Uri Caine: il futuro tra le dita.
dicembre 2008
di Franco Bergoglio
foto di Leonardo
Schiavone
Ecco alcune dichiarazioni del talento pianistico americano
Uri Caine,
prossimo ospite della Torino Jazz Orchestra e della Filarmonica 900 del Teatro Regio
in un
concerto che idealmente abbraccerà classica e jazz, in programma il prossimo
12 gennaio
Il pianista
Uri Caine
è forse colui che meglio di tutti incarna quello che potrà essere il futuro prossimo
della musica improvvisata contemporanea, un genere che difficilmente si potrà ancora
etichettare tout court jazz, ma che nella tradizione afroamericana affonda
solidissime radici (come ha confermato l'artista stesso nel corso dell'intervista)
anche se non saranno più esclusive come accadeva in passato. Prima di emergere con
tutto il suo talento e forza innovativa Caine ha lavorato alacremente e nella sua
gavetta egli stesso annovera con orgoglio le esibizioni nei club con tutti i più
importanti jazzisti della seminale scena di Philadelphia, mentre parallelamente
ha proseguito i suoi studi più "ortodossi" all'università. Una formazione a tutto
campo che in parte spiega il suo successivo eclettismo artistico.
Ho iniziato a suonare in un gruppo di miei coetanei quando avevo 14 anni.
Ci esibivamo nei coffeehouses e nei club giovanili davanti a degli altri ragazzi
a Philadelphia e dintorni. Poi sono entrato nel "giro" dei musicisti professionisti
della città e ho accompagnato Bootsie Barnes, Philly Joe Jones,
Mickey Roker, Hank Mobley, Johnny Coles, Edgar Bateman,
Grover Washington: per un giovane musicista era contemporaneamente una gioia
ed una emozione continua!!
Caine
miscela i generi ma non per un risultato da fusion esteriore o indirizzato
a produrre musica di facile consumo. Mescola per inventare. Quindi nei suoi lavori
troviamo la musica ebraica, classica ed elettronica, assieme a molti ingredienti
di purissima estrazione jazz; il tutto ibridato in un prodotto stimolante. Sviluppi
artistici eterogenei, supportati da maestria tecnica (forgiata con una seria preparazione
accademica) e volontà di guardare oltre.
Ho scoperto la passione per il piano da giovanissimo, ho preso le mie prime
lezioni a sette anni. Avevo un cugino più grande, un grande pianista; veniva a casa
nostra d'estate e si esercitava otto ore al giorno: mi impressionava! Uno zio invece
mi ha passato i dischi di Miles e Coltrane quando avevo undici anni
e sono subito "entrato" in quel mondo.
Un percorso tutto sommato tradizionale di avvicinamento al jazz, quello
che parte con il fascino esercitato dai lavori di Miles Davis e
John Coltrane.
Anche i pianisti di riferimento sono i nomi noti della scuola moderna che più hanno
influenzato l'evoluzione dello strumento, senza sorprese significative.
Ho iniziato a collezionare dischi e a studiare pianisti come
Herbie Hancock, Wynton Kelly,
Chick Corea,
McCoy Tyner,
Keith
Jarrett,
Bud Powell e tanti altri. Quelli sono stati i primi ispiratori.
Intanto a dodici anni ho iniziato a studiare con un grande pianista che viveva a
Philadelphia, Bernard Peiffer, il quale era anche un eccellente insegnante.
Lui mi ha introdotto all'armonia moderna, alla musica contemporanea, mi ha insegnato
come esercitarmi al meglio. Dai quattordici anni ho iniziato a prendere lezioni
dal grande compositore George Rochberg, e quando Peiffer è mancato ho proseguito
l'educazione al pianoforte classico con Vladimir Sokoloff.
Un curriculum di studi che lega le vie classiche al jazz.
Uri Caine
sul rapporto jazz-musica classica ha idee semplici, ma chiare:
la musica classica è stata fonte di ispirazione per diversi jazzisti nel corso
della storia. Il jazz è in continuo sviluppo e si muove in molte diverse direzioni.
Continuerà a farlo finché i giovani daranno un contributo vitale al suo rinnovamento.
E il Jazz in Europa?
Ha una lunga e meravigliosa tradizione, compresa la vitale scena italiana.
Le prime registrazioni sono il frutto dell'incontro con altri esponenti
del mondo della musica americana animati dagli stessi principi: il clarinettista-compositore
Don Byron, (Sphere Music 2002)
anche lui attratto dalla classica e dal Klezmer, e John Zorn.
Il primo disco con una vera etichetta è stato quello con Cornell Rochester
e Gerald Veasley One minute of Love (Gramavision).
In quell'occasione ho conosciuto John Zorn e James Blood Ulmer. Era
musica davvero forte!
Da allora per
Caine
è iniziato un periodo di successi e fama internazionale. Ha suonato a lungo nel
gruppo del trombettista Dave Douglas, ma anche con grandi batteristi come
Ralph Peterson, Billy Hart, e poi con personaggi che non hanno bisogno
di ulteriori qualifiche come Pat Martino, Joe Henderson, Freddie
Hubbard, Gary Thomas,
Dave Holland,
Paolo Fresu,
Chris Mcbride, Ahmir "Questlove" Thopmson e, recentemente, con
Franco Ambrosetti.
Come riassume
Uri Caine
queste esperienze?
Tantissimo divertimento, ma anche un continuo imparare!
Un apprendistato che lo ha condotto alla maturità di oggi. Un lungo viaggio
in compagnia del pianoforte.
Il piano è come un vecchio amico, con una serie di possibilità infinita: è
uno strumento melodico, ma anche un grande strumento a percussione, come se fosse
una gigantesca batteria; che nello stesso tempo funge da supporto per comporre e
fare assoli, può trasformarsi in un 'orchestra completa o limitarsi all'accompagnamento;
poi è un fidato compagno musicale, sempre vicino, anche alle 4 di mattina.
Articolo di prossima pubblicazione su Alternate Takes
Home page del magazine del
Jazz Club
Torino
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Data pubblicazione: 21/12/2008
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