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Bud Powell Jazz Orchestra
Dedalo
Maglie Jazz (2018)
1. Ninja
2. Aspetta
3. A Child Is Born
4. Blues For F
5. Kalt For Bazoo
6. Fida
7. Yo Bald
Gabriele Di Franco - direzione orchestra Simone Stefanizzi - Gianluca Stigliano, Alessandro Dell'anna, tromba Lorenzo Lorenzoni - Roberto Casciaro, Elia Leardi, trombone Antonio Cotardo - sassofono contralto, flauto Francesco La Viola - sassofono contralto Dario Stefanizzi - sassofono tenore e soprano Alessandro Corvaglia - sassofono tenore Roberto Gagliardi - sassofono baritono Maurizio Frivoli - clarinetto e sassofono contralto Angelo Meleleo - clarinetto Luca Mangione - clarinetto basso Pamela Piras - pianoforte Alberto Stefanizzi - vibrafono Giancarlo Del Vitto - chitarra Matteo Maria Maglio - contrabbasso Francesco Pellizzari - batteria Dionisia Cassano - voce Ospiti:
Marcello Allulli - sassofono tenore 1 e 6 Francesco Negro - pianoforte 4
L'Italia è foriera di orchestre, con tutti i problemi gestionali
che la stessa comporta e, soprattutto, con il più grande macigno che è quello di
poter esportare (non solo nel territorio italico, ma anche all'estero) un peso numerico
di così tale portata. E qui, da sempre, lo stato italiano latita per idee ed economie,
fatta eccezione (sempre più ridotta al lumicino) per le orchestre sinfoniche. Ciò
nonostante, si affacciano sempre di più alla ribalta nuovi direttori d'orchestra
e arrangiatori che meriterebbero una visibilità più ampia; così come organici costruiti
con tanta buona volontà e sentimento per la buona musica, che agiscono per lo più
intorno ad associazioni che si muovono con passo deciso nella giungla musicale a
fatica regolamentata in favore di orchestre "non classiche". E' questo il caso dell'associazione
Bud Powell
di Maglie, capitanata dal pianista e compositore Francesco Negro, che ha costruito
– mercé l'eccellente Gabriele Di Franco – un robusto collettivo capace di foggiare
un brillante linguaggio di nuova generazione, tenendo in conto quanto le grandi
orchestre jazz hanno insegnato. Tant'è che, proprio in tal senso, alle strutture
create da Di Franco, si affianca il ricordo vivido della sfolgorante orchestra di
Thad Jones, qui omaggiata con "A Child Is Born", riletta con personale fermezza.
La scrittura di Gabriele Di Franco è costruita intorno ai rocciosi segmenti del
passato, ma guarda con occhio vigile e purpureo verso l'irrequietezza del free jazz,
dell'avanguardia europea, dove il tenore della guest Marcello Allulli ne declina
il verbo, con passaggi ben coagulati dall'uno all'altro emisfero ("Ninja").
" Aspetta" è dominata dal quel soave senso di irrequietezza costruito intorno
allo stop and go e a un ritmo con la cadenza di una marcia bandistica avvolta da
mestizia: un lirismo che incontra la ballad rock sottolineata dal torrenziale assolo
di Giancarlo Del Vitto che getta benzina sul fuoco con la sua chitarra elettrica.
Il filo rosso non è di certo quello compositivo, perché Di Franco sciorina tutte
le sue abilità nel costruire brani gradevolmente complessi, ma anche distanti tra
loro: " Blues For F" suona avvolta da quel piacevole manto âgée, con un mid-tempo
danzabile e l'assolo di Francesco Negro che accarezza i tasti del pianoforte con
sicumera e tocco neoclassico, con un legato morbido e uno staccato imperioso. Idem
dicasi per le suadenti note che piovono in "Kalt For Bazoo", con il cambio
ritmico sottolineato dal prorompente intervento della batteria di Francesco Pellizzari,
e la voce di Dionisia Cassano a vergarne la struttura.
Un'orchestra dalla genuina baldanza che fa della coralità il suo pilastro, con gli
assolo che si susseguono come piccole perle: vedasi l'intervento del tenore di Allulli
in Fida con i testi scritti da Antonella Chionna.
" Yo Bald", con il suo incipit contemporaneo e un'architettura classica rimarcata
dai clarinetti, chiude un album, un lavoro e un progetto da ricordare. E, soprattutto,
da far conoscere in ogni parte del globo: giusto per rammentare ai forestieri che
anche qui le orchestre sanno il fatto suo.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 23/09/2018
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