Jazzitalia - Francesco Cusa 'Skrunch': L'arte della Guerra
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Improvvisatore Involontario 2008
Francesco Cusa "Skrunch"
L'arte della Guerra


1. Prologo
2. Afrodionisiaco
3. Escare from Pussyland
4. Quel giorno in cui J.J.Cale si sveglio senza una gamba
5. Alljazzera
6. Opinioni di un clown
7. Epilogo

Francesco Cusa - drums, composition
Carlo Natoli - chitarra baritono
Paolo Sorge - chitarra elettrica
Beppe Scardino - sax baritono
Tony Cattano - trombone
Riccardo Pittau - tromba
Dario De Filippi - percussioni





P
otrebbe essere riduttivo o limitante definire Francesco Cusa esclusivamente musicista innovativo del panorama jazzistico italiano, il batterista siciliano è in effetti qualcosa di più, una sorta di faro illuminante, un divulgatore di una cultura musicale che va oltre la contaminazione con altri generi musicali e nella direzione di una espressività complessa e per certi versi dissacratoria di certezze e ambiti oramai standardizzati. Questo suo cd "L'arte della guerra" ad opera dell'ensemble Skrunch che lo vede affiancato ad altri sei frementi musicisti quali: Carlo Natoli chitarra baritono, Paolo Sorge chitarra elettrica; Beppe Scardino Sax Baritono, Tony Cattano trombone; Riccardo Pittau tromba, Dario De Filippi percussioni, è una delle produzioni discografiche più dirompenti e intriganti di questi ultimi anni.

Un'opera che se ascoltata con certosina attenzione e paziente interesse riesce a farsi apprezzare in pieno dando l'esatta dimensione del ricco bagaglio tecnico-espressivo di questi sette musicisti e del linguaggio jazzistico di Cusa che è anche il solitario autore delle sette tracce in essa contenute. L'apertura e la chiusura della selezione musicale hanno una caratterizzazione insolita perché totalmente dedicate alla declamazione in lingua italiana, con opportuno sottofondo musicale, di alcuni versi tratti da un testo di strategia militare di cui è autore un generale cinese vissuto tra il VI e V secolo a.c., Sun Tzu, e da cui è stato chiaramente ereditato il titolo del cd.

L'essenza vera e propria dell'album è però contenuta nei cinque brani che si frappongono al prologo e all'epilogo, come sono definiti i due episodi di apertura e chiusura, e che condensano in un flusso sonoro nervoso e incessante, in cui predomina un'attività ritmica in continuo mutamento ricca di elementi di fatto musicalmente contrapposti ma in costante intreccio. Il tutto ispirato dal testo che da il titolo al cd e dalla proiezione nella realtà di oggi, così come interpretata da Cusa. Il dettaglio dei passaggi salienti non può fare a meno di evidenziare i pregevoli fraseggi sonori della sezione dei fiati del settetto, intrisi di piroettanti escursioni che si avvinghiano su se stesse, rinforzate dall'energia elettricamente tesa e impregnata di hard rock, che le due chitarre di Sorge e Natoli sono magnificamente capaci di sprigionare. E' questo il layout di brani quali Afrodionisiaco e degli altri due ad esso susseguenti. E' invece dalla quinta traccia Alljazzera, che si fa spazio un godibile infuso di jazz- rock, spumeggiante e vigoroso, che per qualche attimo riporta anche al fiorente passato di gruppi come i Chicago Transit Authority.

E' nella sua interezza, questa di Cusa & Company, un'opera di assoluto valore artistico, capace di spezzare orizzonti ormai insipidi e scontati e tracciare percorsi densi di stimoli per il jazz italiano ancora tutti da scoprire, ma sui quali il nostro sembra trovarsi proprio a suo agio.

Giuseppe Mavilla per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 18/10/2009

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