(High Note Records)
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Sheila Jordan + Cameron Brown
Celebration. Live at the Triad
1. Introductory Remarks
2. Humdrum Blues
3. Mood Indigo
4. It's You or No One
5. Commentary
6. Brother Where Are You?
7. Blues Medley For Miles:
Blue Skies
All Blues
Freddie Freeloader
8. Promise of You, The
9. Commentary
10. Fred Astaire-Ginger Rogers Medley:
Let's Face The Music And Dance
Cheek To Cheek
I Won't Dance
I Could Have Danced All Night
Pick Yourself Up
11. Commentary
12. Straight Ahead
13. Fats Meets Bird Medley:
Honeysuckle Rose
Ain't Misbehavin'
Scrapple From The Apple
14. Introducing Jay Clayton
15. Birk's Works
16. Sheila's Blues
17. Commentary
18. Crossing, The
Sheila Jordan
- voce
Cameron Brown - contrabbasso
Jay Clayton,
Voce In 'birk's Works' - artista ospite
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Il titolo del CD fa riferimento alla celebrazione
del 76° compleanno di
Sheila Jordan
- è nata a Detroit il 18 novembre del 1928 -, avvenuta in un doppio concerto al
Triad di New York, nell'Upper West Side di Manhattan il 17 e 18 Novembre
2004. Quello che sorprende innanzitutto, ad
un primo ascolto, è la freschezza di una voce ancora giovane, assai lontana dall'effettiva
età anagrafica. In secondo luogo, la constatazione che non manca niente: tutto è
così godibile e poetico, nonostante una formazione ridotta all'osso, ma che non
fa rimpiangere l'assenza di alcuno strumento, neppure i canonici pianoforte e batteria
con i quali, di solito, una cantante si presenta sul palco. Sembra di sentirli suonare
nel salotto di casa, come fosse un'esibizione privata, una jam session felice senza
fine.
"Tutti mi dicevano se ero pazza, negli anni '50, quando per la prima volta
mi esibii in duo con Charlie Mingus, a Toledo, nell'Ohio, nel 1955, interpretando
‘Yesterdays'", scrive la Jordan nelle note di copertina di un altro CD, sempre
con Brown al fianco. Eppure, senza gli accordi di un pianista e senza un batterista
che funga da metronomo, i musicisti esprimono la propria ricchezza interiore ed
artistica, risultano più creativi, rischiano un esperimento certamente molto impegnativo
e ne escono vincitori. Il merito va equamente spartito con la delicatezza e lo spessore
di Cameron Brown, un contrabbasso, il suo, dal timbro corposo, che trasuda
swing ad ogni poro ed asseconda, attentissimo, le variazioni della Jordan quasi
i due fossero un'identità unica, inscindibile.
Altro pregio è che nessuno si esprime con frasi fatte, né indugia in gigionismi,
magari per strappare l'applauso. Nel repertorio, accanto ad un paio di brani originali
di Brown – l'iniziale "Humdrum Blues" e "Brother where are you? ",
quest'ultima una sorta di elegia dedicata a tutti coloro che sono stati emarginati
per motivi di razza, classe sociale o semplice ignoranza - e ai due finali della
Jordan: "Sheila's blues" e "The Crossing", scritta negli anni
'80, dopo esser uscita vittoriosa da una pericolosa
dipendenza dall'alcool e dalle droghe – trovano spazio tre medley eccezionali. La
prima, dedicata a Miles Davis, inserisce "Freddie Freeloader" all'interno
dell'improvvisazione di "All Blues". La seconda è un omaggio alla maestria
ritmica di Fred Astaire e Ginger Rogers; mentre l'ultima ricorda,
forse il maggior protagonista del Be Bop, Charlie Parker, e si conclude con
una esemplare esposizione – in un trainante cool scat – di "Scrapple from the
apple". Felice e gustoso, l'interplay con la Clayton nella celebre "Birk's
Works" di Dizzy Gillespie.
Giovanni Greto per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 13/02/2010
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