Festival "Note di Notte 2007"
di Giuseppe Mavilla
foto di Sergio Bonuomo
Paolo Fresu e Uri Caine
…e anche le stelle stavano ad ascoltare…si potrebbe iniziare così il racconto
del concerto d'apertura dell'edizione 2007 del
Festival "Note di Notte", il 7 luglio presso
la Cantina Sociale Valle dell'Acate, in territorio ibleo. Questo per descrivere
la magia di quella serata che la musica e i luoghi hanno reso tale, la musica di
Uri Caine
e Paolo Fresu
che insieme hanno riproposto alla loro maniera alcuni standard immortali del jazz
e non solo, un'esperienza che li vede artisticamente uniti oramai da parecchio tempo,
un'esperienza che ha dato vita ad un progetto discografico, quel
Things che documenta discograficamente il loro
incontro. E poi la magia del luogo, una valle silenziosa immersa nella notte dove
hanno risuonato per poco più di un'ora gli echi di note immortali e indelebili dal
tempo, scandite da un pianoforte e da una tromba e noi presenti accolti tra arte
e natura e confortati nella brezza della notte da qualche sorso di vino che da queste
parti si produce da sempre. Ma sono loro sul palco che rapiscono la nostra attenzione
e alimentano le nostre emozioni, l'americano, da Philadelphia, un vulcano di idee,
sperimentazioni e contaminazioni, ha trovato giocoso e interessante questo incontro
con il musicista sardo, da Berchidda, uno dei paladini del jazz italiano attratto
da mille esperienze musicali, una fucina di invenzioni esplicate anche nella direzione
artistica del suo "Time in Jazz", cinque giorni intensi e fantasiosi dedicati
al jazz senza confini a ridosso del ferragosto, nella sua Sardegna, in quel piccolo
paese in provincia di Sassari. Uno dopo l'altro hanno eseguito i brani che sono
soliti presentare in seno a questo progetto iniziando con
Dear old Stockholm, brano di origine svedese
ma ormai parte della storia del jazz interpretato a suo tempo anche da Miles
Davis e
John Coltrane, al quale segue una carezzevole versione di
I love you porgy.
Caine
al pianoforte è incontenibile, stende un tappeto di note sulle quali
Fresu
si esprime con magistrale abilità ora alla tromba, ora al filicorno, il suo pianismo
è immenso, sia nella componente artistica che in quella tecnica, è a suo agio in
ogni passaggio, nell'interplay, nel contrappunto, d'altronde le sue incisioni hanno
già ampiamente dimostrato che non è afflitto da particolari inettitudini. Ascoltarlo
dal vivo e ammirarlo nella varietà del suo incedere sulla tastiera, anche su quella
elettrica del fender rhodes, ci conferma quanto già conoscevamo di lui.
Cheek to Cheek è festosa e ironica, poi
Fresu
annuncia l'interpretazione di Sì dolce è il mio tormento,
madrigale di Claudio Monteverdi del 1624
e il musicista sardo rivela anche in questo contesto quanto grande sia la sua sensibilità
per l'accuratezza del suo intervento, la sua esecuzione è un immedesimarsi nell'essenza
originaria del brano per poi ricavarne una propria, quando lo arricchisce delicatamente
con la sua arte ma non lo stravolge. La scaletta si dipana attraverso una composizione
di Fresu
Metamorfosi, e Sonia's
Said che
Caine
ha scritto per la sua vecchia nonna, anche questo un passaggio intenso e
struggente del concerto. Il finale è singolare perché riescono ad eseguire in perfetta
simbiosi due brani in uno, E se domani e
Summertime, intrecciandone sorprendentemente
le melodie, divertendo il pubblico presente, sempre e comunque nello spirito del
jazz che sa unire, come in questa occasione, due musicisti apparentemente diversi
perché provenienti da culture e territori distanti tra loro. Distanze che questa
musica può abbattere velocemente perché il linguaggio degli strumenti non ha confini
e a loro è bastato un incontro per capire che insieme avrebbero potuto raccontare
come volevano, non solo a se stessi ma anche agli altri, pagine di musica indimenticabili.
