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Nico Morelli
Un[folk]ettable Two
Gateway Music (2016)
1. Tarantella del Gargano
2. Lu rusciu de lu mare
3. Espi
4. Sta strada
5. Silicium
6. Pizzica fattincasa
7. Bella ci dormi
8. All'acqua
9. Un buon inizio
10. Danza della nebbia
Nico Morelli - pianoforte, tastiere Davide Berardi - voce, chitarra Barbara Eramo - voce Raffaele Casarano - sassofono soprano Camillo Pace - contrabbasso Mimmo Campanale - batteria Vito De Lorenzi - percussioni
E' importante conoscere la tradizione. Ma non solo quella d'oltreoceano,
soprattutto per chi ha natali italici e, nel caso di Nico Morelli, del Sud
Italia. Se è vero che il jazz è un linguaggio globale e globalizzante, allora può
avviluppare tutte le musiche e scandirle in un linguaggio nuovo.
Morelli, pianista dal tocco elegante e dalla spiccata sensibilità
artistica, ha inteso cooptare un buon numero di musicisti pugliesi di vaglia e declinare
il verbo musicale storico del Tacco d'Italia, dal Salento al Gargano: rieditandolo,
immergendolo in tempi, frasi tipici del jazz, ma non snaturando mai il sentimento
dei brani trattati; così come nella "Tarantella del Gargano", allorquando
il brano si spacca, si apre e lascia entrare astersa la musica originale. E dal
Gargano il salto verso il Salento è d'obbligo, con un altro traditional (peraltro
amato anche da altri jazzisti e non che hanno voluto tributarlo) "Lu rusciu de
lu mare", canto tradizionale gallipolino che ci ricorda che la musicalità africana
sia arrivata prima da queste parti che nel Nuovo Continente.
Nel fraseggio di Morelli risuonano gli stilemi della musica classica,
il languore blues, sventagliate di stride-piano, l'eleganza del suono di quella
Francia che lo ha accolto a braccia aperte.
I suoi sodali sono perfettamente sintonizzati e coniugano perfettamente
gli accenti moderni con la tradizione. Ma, si badi bene, qui vi è anche la firma
di Morelli: una firma sempre attenta al rigore filologico che caratterizza il suo
lavoro, ma lasciando spazio ad arrangiamenti limpidi e sonorità taglienti ("Espi",
"Danza della nebbia").
Un disco, si può serenamente – e senza pregiudizi – dire che
costituisce il trait d'union tra l'Italia e il jazz, tra l'America e l'Italia:
ricordando a tutti che, anche dalle nostre parti, ci potrebbe essere un libro di
standard.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 26/06/2017
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