Magica poesia e una buona dose di cuore. Queste in sintesi le caratteristiche interiori del nuovo lavoro di
Bebo Ferra, chitarrista cagliaritano approdato all'ennesimo progetto discografico appena pubblicato per l'etichetta perugina della Egea.
Quello di Ferra è un viaggio interiore all'interno della propria personale visione espressiva. Una musicalità che in sintesi rappresenta per il musicista sardo l'estensione di una scrittura ricca di riferimenti al passato, pregnante di un background culturale pieno di riferimenti alle numerose etnie che spesso attraversano l'immaginazione creativa del nostro. E nel disco questi dialoghi con altre entità come un suono antico, la congiunzione ad echi lontani, alle numerose moltitudini di tempi e luoghi immaginari, riemergono vivi e interagiscono a distanza con l'ascoltatore, libero quest'ultimo di
apporre le proprie fotografie, la propria memoria, ad ogni evento descritto tra le incantevoli tracce di "Mari Pintau" ovvero il mare dipinto.
L'impatto, imprevedibile, affiora già dalle prime note di
Luna Di Mezzogiorno, affresco lirico e nostalgico di limpida bellezza compositiva. In questa composizione a metà tra una notturna rumba e una lentissima bossa, fondamentale è il gioco di
Dalla Porta il quale aggiunge oltre al leader, un intevento di composta bellezza narrativa. Il disco prosegue con le atmosfere mediterranee di
Toral, addolcito dall'esposizione tematica di
Girotto, qui diversamente calato in un ruolo quasi inedito, distante dal "fuoco argentino" che lo contraddistingue da sempre, eppure illuminante di luci limpide e precise, coinvolgenti e distintamente scenografiche (superbo e immaginifico è al soprano di
El Diablo).
Ma in realtà è sempre il solismo preciso e confidenziale di Ferra a sorprendere per il gioco e la misura, le piccole pause riflessive e i cristallini flussi che emergono da ogni corda pizzicata, da ogni preciso straripamento nel fraseggio, mai banale o superfluo. Bello è ad esempio il dialogo tra il chitarrista con
Fulvio Maras nell'ampia introduzione della title track (altro ospite,
Lello Pareti al contrabbasso), mentre
Fable e
Mistico Melodico (qui
Girotto è sommessamente impiegato al baritono), rappresentano probabilmente due dei momenti più lirici del progetto dove sogno e cantabilità si fondo in un tutt'uno con l'orizzonte placido, esente da burrascose maree ma tendente semmai ad un infinito ideale. Quello che sostanzialmente rappresenta il corpus compositivo di questo generoso chitarrista, che appone la firma ad un lavoro intriso di sincera e appassionante freschezza.
Gianmichele Taormina per
Jazzitalia