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Vivadio il jazz non è "morto"! A rispondere ai corvi detrattori che –
oramai da qualche tempo – sputano sentenze tanto amare quanto rabbiose ed affermano
che gli ultimi brandelli di musica afroamericana "d.o.c." sono marciti in qualche
meandro della storia, ci pensano i "giovani leoni". Rispondono musicisti veri, non
gli affabulatori pompati da operazioni di marketing quasi da guerrilla. Giovani
che hanno da dire, da suonare e – con pregevole umiltà – si sacrificano costantemente
studiando, lavorando.
Fortuna vuole che l'offerta sia consistente
in ogni senso. Deo gratias la vena compositiva è ben marcata e già ben definita.
Certo, se le organizzazioni artistiche palesassero un maggiore coraggio facendoli
suonare con maggiore frequenza – rispetto alle sporadiche apparizioni in scena –
il jazz ne trarrebbe giovamento.
La nouvelle vague del jazz europeo – e non solo – ora annovera
un nuovo protagonista: Francesco Negro, classe 1986,
salentino, pianista. La Revelation Series, creata dal vulcanico Paolo
Piangerelli, rende tangibile la possibilità di ascoltare l'opera prima del musicista
di Maglie, Abbagli. Con Negro, una triade
di ottimi musicisti perfettamente a loro agio nelle melodie disegnate dal leader:
Vincenzo Presta ai sassofoni e clarinetto, Igor Legari al contrabbasso
ed Alessandro
Minetto alla batteria.
Il combo esegue nove dei dieci brani che formano l'album. Negro si ritaglia
una intimistica passeggiata in solitudine con l'accorata e forbita esecuzione di
Very Early Variations, lunga suite dedicata
ad Enrico
Pieranunzi e
Bill Evans.
Ciò che appare prima facie è l'assoluta democrazia espositiva.
Non vi sono lotte di potere ed il leader lascia, con piacere, la scena ai suoi compagni.
Lascia che questi possano interpretare le sue composizioni e conferire quel valore
aggiunto che rende ancora più denso Abbagli.
Il linguaggio urbano, coriaceo ma limpido, di
Pig Dog mette subito in mostra la solida ritmica
ed il policromo alfabeto sonoro di Presta. Negro non cade mai nell'ovvietà,
anche quando si lascia trasportare dalle note più dolci, come nella ballad
Sun Down e nei movimenti armonici della title track
Abbagli, coniugio di sentimento e professionalità. Così come negli accenti
di moderno mainstream (Viaggio d'Inverno,
Lanterne accese).
Documentaristica e particolarmente audiotattile è
La Chiesa Abbandonata, tinta della stessa libertà
espressiva che si può avere nell' esplorazione dell'antico – ed ora misterioso –
luogo di culto.
Ricordi riporta ad un'esposizione immediata, discorsiva.
La grana stilistica e l'impeccabile tecnica pianistica di Francesco
Negro emergono nel lungo dialogo con il suo strumento. Nella suite dedicata
traspare a chiare lettere l'omogenità sonora evansiana e la sensualità che contraddistingue
il tocco di Pieranunzi. Viene fuori tutta la concezione olistica del jazz che, a
ben vedere, non è affatto morto.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 23/11/2008
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