Associare il jazz alla fisarmonica è sempre stato
un azzardo o una sfida. Per
Marco Lo Russo,
musicista e compositore pontino, è una luminosa vittoria. Il disco live "Mediterranean
Accordion", nel quale il quartetto dell'artista laziale è accompagnato
anche dall'ensemble di archi Kuasar, è una solida testimonianza della vena
compositiva intensa e sentimentale di
Lo Russo,
che non incappa nell'errore di rinnegare la natura del suo strumento inseguendo
clichè jazzistici di maniera ma ne asseconda l'attitudine alla melodia e al cantabile.
Quello che di più riconduce alla matrice afroamericana è invece l'inusuale
capacità percussiva che il fisarmonicista conferisce al suo strumento, scandagliandone
in profondità le possibilità ritmiche e delineando un'estetica che è un ottimo melange
di Arabia, Africa ed Europa.
Negli immancabili tanghi gli archi cantano vibranti, struggendosi sulla
solida spalla ritmica offerta dalla batteria di Claudio Trotta, dal piano
di Fabrizio Mocata e dal contrabbasso di Tiziano Zanotti. Piazzolla
scalpita dietro le quinte di "T 22" e Ravel
ispira una beguine in "Solo Contigo", dando
vita a un continuum sensuale ed avvolgente, privo di turbolenze ed asperità. I tamburi
isterici di "Camel" sono il traghetto verso
un territorio esotico, suggestivo, denso di echi magrebini, invidiabile per energia
e compattezza sonora.
E' lo stesso territorio di "Cin Cin",
dove il suono fast della metropoli si fa largo nel bridge, in stile bop, sgomitando
tra i panciuti timpani dell'incontenibile Trotta, vero mattatore nella variopinta
arena di Lo Russo.
Alla fine della corrida, il toreador ammicca nella Bonus Track "Red
Tango", tributo ai salotti elettronici dei Gotan Project e dei St.Germain,
occhio interessante verso un continuo e ulteriore approfondimento delle possibilità
di incontro fra generi musicali lontani.
Augusto Pallocca per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 03/02/2009
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