Tenco's Jazz: l’anima Jazz della musica
di Luigi Tenco
di Roberto Arcuri
La figura poetica e musicale di Luigi Tenco, è stata analizzata
sotto diversi punti di vista, ma non è mai abbastanza. Della sua passione e formazione
Jazz si conoscono sommariamente le superfici.
Questo scritto è un piccolo, sincero omaggio,
ed un appassionato approfondimento su questo particolare aspetto, a cominciare dalla
seguente traccia
Our Love
Is Here To Stay (),
retro del 45 giri "Parlami d'amore Mariù" inciso con lo pseudonimo Gordon
Cliff e l'orchestra di John Revy, Gianfranco Reverberi, Round Table -
RT0011, 1960. Un brano di Gershwin che vede
Tenco, impegnato in una interpretazione vocale in inglese, suonare il suo
sax alto.
Luigi nasce a Cassine, in provincia di Alessandria, il 21 marzo
1938, e nel 1948
con la famiglia si trasferisce a Genova. Qui Tenco cresce ed intreccia i rapporti
con le persone che saranno suoi amici e compagni d'avventura musicale e personale.
Durante gli anni del liceo mette in piedi il suo primo gruppo musicale
conosciuto, che si ispira al nome e di uno dei padri della musica jazz.
Nel
1953 nasce il "Jerry Roll Morton Boys Jazz
Band" che vede Luigi al clarinetto, che la leggenda vuole fosse tenuto insieme
dagli elastici, il suo compagno di banco al liceo Bruno Lauzi al banjo,
Alfred Gerard alla chitarra e Danilo Dègipo alla batteria. Il quartetto
suonava brani come Sweet Georgia Brown e
Route 66 di Nat King Cole o
Savoy Blues di Kid Ory. Non ci sono incisioni
di questa prima esperienza, ovviamente dilettantistica, ma l'amore per il jazz e
per la libertà che esso rappresentava, viene espressa nei ricordi degli amici musicali
di Luigi, come Giorgio Gaber:
"Il Jazz in fondo ci faceva sentire un po' più nobili. Era uno dei pochi universi
in cui ci si potesse riconoscere. Ci serviva per oltrepassare una musica leggera
deteriore, impraticabile. Dovevamo per forza individuare un filone nuovo, che in
pratica emerse da un miscuglio di jazz e altro che poteva ricordare un Nat King
Cole"
o quelli di Gino Paoli:
"In
fondo eravamo più jazzisti che altro: la nostra estrazione era quella. Ed eravamo
anche un po' tutti praticanti: io suonavo la batteria, Luigi il sax, Bruno
Lauzi il contrabbasso. Comunque il jazz rappresenta un'esperienza senz'altro
decisiva per tutta la parte genovese della canzone d'autore. Abbiamo cominciato
suonandolo - per quanto ci era possibile, perché nessuno di noi era un grande musicista
- ma soprattutto ascoltandolo, con grossi sacrifici, perché negli anni Cinquanta
comprare un disco di jazz non era poi così facile: non bastava entrare in un negozio
e chiederlo...Questa musica straordinaria esercitava però su tutti noi un fascino
irresistibile. Significava anzitutto libertà, affrancamento dalla musica imperante,
inutile, abbastanza schematica e limitata, oltre che troppo frivola, che avevamo
ereditato dal ventennio fascista. Pensa che trauma passare d'un colpo a questa cosa
incredibile, fuori dagli schemi, questa musica che nasceva nel momento stesso in
cui veniva suonata!"
Successivamente Tenco conosce Marcello Minerbi, che suonava
alla "Cambusa" di Capurro e che accolse Luigi ed il batterista Coppola nel
suo nuovo trio, soprannominato "Trio Garibaldi". In questo modo il jazz entra
in maniera più professionale nella vita di Tenco. Intanto, con l'aiuto di Minerbi
stesso, andò a Milano nel negozio di Monzino, e comprò un "vero" strumento, un sax
contralto Selmer Aristocratic, lo stesso che imbracciava Charlie Parker e
Paul Desmond, i suoi idoli musicali.
Poi, tra il 1956 ed il
1958, fece un'altra esperienza di stampo jazz.
