Ed. Nutrimenti 2004
Massimo Basile – Gianluca Monastra
Un'estate con Chet
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Quattro mani e due voci, due punti di vista che s'incrociano, anzi si
incontrano. Da una parte Gino Lamberti che segue il jazz come una pecora
insegue un lupo. Dall'altra la voce, il pensiero ricostruito con narrativa veridicità,
di Henry Chesney Baker.
Chet Baker,
la tromba e la voce della maledizione di vivere, voluta ma non artefatta.
E' l'estate 1960 quando Chet imperversava
in Italia e donava luce ai locali della Versilia. Viene trovato svenuto in un puteolento
bagno di una stazione di servizio, gonfio nelle vene di droga. Ha inizio un calvario
giudiziario estenuante, forse politicamente guidato alla stregua di una caccia alle
streghe, carico di sospetti e di ombre.
Un calvario che vede la figura di Gino Lamberti innamorarsi di
un personaggio, di una persona, di un genere musicale e di una vicenda poco chiara.
Due linguaggi che s'intersecano e che dipingono uno stesso spaccato di
vita.
Da una parte le antinomie fuggenti e ruvide di
Chet Baker,
che ha vissuto alla stregua di un poeta della beat generation, maledicendo sé stesso
e con una totale abnegazione per l'insana, ma verace, stoltezza d'essere.
Dall'altra un periodare fluido ma arido. Un cronista che fa la cronaca.
E la cronaca costruisce la sua vita. Un processo escatologico che porta l'attore
verso un mondo diverso.
E' la maledizione nella maledizione. Una chiusura di porte allo schiudersi
di altre. E Lamberti che ha vissuto fino a quel momento la sua anonima vita narrando
beghe più o meno violente, colori più o meno opachi, impatta in una vicenda diversa.
Una storia fatta di violenza (la dorga che uccide), ma carica di musica, di sentimenti
– sempre forti – di arte, anche del vivere.
E' questa densa analisi storica a due voci che caratterizza questo libro,
ottimamente strutturato da Monastra e Basile e che provoca il lettore in ogni suo
passo visivo. Già, perché ogni personaggio, ogni paesaggio, ogni momento è descritto
con tale profondità da renderlo visibile alla stregua di un ologramma che va a riflettersi
nella mente. La lettura scorre alimentando, incessantemente, il pathos della vicenda
e ciò nonostante i fatti siano ben noti. I passaggi di tempo e dei soggetti rasentano
la perfezione, seppur chiaramente non v'è artifizio nella costruzione.
Non è una cronistoria od un'anamnesi degli eventi. E' un romanzo che cesella
delle verità ineluttabili.
"La notte di venerdì 13 maggio 1988, un
uomo uscì da un bar, e davanti all'Hotel Prins Hendrik di Amsterdam vide un corpo
sul marciapiede illuminato a malapena dalla luna piena: era sdraiato su un fianco,
sporco di sangue. Accanto un paio di occhiali spezzati. Nessuno ha mai capito come
è andata. Una targa di bronzo davanti all'hotel lo ricorda: 'Qui moriva il trombettista
e cantante
Chet Baker.' Sopravviverà nella sua musica per chiunque abbia voglia
di ascoltare ed emozionarsi".
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
04/05/2008 | 1 marzo 1984: ricordo di Chet Baker al Naima Club di Forlì: "La sua voce sottile, delicata, sofferta, a volte infantile, mi è rimasta dentro il cuore per molto tempo, così come mi si sono rimaste impresse nella memoria le rughe del suo viso, profonde ed antiche, come se solcate da fiumi impetuosi di dolore, ma che nello stesso tempo mi sembravano rifugi, anse, porti, dove la sua anima poteva trovare pace e tranquillità. La pace del genio, la pace del mito, al riparo delle tragedie che incombevano sulla sua vita." (Michele Minisci) |
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Data pubblicazione: 02/09/2006
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