L'accostamento della parola Lembrando
accanto al nome di Wes, è l'emblema di come anche lì, dove l'arte del violão è un tuttuno con chi la pratica, è giunto il suono magico del thumb di Montgomery. E di quel paese così ricco di grandi musicisti colui che forse poteva effettuare il più pertinente dei tributi è proprio Irio De Paula.
Dotato di una mano destra poderosa, senza l'ausilio del plettro, emette il suono caldo del tocco naturale, anche un po' "sporco", ma sempre fascinoso che il grande Wes ha saputo regalarci. Un tributo a Wes può essere un "incidente" se lo si emula ma Irio De Paula utilizza voicing e ottave che solo in apparenza richiamano quelli Montgomeriani mentre invece risultano molto personali se non addirittura uniche.
La scelta dei brani ripercorre una carriera fulminante: si va da Jingles
(1959) a Bock To Bock (1957), da The Trick Bag (1959) a My Thing
(1959). Non mancano i "must" per chi si cimenta in un Wes Montgomery Tribute come Four On Six, Bumpin', Fried Pies, West Coast Blues, The Thumb, Road Song, la splendida For Heaven's Sake.
Praticamente senza alcuna sbavatura i partner che accompagnano il leader.
Riccardo Ballerini all'organo fornisce una valida freschezza nei soli e nell'apporto armonico. Pietro Iodice, dotato di un drumming impeccabile, si riconferma tra i batteristi più ricchi di temperamento ritmico e molto attento alle dinamiche. Bella sorpresa anche l'utilizzo del vibrafono di
Lo
Cascio.
Un album che ci mostra come oggi si può non vivere di "spettri" ma si può serenamente suonare una musica marchiata riproponendola in modo trasparente e senza indugi.
Marco Losavio per Jazzitalia