In quegli anni, anche se occasionalmente, entrò a far parte del Modern Jazz Group
[1] il complesso del pianista Mario De
Sanctis, con Alberto Cameli al sax tenore, Attilio Oliva al sax
baritono, Fabrizio De André alla chitarra, Carlo Casabona al contrabbasso
e Corrado Galletto alla batteria. Questa formazione eseguiva un repertorio
del jazz moderno, che andava da Miles Davis alla musica di
Lee Konitz, dal be-bop di Bird al "filone" West Coast che
aveva i suoi capostipiti in Bud Shank,
Dave Brubeck,
Gerry Mulligan e
Chet Baker,
grande amore di Luigi.
Spesso suonavano al Teatro Genovese o al Teatro Duse, e dividevano il
palco con una delle più note band di jazz tradizionale, la Riverside Syncopators
Jazz Band capitanata del trombonista Lucio Capobianco. Il pubblico, come
sempre, si divideva tra i tanti amanti della tradizione e i pochi cultori del modernismo.
Suonare jazz in quegli anni, con un repertorio non semplice segnò per
sempre la concezione musicale dei partecipanti. Le scelte di Tenco sono sempre
state all'avanguardia, la musica di Luigi era già senza tempo.
Questa specifica formazione musicale, questo amore per il jazz ha creato
l'humus dove si svilupperanno tutte le canzoni di Luigi Tenco negli anni
successivi. Questo spiega perché le sue canzoni più famose abbiano una struttura
armonica che ben si adatta al jazz. E probabilmente anche perché diversi musicisti
italiani hanno dedicato il proprio amore in jazz alle canzoni di Luigi, oltre ad
essere un doveroso omaggio alla sua universale poesia.
Il
primo a registrare una sua traccia fu Giorgio Gaslini, che nel
1964 incise per la Emi - Voce del Padrone "Mi
sono innamorato di te" nel suo "12 Canzoni d'amore Italiane",
con Dino
Piana al trombone, Gianni Bedori al flauto, Lorenzo Nardini
al sax e un quartetto d'archi, oltre al pianoforte del Maestro.
Una rilettura particolare di "Un giorno dopo
l'altro" è incisa tra l'aprile ed il maggio
1989 da Nino De Rose, nel suo disco "Italian Jazz Singers"
edito dalla SPLASC(H) [2]. Qui, insolitamente
il pianista preferisce attribuire una tinta carioca, sia nel canto che nella melodia
alla canzone, donandogli un nuovo tempo medio e una veste di calda bossa nova.
La stessa traccia viene registrata nello stesso anno, dal duo composto
da
Danilo Rea al pianoforte e
Roberto
Gatto alla batteria, nel disco Improvvisi.
[3]
Poi,
nel maggio 1989 Beppe Castellani include
ben tre canzoni di Luigi nel suo "Italian Standards"
[4] oltre a due di Gino Paoli. Il tenorsassofonista
è accompagnato da Giorgio Signoretti alla chitarra, il grande Ares Tavolazzi
al contrabbasso e Riccardo Biancoli alla batteria. Le tracce sono "Mi
sono innamorato di te", "Se sapessi come fai"
e "Un giorno dopo l'altro".
Neanche un anno dopo, sempre per la stessa label, Castellani licenzia
un secondo LP [5] dedicato agli evergreen
italiani, che esce nel marzo del 1990 ed è quasi
un omaggio monografico alla musica di Tenco, del quale registra quattro tracce
su cinque. Questa volta i titoli sono "Ragazzo mio",
"Tu non hai capito niente", "Vedrai
vedrai" e "Ho capito che ti amo".
In entrambi i lavori, il quartetto "sente" l'anima delle ballad nelle canzoni di
Luigi Tenco, e riesce a trasmettere lo stesso mood crepuscolare con l'intensità
della voce al sax tenore del leader. Grazie anche agli altri componenti, la musica
assume una valenza armonica adeguata ad una rilettura jazz, specialmente l'energica
batteria di Biancoli e il basso di Ares Tavolazzi, possente e concreto
come le parole di Luigi ma anche leggero e divertito quando "gioca" con la propria
voce doppiando il suo assolo in pizzicato, con lo stesso spirito della musica spesso
allegra di Tenco.
