John Zorn "Complete Masada"
Roma Jazz Festival 2007, Auditorium
di Dario Gentili
foto di Daniele Molajoli
25 Giugno
Erik Friedlander Solo
Erik Friedlander violoncello
Jamie Saft Trio
Jamie Saft pianoforte
Greg Cohen contrabbasso
Kenny Wollesen batteria
Bar Kokhba
Marc Ribot chitarra
Mark Feldman violino
Erik Friedlander violoncello
Greg Cohen basso
Cyro Baptista percussioni
Joey Baron batteria
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26 Giugno
Asmodeus
Marc Ribot chitarra
Trevor Dunn basso
Calvin Weston chitarra
Mark Feldman/Sylvie Courvoiser
Mark Feldman violino
Sylvie Courvoiser pianoforte
Masada Quartet
John Zorn sassofono
Dave Douglas tromba
Greg Cohen basso
Joey Baron batteria
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27 Giugno
Uri
Caine Solo
Uri Caine pianoforte
Masada String Trio
Mark Feldman violino
Erik Friedlander violoncello
Greg Cohen basso
Electric Masada
John Zorn sassofono
Marc Ribot chitarra
Jamie Saft tastiera
Ikue Mori elettronica
Trevor Dunn basso
Cyro Baptista percussioni
Joey Baron, Kenny Wollesen batterie
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Con buona probabilità si è trattato dell'avvenimento più importante –
o quantomeno più caratterizzante – dell'edizione estiva del Roma Jazz Festival
2007, tant'è vero che ha aperto l'intera rassegna;
stiamo parlando di Complete Masada, mini festival di tre giorni tenutosi
all'Auditorium di Roma.
Masada è il progetto a cui sono quasi quindici anni che il genio eclettico
e inquieto di John Zorn dedica la gran parte della sua creatività artistica
e della sua capacità organizzativa. Nasce nel 1993
per denominare il quartetto acustico composto, oltre che da Zorn al sax,
da Dave Douglas alla tromba, Greg Cohen al contrabbasso e Joey
Baron alla batteria. L'idea di Zorn era quella di fondere il free jazz
alla
Ornette Coleman con le sonorità tipiche della tradizione ebraica,
in particolare il klezmer. Il progetto aveva due scopi: difendere la millenaria
tradizione musicale ebraica ("masada" significa "fortezza", quella fortezza ebraica
che riuscì a non capitolare di fronte alla conquista romana) e, al contempo, contaminarla
con il jazz per traghettarla al giorno d'oggi. Nel rispetto tuttavia di una tradizione
musicale che già in se stessa è il frutto di diverse contaminazioni – come del resto
il jazz stesso. Dal 1993 sono tante e diverse
le formazioni che hanno affiancato lo storico quartetto iniziale, dividendosi con
lui il nome Masada. Nei tre giorni all'Auditorium sono state ben nove ad
avvicendarsi, presentando davvero il meglio che questo progetto è in grado di offrire
e, equamente distribuiti nelle diverse formazioni, i musicisti più rappresentativi
che vi gravitano intorno.
Se la contaminazione di free jazz e klezmer ne denota l'ispirazione originaria,
con quindici anni di sperimentazioni alle spalle, quel tratto caratterizzante iniziale
risulta oggi ormai troppo limitativo per definire Masada, che intanto è divenuto
davvero inclassificabile e Complete Masada ne è la prova indiscutibile. A Roma,
dunque, Masada ha raccolto sotto la sua egida le esibizioni in solo di Erik Friedlander
al violoncello (straordinario per intensità e virtuosismo) e di
Uri Caine
al piano, le sfuriate rock di Marc Ribot con il trio Asmodeus, il raffinato
e cerebrale duo di violino e piano Mark Feldman/Sylvie Courvoisier e il trio
pianistico di Jamie Saft, il nome nuovo della famiglia Masada. Oltre a dirigere
da dietro le quinte l'intera manifestazione, John Zorn è salito sul palco
per dirigere le due formazioni più suggestive di Masada, il sestetto Bar Kokhba
e il Masada String Trio, entrambe una perfetta sintesi di talento solistico
e impeccabile interplay. Tra sonorità tradizionali e avanguardia, queste esibizioni
hanno evidenziato in modo stupefacente la creatività e la produttività dell'idea
di Masnada. Mentre la chance di ascoltare formazioni come Bar Kokhba e
Masada String Trio ha rappresentato un evento eccezionale, invece, negli ultimi
anni, Roma ha potuto più di una volta apprezzare il Masada Quartet ed Eletric Masada,
le formazioni di cui Zorn fa parte come sassofonista. Ogni volta è, tuttavia, sempre
un'occasione imperdibile. E, se Eletric Masada è la formazione più ambiziosa di
Zorn, sempre aperta all'innovazione e alla contaminazione degli stili e degli umori
più diversi e contrastanti, che impressiona sempre per la potenza sonora in grado
di sprigionare, il Masada Quartet rappresenta ancora la vera "fortezza", che regge
l'intero progetto – anche in quanto principale destinatario delle composizioni di
Zorn per Masada, oltre trecento. Una "fortezza" in più di un senso; non solo
per il grande affiatamento dei quattro veterani, ma anche per come visivamente si
presentano: compatti e raccolti in pochi metri quadrati, al centro del grande palco
della Sala Sinopoli, per il resto vuoto e avvolto dal buio. Ma nessuno sembra accorgersene.
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Data pubblicazione: 24/01/2008
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