|
Ramberto Ciammarughi feat. Miroslav Vitous, Gerald Clever
New Music For Trio
Cam Jazz (2013)
1. Bye Bye Blackbird
2. Anabasys
3. Johannes
4. B-Loose
5. Come sempre
6. Impro Trio
7. In D
8. W On W
Ramberto Ciammarughi - pianoforte Miroslav Vitous - contrabbasso Gerald Cleaver - batteria
CAM JAZZ is a label of the KEPACH group
KEPACH Music S.r.l. - All rights reserved
Via Cola di Rienzo, 180 - 00192 Rome (Italy)
Tel: (39-06) 6840791
E-Mail: info@CamJazz.com
Web Site: www.CamJazz.com
Il principio "la forma non è sostanza" qui casca male,
perché già il booklet interno parla assai bene: zero parole in favore di sei belle
foto in carta lucida che colgono, in bianco e nero, alcuni momenti salienti dei
tre protagonisti. Nessuna presentazione può dirsi migliore. Un approccio visivo
minimalista? Forse, ma ciò che conta è il risultato, e l'obiettivo è di voler dare
alla musica una preponderante importanza. E qui si ascolta jazz di ottimo lignaggio,
perché Ramberto Ciammarughi ha tanto da raccontare e la sua predilezione per il
trio e il piano solo ne fanno un valente ricercatore di suoni e di note, di quelle
non a grappolo e stuporose, ma pensate con un criterio atto a costruire la musica.
I suoi compagni d'arme non abbisognano di presentazioni: il sessantaseienne Miroslav
Vitous, già da tempo sodale di Ciammarughi, ha un bagaglio culturale che abbraccia
l'intera epopea del jazz, mentre Gerard Cleaver è uno dei batteristi più accreditati
nel panorama internazionale, interprete di una tradizione statunitense evergreen
con l'occhio rivolto al futuro.
Ciammarughi paga il suo tributo da pianista allo standard per
eccellenza: "Bye Bye Blackbird" e lo fa solo soletto, in meditazione e con
il pieno rispetto delle armonie disegnate da Ray Anderson, scolpendo ogni singola
nota e ogni singolo accordo. E questo è l'unico standard, poi una composizione del
contrabbassista ceco "Impro Trio", dalla costruzione circolare, con gli accenti
limpidamente lamentosi e larghi del contrabbasso, carichi di timbri sui quali il
pianista di Assisi si immedesima con perfetta articolazione e forza pacata, costruendo
il suo personale discorso improvvisativo sulle maglie polimetriche sensualmente
ansiose di Cleaver. Gli altri brani sono farina del sacco di Ciammarughi, una creatività
ben industriata, visti i risultati di valore che si accendono nell'energica "Anabasys",
che mette l'accento sulla perfetta interazione tra i tre nel creare un corpo sonoro
compatto, con il volume in ascesa sul periodare incessante di Cleaver, le spezzature
di Vitous che si inserisce perfettamente nel discorso armonico gestito dal qui impetuoso
pianismo di Ciammarughi, inappuntabile nel gestire ritmicamente il brano. Quasi
a fare da contrappunto, segue "Johannes" carezza e pugno, perché l'abito
che indossa è quello di una finta ballad, riletta secondo il vocabolario europeo.
Un album policarpico, dove la noia è bandita e ogni forma trova
nuova sostanza, come nel modern mainstream rivitalizzato di "B-Loose"
o nelle languide note melodicamente cesellate di "Come sempre".
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
14/11/2009 | Intervista a Richard Galliano : "...utilizzare vari linguaggi è stata una necessità più che una scelta. Un fisarmonicista non può tagliare le sue radici. La fisarmonica non è mai servita a tracciare nuove strade musicali. Noi siamo necessariamente immersi nel nostro passato. E il nostro passato è quello di tantissimi musicisti di strada, gente che suonava ai balli popolari e nelle ricorrenze di paese. La fisarmonica, un organo portatile, non può prescindere da questa sua storia umile." (Marco Buttafuoco) |
|
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 1.074 volte
Data pubblicazione: 28/10/2013
|
|