Nel
maggio del '90 il sempre poco ricordato
Luca Flores,
incide due toccanti versioni delle musiche di Tenco. "Averti
tra le mie braccia" e la bellissima, commovente "Angela"
(),
Il disco è Sounds and Shades of Sound
[6], registrato con
Lello Pareti
al basso e Piero Borri alla batteria, ed esce per la SPLASC (H) di Peppo
Spagnoli, un etichetta fondamentale per la diffusione del jazz italiano. Il
Trio colora la prima canzone di uno swing fresco, che si esprime sul tempo veloce.
Invece
Flores,
sempre in un ottimo stile jazz, sottolinea gli accenti romantici interpretando "Angela",
si sente il suo rispetto per la melodia classica, fa risuonare echi alla Debussy,
e mantiene alta l'emozione nella cantabilità del pezzo, così fa anche
Lello Pareti
nel suo intenso assolo.
Nel 1991 è il contrabbassista
Furio Di Castri
ad inserire una canzone di Luigi in un suo disco. In Trio con
Stefano
Cantini al sax soprano e Ramberto Ciammarughi al piano, incide
"Averti fra le braccia"
[7].
Nel
1993 è il pianista Stefano Battaglia
che incide in "Italian Ballads vol.1"
[8] due canzoni di Tenco, in duo con
il magico sax di
Lee Konitz. La rara traccia "Mai"
e "Mi sono innamorato di te".
Due toccanti versioni vengono poi incise in solo dal pianista
Renato
Sellani [9]. La prima "Vedrai,
vedrai" è inserita in un sentito medley dedicato a Genova, città adottiva
di Luigi e di nascita di Gino Paoli e Umberto Bindi, ai quali sono
dedicate le altre due tracce. Poi c'è "Lontano, lontano"
e qui Sellani
accenna con grande eleganza di tocco la canzone, poi improvvisa sulla melodia, donandoci
classici legati e note cristalline che esprimono bene la sua poesia e la dedica
a Tenco.
Poi,
per volere del produttore Paolo Piangiarelli e la sua Philology, nasce
quello che lui stesso definisce il Tenco Project. Una dedica d'amore sconfinato,
un investimento sentito che darà memorabili prodotti musicali. Nelle note di copertina
del primo volume, Piangiarelli racconta che aveva pensato il disco con la
voce di
Tiziana Ghiglioni, un pianista da definire ed il sax di
Massimo
Urbani che, messo a conoscenza del progetto, ne fu entusiasta. Purtroppo,
Massimo ci lasciò prima di realizzare questo lavoro, e quindi non sapremo mai quali
perle ci avrebbe potuto donare, lui così innamorato della melodia…Ma il progetto
andò comunque avanti e, nel dicembre del 1993
la Philology registra quello che è per me il capolavoro dell'interpretazione della
musica di Tenco in Jazz: "Tiziana Ghiglioni canta Luigi
Tenco" [10] con la nostra voce
più bella del jazz italiano, quella della Lady del Jazz
Tiziana
Ghiglioni, appunto,
Gianluigi
Trovesi al sax alto e clarinetto basso,
Paolo Fresu
alla tromba e flicorno e Umberto Petrin al pianoforte. Poesia pura, emozione
palpabile, tanto sentimento e vera musica.
In "Ciao
amore, ciao" ()
c'è la sintesi di tutto il disco, tutta la poetica di Tenco, con il coraggio per
il viaggio, il dolore per lontananza, la poetica rurale tanto cara a Luigi e le
domande, le mille domande inevitabili che affollavano la sua mente…saper se domani
si vive o si muore…
Su tutto però, la forza dell'amore. E poi, in musica c'è quello che intendo
per capolavoro. La voce di
Tiziana
lucente, a volte dolente, che da sola vale il disco, il piano di Petrin,
che cura insieme a
Trovesi
tutti gli arrangiamenti, descrive, sottolinea, intelligentemente accompagna, swinga
e poi torna all'origine, a quelle note semplici che compongono il tutto.