Raffello Pareti, Mauro Negri e Bebo Ferra
Se è possibile pensare o identificare una via italiana al jazz allora
bisogna necessariamente tener conto dell'esperienza che da qualche anno sta portando
avanti Raffaello
Pareti. Il suo mettere insieme il jazz con il patrimonio musicale italiano
è una sintesi già più volte sottolineata favorevolmente dalla critica del settore
che ha evidenziato senza mezzi termini la bontà delle sue produzioni discografiche,
"Il
Circo" e "Maremma",
il primo datato 2003 il secondo recentissimo
in questo 2007.
E' stato ospite lo scorso 14 luglio del secondo
appuntamento del Festival "Note di Notte" al Cambio Cavallo Resort a due
passi da Pozzallo, accompagnato da
Mauro Negri
al clarinetto e
Bebo Ferra alla chitarra, con un programma che ha messo insieme
brani tratti sia dal primo che dal secondo lavoro che di fatto sono legati l'uno
all'altro.
Un trio dalla struttura singolare di cui il contrabbassista è il fulcro
principale, il faro illuminante i colorati interventi di
Negri
e i ricami chitarristici di
Ferra.
Il concerto si è aperto con il brano "Alba nel
Deserto" che già dalle prime battute ha ribadito la validità del progetto
di Pareti,
il suo jazz, di matrice tipicamente europea, esprime suoni che appartengono più
specificamente a questa parte d'Europa, e all'Italia, che
Pareti
pur contaminandoli con il jazz riesce a rendere ampiamente fruibili. Ne ha dato
conferma anche con i brani successivi, Dona Flor,
Orazi e Carpazi, Marameo,
tutti tratti da "Il Circo".
Il concerto ha evidenziato toni pacati ma briosi senza dissonanze o ricercatezze
sopra le righe, il tutto ha esaltato il progetto di
Pareti
perché il risultato definitivo mette in mostra una notevole originalità. L'amalgama
tra la componente improvvisativa, propria del jazz, e la cantabilità dei temi delle
sue composizioni, danno luogo a un linguaggio jazzistico autenticamente italiano
che si aggiunge agli ormai vari progetti espressi da un nutritissimo entourage di
musicisti che con molto coraggio hanno pensato bene di sviscerare, con il lessico
del jazz, il grande patrimonio della canzone italiana e dei temi popolari e classici
della nostra musica. Il pensiero corre verso artisti come
Stefano
Bollani, ad esempio, a cui
Pareti
ha dedicato nel suo secondo album "Maremma" un brano che porta come titolo
l'anagramma del suo cognome insieme a quello di un altro grande del jazz italiano,
Enrico Rava.
Vala Ralboni, questo il titolo del brano, è
stato eseguito durante il concerto insieme a La danza di
Zoe, Infanzia e al brano che da il
titolo al suo secondo lavoro. Perfetta la complicità di
Mauro Negri,
estremamente lirici e colorati i suoi interventi, e
Bebo Ferra,
delicato e introspettivo nell'esecuzione, che si sono magnificamenti immedesimati
nello spirito dei brani, per un evento musicale che ha ancora una volta confermato
la bontà e l'universalità del jazz italiano.
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
01/10/2007 | Intervista a Paolo Fresu: "Credo che Miles sia stato un grandissimo esempio, ad di là del fatto che piaccia o non piaccia a tutti, per cui per me questo pensiero, questa sorta di insegnamento è stato illuminante, quindi molte delle cose che metto in pratica tutti i giorni magari non me ne rendo conto ma se ci penso bene so che vengono da quel tipo di scuola. Ancora oggi se ascolto "Kind Of Blue" continuo a ritrovare in esso una attualità sconvolgente in quanto a pesi, misure, silenzi, capacità improvvisativi, sviluppo dei solisti, interplay, è un disco di allora che però oggi continua ad essere una delle cose più belle che si siano mai sentite, un'opera fondamentale." (Giuseppe Mavilla) |
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Data pubblicazione: 30/09/2007
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