Ouesto è un album di chitarra jazz
nel senso più
letterale del termine, cioè ispirato a quella tradizione moderna dello
strumento che ha le sue radici negli anni '60, ma dà i suoi frutti ancora oggi. Soprattutto quando chi suona ha sia la conoscenza, quella vera, dei grandi maestri, sia
il feeling, la voglia, anzi: la necessità, di esprimersi attraverso un
linguaggio in cui si fa vivere e si continua nel presente quella tradizione. Che, nel caso di Mingo, ha i nomi di
Wes Montgomery, di Joe Pass e
di Pat Martino, di cui riprende la concezione ritmica, la pennata decisa, il modo di stare sul
tempo, esattamente sulla
scansione, nel centro del ritmo.
Un modo di sentire condiviso anche dagli altri musicisti
del
gruppo, a cominciare
da
Antonio Faraò, che da quasi un decennio
è vicino alle proposte discografiche e concertistiche del chitarrista napoletano
cui
questo grande pianista
contemporaneo, sempre molto esigente quando si parla di ritmo e di
swing, trova una singolare affinità, riuscendo così a realizzare un
efficace interplay tra due strumenti difficili da far convivere insieme. Ma è soprattutto la compattezza globale
dell'insieme che contribuisce al risultato complessivo dell'album, nel quale la condivisione della musica
proposta
è vissuta in profondità da
tutti i musicisti del gruppo, il cui repertorio propone alcuni classici del jazz scritti a cavallo tra gli
anni '50 e '60 accanto ad una serie di composizioni originali che prendono spunto de quei modelli. In realtà.
volendo sezionare il lavoro di Mingo, potremmo identificare un rapporto più
Vicino a Montgomery nei brani in quartetto,
probabilmente ispirati
dai famosi gruppi di Wes Montgomery con Tommy
Flanagan,
mentre la parte in trio rimanda ad album bellissimi, quanto dimenticati, di Joe Pass,
in particolare e Intercontinental, I duetti finali, in cui scopriamo
in
Giorgio Rosciglione un sorprendente chitarrista accompagnatore, sono l'esaltazione stessa del sound dello strumento, lo pongono al centro
della musica. Con questa nuova proposta, Nicola Mingo segna
dunque un punto fermo nel suo percorso artistico, completando
sin nei minimi dettagli la rifinitura della sua
musica, che oggi ci appare pienamente matura e, senza
ombra di dubbio, totalmente chitarristica
Maurizio
Franco -
Marzo 2004