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Maciek Pysz - Daniele Di Bonaventura
Coming Home
Caligola (2018)
1. Lights
2. Blue Tango
3. Nadir
4. Streets
5. Intro
6. Tango
7. Paquito
8. Tree
9. I Gazzillori
10. More & More
11. Coming Home
Maciek Pysz - chitarra elettrica e acustica Daniele Di Bonaventura - bandoneon, pianoforte
La casa è il mondo. Almeno per Maciek Pysz e
Daniele
Di Bonaventura. Già, perché qui si ascoltano influenze che piovono da
ogni parte del globo; influenze che si amalgamano alla perfezione grazie a un delizioso
interplay tra i due musicisti. La chimica la fa da padrone già dal primo brano ("Light"),
quando agli arpeggi dorati del chitarrista polacco (ma sedente a Londra da diversi
anni), parte il contrappuntare acuto – prima – e tenebroso poi, del polistrumentista
marchigiano, che tesse con il bandoneon trame a maglie larghe per lasciar disegnare
la melodia alla chitarra acustica di Pysz. Non vi è un leader, né un gregario: la
pariteticità è sovrana e gioca a favore di composizioni (tutte autografe e opportunamente
bilanciate tra i due) dove la ricchezza melodica spadroneggia; così anche quando
le mani di Di Bonaventura abbandonano il mantice per accarezzare il pianoforte con
eccellenti risultati ("Blue Tango").
Decisamente cameristico, ma non lezioso o virtuosistico, "Coming Home" ha
un passo coinvolgente anche – e soprattutto – per il suo vagabondaggio musicale,
che ci porta in mezzo mondo e dintorni. Come con "Nadir" dove lo zefiro ci
prende per mano per attraversare l'Andalusia fino al Maghreb. La cantabilità di
"Tango" declina a meraviglia il carezzevole fraseggio di Pysz, magistrale
nell'altalenarsi con il forbito tocco pianistico di Daniele Di Bonaventura. Con
"Paquito" fa ritorno il ritmo e la cadenza latina, con sussulti danzabili
e venature flamenco che il bandoneon del musicista marchigiano sciorina che è un
piacere.
Un lavoro pregevole, che mette in chiaro quanta importanza abbia la linea melodica
nell'effettiva musicalità di ogni brano; un disco che mette al bando il virtuosismo
fine a sé stesso, accedendo i riflettori su di un lavoro di coppia, senza la necessità
– a ogni costo – di dover mostrare i muscoli.
Un disco da ascoltare per poter far pace con l'ostinata ricerca sul tema: "A chi
assomiglia? Da chi prendono spunto?".
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 28/10/2018
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