Enrico Pieranunzi in solo "Wandering"
28 gennaio 2011 - Genova "Teatro della gioventù"
di Gianni B. Montano
foto di Paolo Acquati
E' sempre un piacere assistere ad un'esibizione in solo di
Enrico
Pieranunzi, valoroso pianista e ottimo intrattenitore. Il concerto si
dipana fra brani originali e qualche standards, cuciti insieme da una presentazione
ricca di ironia e soprattutto di auto-ironia. Il musicista romano ha l'aria di non
prendersi troppo sul serio, snocciola i titoli e su ognuno riflette, con aneddoti,
un episodio particolare con incisi e collegamenti a volte irresistibili. L'argomento
unificante è la tristezza di fondo del suo repertorio, su cui costruisce una serie
di divertenti divagazioni. Così da un ricordo della malinconica città di Ludwisburg,
soprattutto nelle grigie giornate invernali, legata al brano "Castle Of Solitude"
si passa alla "saudade" brasiliana in salsa amara laziale per "Trasnoche". Sono
tutti spunti utili a ricamare bozzetti e a rendere evidente la sua capacità di coinvolgere
il pubblico con una vis comica "understatement". Gli spettatori gradiscono
questo tipo di accostamento e dispensano generosi applausi, sia alla parte suonata
che a quella narrativa.
Per quanto attiene all'aspetto strettamente musicale, Pieranunzi è fedele al proponimento
contenuto nel suo ultimo cd solitario, "Wandering", vagabondando fra generi e stimoli
diversi, ma restando fedele alle sue passioni, al suo modo in generale di intendere
il jazz. Così nella riproposizione degli standards, va a cercare introduzioni che
nascondano il motivo, lavorando sulla melodia e sull'armonia in maniera ricercata
e personale. I suoi originals, per contro, rivelano una cura meticolosa nella costruzione
e nello sviluppo tematico. Risalta, ancora, la sua preferenza per i ritmi latini,
che vengono fuori anche, inaspettati, nelle sue rielaborazioni. Infine si impone
il suo amore per la musica accademica, in ultima analisi per Scarlatti, in cui scopre
un'anima jazz, appaiando una sua composizione a un brano di Fats Waller.
Il parallelo con le contemporanee esperienze di
Uri Caine
ci sta tutto, ma qui c'è più rispetto per il classico " reinventato".
Il concerto inizia con una libera improvvisazione, ricca di spunti melodici e di
una struttura piuttosto complessa. La versione di "Autumn Leaves",
in cui si inserisce "Yesterdays"; ricorda quella di
Martial Solal
per il gran dispendio di note, di abbellimenti, con stop improvvisi e riprese a
ritmo forsennato. L'intermezzo latino, in cui brilla "Trasnoche", procede con misura
e passione. "My Funny Valentine" contiene un omaggio implicito a
Chet Baker,
vecchio compagno di alcune incisioni per la "Soul Note", modello di lirismo e di
intensità per il pianista. La rilettura di Scarlatti è fresca e intelligente, orientata
più sugli stilemi classici che jazzistici, con aperture alla musica afro-americana
fra le pieghe delle sonate.
A concerto terminato, dopo aver salutato il pubblico,
sale sul palco
Dado Moroni, scoperto in platea da uno degli organizzatori, ed
è una nuova "Live Conversations", come dal titolo del cd inciso per la "Cam" nel
2006. I due si impegnano in una versione molto
spettacolare a quattro mani, su una sola tastiera, di "Patricia" un mambo di Perez
Prado. Traspare la voglia di giocare, di divertire e di divertirsi quando, non interrompendo
il flusso della musica, cambiano posto davanti al pianoforte. Alla fine è un tripudio
di applausi, del tutto meritati, da parte di un pubblico non molto numeroso, ma
particolarmente caloroso. Resta da aggiungere qualcosa sulla sede del concerto:
l'elegante " teatro della gioventù" a Genova, un vero gioiellino, che vanta all'interno
di una programmazione diversificata, alcuni appuntamenti con un jazz senz'altro
accogliente, ma non necessariamente rassicurante o routiniero. E meno male.
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
27/06/2010 | Presentazione del libro di Adriano Mazzoletti "Il Jazz in Italia vol. 2: dallo swing agli anni sessanta": "...due tomi di circa 2500 pagine, 2000 nomi citati e circa 300 pagine di discografia, un'autentica Bibbia del jazz. Gli amanti del jazz come Adriano Mazzoletti sono più unici che rari nel nostro panorama musicale. Un artista, anche più che giornalista, dedito per tutta la sua vita a collezionare, archiviare, studiare, accumulare una quantità impressionante di produzioni musicali, documenti, testimonianze, aneddoti sul jazz italiano dal momento in cui le blue notes hanno cominciato a diffondersi nella penisola al tramonto della seconda guerra mondiale" (F. Ciccarelli e A. Valiante) |
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Data pubblicazione: 26/02/2011
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