Riescono a confonderti le idee da subito, già al
primo impatto oculare con la copertina "argentiana" (da Dario Argento) che ammonisce:
I Tàngheri (a.k.a. Bumpkins) con Marc Ribot. E' l'evoluzione del gruppo scalpitante
che fondeva, con successo - e rara abilità - letteratura, musica e teatrale interpretazione?
L'ensemble caleidoscopico che aveva scelto un nome particolarmente stridente con
il lavoro di raffinata ricerca etnomusicale, complice l'acuta sensibilità d'interprete
e di abile anfitrione del vestibolo letterario di Rocco Capri Chiumarulo,
ha cambiato il suo linguaggio? Insomma: chi è l'artefice di questo lavoro?
Il gheriglio è il medesimo: Vince Abbracciante all'accordeon, fender;
Davide Penta,
contrabbasso e basso elettrico; Antonio Di Lorenzo, batteria, percussioni
e glockenspiel. Come nel precedente Silente, ospite – potremmo dire residente
– il chitarrista statunitense Marc Ribot e, new appearance, la voce
di Giuseppe Del Re.
L'alias della rivoluzione copernicana in atto, invero, porta verso un
gruppo punk (ex Kerosene Special). E ciò sgomenta ancor più. Certo è che sembra
essersi evaporata la passione per il Tango per materializzarsi una vocazione psichedelica
ribollente con misture filmiche anni ‘60 - '70. Prova ne è
La Reducion, start up del lavoro, innervato sull'energia
del fender e sulle asprigne sonorità della rocciosa chitarra di Ribot, ed
anche Piccoli vate crescono, con libbre di longue
o, ancora, Reminescenze of planet d-pose. Cambia
il ritmo con Er Vate, ma resta saldo l'impianto
sonoro. Il pulsare dei tamburi, metronicamente incessante, lascia ben intendere
l'assimilazione al verbo jazz-rock (Adele's Noise).
Una girandola di musiche, generi e culture che si susseguono e si fondono fino a
cristallizzarsi: alle surreali clownerie di Jodo
fanno seguito le note di Vampyrett, o meglio:
come mettere Kurt Weil in salsa reggae.
I Tàngheri cambiano strada, allargano gli orizzonti e sperimentano
nuovi scenari dando fuoco a tutta l'inventiva che hanno in corpo. Una strada piena
di insidie che, però, se affrontata con cautela e convinzione, potrà dare ampie
soddisfazioni.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 14/04/2009
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