Registrato nel 2004, in occasione di
un concerto per Radio 3, quest'opera del sassofonista e clarinettista siracusano
Stefano Maltese, nata proprio per quell'evento, è un lavoro ricco di fermenti
contemporanei che ancora oggi risulta magnificamente attuale. Un'opera che vede
la luce per la collana "Tracce" di Raitrade, diretta dal lungimirante Pino Saulo.
E' una sintesi di svariate culture musicali che unisce umori world a dinamiche jazz,
colori mediterranei a inebrianti ricorse free. Stefano Maltese dà dimostrazione
di grande talento e immensa visione artistica, strutturando il lavoro a mo' di suite
con nove episodi in sequenza continua che riservano ampi spazi all'improvvisazione,
dando modo ad ognuno dei componenti l'ottetto, di porsi in risalto. Con lui alcuni
dei più validi musicisti siciliani di jazz dall'indole creativa e dagli stimoli
innovativi: Alberto Amato al contrabbasso,
Tony Cattano
trombone e didjeridoo, Ivan Cammarata tromba e filicorno, Gaetano Cristoforo
sax e clarinetti, Giuseppe Guarrella violoncello, Antonio Moncada
batteria, Gioconda Cilio voce, mbira e percussioni.
La suite è un viaggio sonoro intorno allo spazio in cui vive l'uomo, afferma
lo stesso Maltese nelle note di copertina aggiungendo:"ho voluto esprimere la
meraviglia della nascita, il suono che si sviluppo intorno ad un bambino che diventa
uomo, la paura e lo stupore dell'uomo che perde il suo sguardo nel cielo al crepuscolo,
la ricerca attraverso le porte della conoscenza". Si inizia con "Naca"
sospesa in una interazione di percussioni e fiati che in crescendo libera un intrigante
dialogo tra clarinetto e tromba. Da qui in avanti e fino a "Marabit", quinta
porzione della suite, si dispiegano atmosfere jazz contaminate da ritmi e sonorità
world con in bella evidenza la stupenda vocalità di Gioconda Cilio già presente
fin dal finale di "Sikkurat".
Una vocalità usata come uno strumento in "Time and the wind", introdotta
dal violoncello di Guarrella, che si trasforma in canto jazz in "Marabit"
con la vocalist che si propone anche al mbira, uno strumento idiofono originario
dello Zimbabwe. Un brano dall'incedere ipnotico con larghi spazi per i solo dei
fiati e con il finale riservato a uno show tribale di percussioni. Sono poi gli
umori cameristici di "Wings in The Dusk" a sorprendere con le raffinate geometrie
da big band e la lunga "The Flow Outside", penultimo episodio, dopo la parentesi
funk "Qubba", che ingloba flessioni bop, dinamiche swinganti e tutto ciò
che può essere riconducibile all'espressività jazz, dalla tradizione all'avanguardia,
con i fulminanti soli del leader e dei vari Cristoforo, Cammarata e Cattano. Nel
complesso: un affresco sonoro dagli ampi orizzonti e, senza mezzi termini, di alto
valore.
Giuseppe Mavilla per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 2.202 volte
Data pubblicazione: 06/03/2010
|
|