaglio musicale che grava sulle spalle di entrambi. Marcello Peghin è un chitarrista a tutto tondo che attraversa – con nonchalance – la musica classica antica, l'etnica ed il jazz. Nel corso degli anni, ha collaborato con musicisti di indiscusso valore quali Lester Bowie, Tony Scott, Dino Saluzzi, Enrico Rava, tra gli altri. Daniele Di Bonaventura è con ogni certezza uno tra i migliori bandoneisti d'Europa. Compositore ed arrangiatore, oltre che strumentista, in costante ricerca di nuovi suoni che riesce ad amalgamare abilmente. Chiaro esempio è il suo Candombe Italiano, secondo brano in scaletta del lavoro in questione. La liaison è più che calzante, perché il ritmo afro-uruguaiano è spruzzato di colori mediterranei. Esperienza che si ripete in Vola Vola, il cui tema tradizionale è condotto dal bandenoista marchigiano, mentre le dieci corde di Peghin intarsiano musicali passaggi andalusi. Particolare menzione meritano anche Tema n°1, venata dal tango ed il lirismo emozionante della title track Elegiaco.

Ritus apre a suggestioni intense, accentate della determinazione esecutiva che si deve avere quando si agisce in forma soliloquiale. Il Rito celebrato dal Nostro particolare diacono è – anche in questo lavoro – formato da brani originali, tranne che nel caso de La Negra Alegre, un canto tradizionale eseguito con quella giusta rabbia fascinata dalla mestizia andina. Trentacinque intensi minuti. Un amplesso consumato tra Di Bonaventura ed i suoi ricordi (prova ne è la bella Reminiscenze). Grande attenzione per i suoni, sempre curati seppur non in modo maniacale. L'utilizzo degli effetti conferisce ulteriore pathos alle trame (Il Bosco) pur non scivolando in cristallizzate sonorità new age. Di Bonaventura sviluppa filologicamente il suo credo musicale attraversando stralci di musica contemporanea, grazie alla sua sicurezza esecutiva. Ciò anche quando lascia andar le note dal flauto nell'apertura della simbologica Ritus II, per poi inasprirsi con il danzante bandoneon.
La personale preghiera di Daniele Di Bonaventura ha il suo giusto epilogo in Kyrie Eleison, Signore Abbi pietà. L'atto penitenziale del musicista fermano è pronunciato con il suo strumento per eccellenza: il bandoneon.

Ritus non può che essere un lavoro prodromico ad altri percorsi, altri approfondimenti. L'unica macchia è la sua brevità.

Alceste Ayroldi per Jazzitalia








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COMMENTI
Inserito il 23/1/2009 alle 22.37.52 da "michele.tangorra"
Commento:
conosco daniele di bonaventura personalmente e credo che sia davvero uno dei bandoneonisti migliori in europa, non solo per capacità tecniche ma anche per la classe delle sue composizioni e ritengo che dovrebbe esserci decisamente una maggiore attenzione da parte di coloro che promuovono musica e musicisti in italia.
ma si sa ciò che vale, così nella musica come nell'arte resta elemento di "nicchia" .
auguriamoci che in futuro possano migliorare le cose.
un saluto a daniele e ad alceste per le belle parole a commento di queste, così come le ha definite "perle".
 

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Data pubblicazione: 27/12/2008

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