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Come scrive la stessa
Michela Lombardi
nelle note di copertina, la sua passione per il jazz nacque quando ancora adolescente
iniziò ad ascoltare i primi dischi di
Chet Baker
rimanendo affascinata in particolar modo dalla sua versione di When I Fall In
Love, brano che troviamo anche in questo album. A distanza di diversi anni la
cantante toscana ha ritenuto di omaggiare il cantante e trombettista americano con
questo raffinato lavoro a lui dedicato in cui reinterpreta i brani più cari al suo
idolo di sempre e non solo. Registrato a cavallo tra il
2005 e il 2006 e uscito, dopo
il precedente Small Day Tomorrow, nello
stesso anno sempre per la Philology, Starry Eyed Again
è il frutto dell'incontro con il trio del pianista Riccardo Arrighini, completato
da Paolo
Benedettini al contrabbasso e
Alessandro
Minetto alla batteria. I tre offrono il tappeto ideale per l'elegante
voce della
Lombardi, che non solo viene qui rispettata senza forzature ma è
anzi messa in evidenza sposandosi perfettamente soprattutto con i tasti di Arrighini.
Non a caso ben cinque momenti del disco sono affidati al duo di solo piano e voce,
mentre il brano di apertura, It Could Happen To You,
e il classico Look For The Silver Lining sono
arricchite dalle parole scritte per l'occasione dalla stessa
Lombardi.
Scrive ancora quest'ultima che il cantante deve raccontare una storia piuttosto
che cercare di avvicinarsi il più possibile ad un fiato, ed ecco allora la ricerca
continua di mettere in risalto parole ed espressività a discapito di inutili virtuosismi,
coadiuvata in questo anche dagli ottimi compagni di avventura puliti quanto precisi
sia nell'accompagnare la voce che nei vari soli mettendo in luce gusto e finezza.
Nonostante questo ognuno ci mette del suo, rivisitando in maniera personale ogni
singolo brano come ad esempio il cavallo di battaglia di Chet
My Funny Valentine, proposta qui in una incantevole
ballad dal sapore di tango.
Michela
Lombardi ha decisamente vinto la sua sfida omaggiando egregiamente uno
dei suoi miti attraverso un album intimo e coinvolgente, fatto sì di "soli"
standard (con il rischio di ingombranti paragoni), ma anche di passione e piccole
sfumature che lo rendono ancora più prezioso.
Luca Labrini per Jazzitalia
04/05/2008 | 1 marzo 1984: ricordo di Chet Baker al Naima Club di Forlì: "La sua voce sottile, delicata, sofferta, a volte infantile, mi è rimasta dentro il cuore per molto tempo, così come mi si sono rimaste impresse nella memoria le rughe del suo viso, profonde ed antiche, come se solcate da fiumi impetuosi di dolore, ma che nello stesso tempo mi sembravano rifugi, anse, porti, dove la sua anima poteva trovare pace e tranquillità. La pace del genio, la pace del mito, al riparo delle tragedie che incombevano sulla sua vita." (Michele Minisci) |
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Data pubblicazione: 22/05/2008
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