Scrivere di Irio De Paula, della sua simpatia, del suo grande cuore musicale, della sua innegabile bravura, dell'amore che ci ha messo in ogni nota nella sua splendida carriera e dell'affetto che i suoi colleghi musicisti gli hanno palesato sempre, è impresa quasi ardua, vista la mole di materiale che su Irio è stato scritto. In ogni caso, anche noi diremo la nostra su questo "signor" chitarrista!
Già dai primi brani
Doggin' with Doggett e
Daahoud (a firma di Doggett), Irio si pone sulla scia di quel jazz che ha larghi riferimenti alla tradizione, in un contesto intimistico di trio senza batteria. Ciò rende il suo modo di suonare ancor più cristallino e godibile.
Dopo la bella introduzione di chitarra in stile passiano, un dolce omaggio al favoloso trombettista C. Brown con la sognante
What's new, circa dieci minuti in cui la chitarra di Irio conduce il gioco tra i musicisti. Bello il solo di pianoforte di Massimo Faraò, calzante allo spirito del brano. Ancora swing, unisoni, break e tanti bei soli, interessanti e ispirati. Tutto fa parte di quel linguaggio, misto di jazz e musica brasiliana, primo amore della sua vita, che Irio, prima dei suoi partner, ha imparato stando al fianco di grandi musicisti del passato, e che lo ha reso depositario della cosiddetta "tradizione" e che oggi lo rende un maestro, anzi, come riportano le note di copertina, "il maestro"!
I brani scorrono con grande naturalezza di esecuzione, senza cesure stilistiche di alcun che, passando in rassegna i vari
A child is born di B.Carter,
Voyage di Thad Jones e lo splendido omaggio alla sua terra e a uno dei suoi poeti più cari
Once I loved (Amor em paz) di A.C. Jobim. Ben integrati con il chitarrista carioca il pianista
M. Faraò e il contrabbassista Aldo Zunino, sempre attenti e puntuali a valorizzare la musica di De Paula.
Dino Plasmati per Jazzitalia