Trovesi
che al sax alto, lo stesso strumento di Luigi, ci ricorda la tradizione, impersonando
la canzone, facendola vivere di pura energia e poesia sonora.
Fresu
che entra in punta di piedi nell'universo tenchiano, prima con una nota lunga, in
respirazione circolare, a creare un soffio sonoro, e poi, in sordina libera l'anima,
con grande partecipazione e superba melodia.
Senza stacchi, il quartetto ci dona un'altra perla tanto cara a Tenco
"Lontano lontano" e qui è
Tiziana
che prima con umiltà espone il testo con enorme rispetto, senza sovrapporre la sua
personalità alle parole di Luigi, poi omaggia il musicista con la sua voce, strumento
tra gli strumenti, che si manifesta nuova, incontaminata ed interpreta in puro jazz,
con la più bella forma e con la più alta sensibilità. Un capolavoro, appunto.
La
stessa etichetta produce il secondo capitolo del Tenco Project nel
1996. Il disco è "L'altro
Tenco" [11] ed esce a nome di un'altra
toccante voce del nostro panorama jazzistico, la romana
Ada Montellanico
che registra con Fabio Zeppetella alla chitarra,
Piero
Leveratto al basso e Fabrizio Sferra alla batteria un disco particolare
in tutti i sensi. Intanto perché affronta i temi di Luigi meno noti, dell'altro
Tenco appunto, e poi perché si avvale di due special guest, la tromba di
Enrico
Rava e, in due brani delle tastiere di
Enrico
Pieranunzi, con il quale più avanti produrrà un altro lavoro sempre
dedicato alla musica di Tenco. Nel disco la voce di
Ada,
è intima, accarezza le parole e dona loro la giusta luce, calda e crepuscolare al
tempo stesso.
La tromba di
Rava,
spesso in controcanto alla voce, colora i temi e li impreziosisce di sublimi gocce
lucenti, portando la melodia in alto, nel posto che gli spetta.
"Triste
sera" ()
è un piccolo gioiello ed è emblematica per descrivere il rapporto della musica di
Tenco con il jazz. La ritmica offre un groove trascinante,
Ada Montellanico
interpreta il pezzo con vitalità e sano swing,
Enrico Rava
racconta, mantenendo tutta la sua impronta, i suoi acuti ed i suoi "voli" melodici.
Nel
febbraio del 1998 per lo stesso progetto, vede
la luce "Tenco in Jazz"
[12] sempre con la splendida voce di
Tiziana
Ghiglioni in quartetto con Giovanni Ceccarelli al pianoforte,
Attilio Zanchi al contrabbasso e
Gianni Cazzola
alla batteria.
Nel 2000 il pianista
Renato
Sellani dedica un intero disco alla musica di Luigi Tenco
[13]. Lo incide in trio con Massimo Moriconi
al basso e
Massimo
Manzi alla batteria. Qualche preziosa gemma ce la dona ancora
Tiziana
Ghiglioni, voce ospite in qualche traccia.
Anche
Stefano
Bollani ha dedicato una sua particolare rilettura a "Un
giorno dopo l'altro". Chiara, trasparente eppure solida come un cristallo.
La canzone è contenuta nell'album
Les Fleurs
Bleus [14] inciso
dal pianista con Scott Cooley al contrabbasso e Clarence Penn alla
batteria.
Ancora
un omaggio, da parte del sassofonista Beppe Castellani che si era già espresso
sulla musica di Tenco. Questa volta è in duo con il "suo" chitarrista Giorgio
Signoretti e in una ricca ed affascinante conversazione poetica, riescono a
trovare nuove strade nell'universo di Tenco, senza ripetersi.
[15].
Nel 2005
Gianluigi
Trovesi registra di nuovo "Angela"
[16] in Trio con Umberto Petrin al
pianoforte e Fulvio Maras alle percussioni ed elettronica, ed è un ritratto
di intensa melodia nella forma a lui più congeniale.Nello stesso anno
è uscito l'ultimo importante lavoro sulla musica di Tenco a firma di
Ada Montellanico
ed Enrico
Pieranunzi [17]. Con lo stesso
mood intimo della precedente collaborazione, e con rinnovata ricerca poetica, ci
donano una nuova, dolce emozione. Qui i brividi ci vengono mossi non solo per la
musicalità dello straordinario ensemble, con Paul McCandless alle ance,
Bebo Ferra
alla chitarra, Luca Bulgarelli al contrabbasso e Michele Rabbia alle
percussioni, oltre agli Arkè String Quartet in alcune tracce, ma soprattutto
dal fatto che vengono musicati per la prima volta quattro brani inediti di Luigi
Tenco.
