ObliqSound
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Bebo Ferra – Paolino Dalla Porta
Aria
1. Corale (P. Dalla Porta)
2. Matisse's Dance (P. Dalla Porta)
3. 57/37 (B. Ferra)
4. Spleen (B. Ferra)
5. Amor sacro, amor profano (P. Dalla Porta)
6. My man's gone now (G. Gershwin)
7. Ninna nanna per Lele (B. Ferra)
8. El noy de la mar (trad. catalan)
9. L'uomo degli ombrelli (P. Dalla Porta)
Bebo Ferra - classical and acoustic guitars Paolino Dalla Porta - double-bass
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Una chitarra bisbigliata, un contrabbasso leggero a dispetto della sua
mole, un CD denso di emozioni, rifinite come il tocco dei due protagonisti,
Bebo Ferra
e
Paolino Dalla Porta, jazzisti che insieme collaborano dal
'95 in formazioni e progetti discografici vari
e che nel '97 decidono di costituirsi in duo
stabile, galeotta una rassegna di duetti acustici con musiche originali, organizzata
dal Centro Meridionale di Cultura Italiana.
Questa seconda uscita,
Aria, per l'etichetta tedesco-americana
Obliqsound, segue Bagatelle,
uscito nel 2002 per l'italianissima Splasc(h),
che già sanciva le direttrici progettuali del duo, fondate sulla propensione per
componimenti brevi in durata, semplici in struttura ed immediati in intelligibilità.
Ed anche qui, infatti, la formula è la medesima, una dimensione prettamente cameristica,
d'estrazione euro-mediterranea quindi, ma con approccio e linguaggio ascrivibili
alla matrice jazz, in una sintesi che consente ad entrambi i jazzisti di spiegare
la propria carica espressiva e soprattutto la propria tecnica all'impronta.
I due musicisti si spalleggiano e supportano a vicenda, e la minimalista
formula del duo impone al contrabbassista, già dal primo brano,
Corale, d'interagire attraverso
un intenso e contrappuntato assolo. Armonici sulle corde di
Dalla Porta
che sospingono verso l'alto le note di
Ferra
in Matisse's Dance,
quasi a rendere un etereo commento musicale all'autore dei surreali dipinti cui
è dedicato questo pezzo. Poetico e molto articolato per tutta la lunghezza del manico
l'intervento del contrabbassista, se ne percepiscono i respiri che sottolineano
la chiusura delle frasi e la tensione, come suonasse in apnea. E si prosegue con
il malinconico 57/37,
che esalta la reciproca sovrapposizione, e la struggente
Spleen, quasi cinematografica,
quindi un arioso tempo in tre, che procede agogicamente ora incalzando ora rallentando,
creando una sensazione ciclica, che cattura quasi a spirale:
Amor sacro, amor profano,
in un lirismo non mieloso, che gioca anche con le differenti "voci" ed anime in
dotazione al contrabbasso, prima pizzicato, poi vibrato con l'archetto, sugli arpeggi
di Ferra,
che ne rende ancora più profondo e corposo il timbro, di impeccabile intonazione.
Quindi i giri d'istantaneità, prima
Dalla Porta,
poi il fluido fraseggio di
Ferra,
con melodia e svisature che offrono un bell'esempio della loro cantabilità.
Particolare la versione "da camera" della gershwiniana
My man's gone now, che,
pur perdendo il tratto più eminentemente blues, mantiene la pulsazione swing, restando
pure carica di emotività grazie all'incedere incespicante. Carezzevole la
Ninna nanna per Lele di
Ferra,
ingresso solitario del contrabbasso che traccia il letto su cui far adagiare le
linee tematiche della chitarra, un periodare che nell'inciso estemporaneo, ancora
del contrabbasso, riecheggia il portamento di certe ballads folk blues. Altro piccolo
e tenero ritratto acquerellato è
El noy de la mar, un canto
tradizionale catalano la cui morfologia per linearità aderisce perfettamente ai
canoni ideali di questo duo, tracciando il percorso melo-armonico per la pacata
rielaborazione improvvisativa dei due strumenti. Un "vamp" a due accordi dissonanti,
L'uomo degli ombrelli,
andatura strascicata sulla quale gravemente il contrabbasso enuncia il disegno motivico,
coagulato quasi interamente sullo sviluppo di una scala modale alterata, che modula
nella relativa minore durante il turno d'estemporaneità della chitarra.
Certo questo disco deve fare i conti con vari ed illustri precedenti,
e viene subito in mente l'impareggiabile pietra miliare del genere a firma Haden/Metheny,
cui per sonorità in alcuni tratti si avvicina, anche se lì i brani già noti rendevano
molto più accessibile l'ascolto. Semmai, la prova dei due italiani manca – scientemente
– della vigorìa ritmica e quasi bop di pagine ineguagliabili quali "Chops"
del duo Pass/Pedersen, così come
dietro le quinte resta l'estro "arrangiativo" che
invece traspira dagli album dei duetti di
Jim Hall. Ma a ben sentire, in Aria
già in partenza è diversa l'intenzione, perché le composizioni
originali la fanno da padrone e nessuna di esse supera gli otto minuti, proprio
come nella tradizione delle "classiche" bagattelle; e se anche l'ultimo lume di
jazz nel cd fosse acceso dalle improvvisazioni dei due jazzisti, ciò basterebbe
ad illuminare di buona musica lo spirito di questo lavoro e di chi lo ascoltasse.
Antonio Terzo per Jazzitalia
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 10/10/2006
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