La musica di Tenco è senza tempo, l'anima musicale di Luigi è ancora con
noi.
Libri su Luigi Tenco consultati:
"Morte di un cantautore” di Mario Luzzatto Fegiz – gammalibri,
1976
"TENCO” di Aldo Fegatelli – Franco Muzzio Editore, 1987
"Luigi Tenco – Vita breve e morte di un genio musicale” di Aldo Fegatelli Colonna
– Oscar Mondatori, 2002
"Luigi Tenco – Io sono uno, canzoni e racconti” a cura di Enrico de Angelis – Baldini
& Castoldi 2002
Note:
[1] Questa esperienza è ben descritta nel libro di Luigi Viva "Vita di Fabrizio
De André", Feltrinelli 2000.
[2] Nino De Rose E FRIENDS "Italian Jazz Singers" – SPLASC(H) Records H 189, Roma
1989.
[3] Roberto Gatto & Danilo Rea "IMPROVVISI" – Gala Records - 1989
[4] BEPPE CASTELLANI QUARTET "ITALIAN STANDARD" - IL POSTO Records JPR 1112
[5] BEPPE CASTELLANI QUARTET "ITALIAN STANDARD 2" - IL POSTO Records JPR 1115
[6] Luca Flores TRIO "SOUNDS AND SHADES OF SOUND" (SPLASC(H) Records CD H 320-2)
[7] Furio Di Castri "WHAT COLOR FOR A TALE" - SPLASC(H) CDH 351
[8] Stefano Battaglia & Lee Konitz "ITALIAN BALLADS VOL.1" – Philology W 61 – March
1993
[9] Renato Sellani "THE STUDIO SOLO ALBUM" Italian Mood Charter One - Philology
143 - 1993.
[10] Tiziana Ghiglioni CANTA Luigi Tenco (Philology W 60.2)
[11] Ada Montellanico QUARTETTO "L'ALTRO TENCO" (Philology W 85.2)
[12] Tiziana Ghiglioni "TENCO'N JAZZ" (Philology W 118.2) - 1998
[13] Renato Sellani "PER Luigi Tenco" - (Philology W 185) - 2000
[14] Stefano Bollani "LES FLEURS BLEUES" – Label Bleu LBLC 6635 - 2002
[15] BEPPE CASTELLANI & Giorgio Signoretti "TENCO IN SAX" – Azzurra music - 2004
[16] Gianluigi Trovesi "VAGHISSIMO RITRATTO" – ECM 1983 – December 2005
[17] A. Montellanico & E. Pieranunzi "DANZA DI UNA NINFA" – Egea Records SCA 121
- 2005
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15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
27/06/2010 | Presentazione del libro di Adriano Mazzoletti "Il Jazz in Italia vol. 2: dallo swing agli anni sessanta": "...due tomi di circa 2500 pagine, 2000 nomi citati e circa 300 pagine di discografia, un'autentica Bibbia del jazz. Gli amanti del jazz come Adriano Mazzoletti sono più unici che rari nel nostro panorama musicale. Un artista, anche più che giornalista, dedito per tutta la sua vita a collezionare, archiviare, studiare, accumulare una quantità impressionante di produzioni musicali, documenti, testimonianze, aneddoti sul jazz italiano dal momento in cui le blue notes hanno cominciato a diffondersi nella penisola al tramonto della seconda guerra mondiale" (F. Ciccarelli e A. Valiante) |
24/10/2006 | Stefano Bollani, Rita Marcotulli, Andy Sheppard, Bobo Stenson tra i protagonisti del Brugge Jazz 2006 (Thomas Van Der Aa e Nadia Guida) |
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Data pubblicazione: 24/02/2008
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