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Improvvisatore involontario – CD0003
Nursery Four
Improvised music for imaginary films


1. That's all folks!
2. La casa di Rosa Maria
3. Le Rohmer du Chabrol
4. The Log Lady's Lover
5. I soldatini passano
6. Spike strikes black
7. Evita de romperte el Perón
8. Schönberg's holiday

Tutte le composizioni sono di Nursery Four (Bonarius/Schiavone/Cusa) tranne la 5
Mauro Schiavone - piano
Francesco Cusa - batteria
Marko Bonarius - contrabbasso


Vi siete mai chiesti come si faccia a decidere cosa suonare quando si arriva in sala di incisione, ciascun musicista ha preso il proprio posto, davanti al proprio strumento, indossando la propria cuffia?



"Cartoni animati!" è la frase che il pianista palermitano Mauro Schiavone ha pronunciato in questa circostanza. E ne è scaturito un cd incredibilmente fresco, divertente e, soprattutto, intriso di jazz e pura improvvisazione, suonato quasi tutto d'un fiato. I tre protagonisti – con Schiavone sono Francesco Cusa alla batteria, percussioni e rumoristiche varie e Marko Bonarius, contrabbassista cui si ascrive la titolarità del progetto – costituiscono un trio stabile, Nursery Four (anche se sono in tre: che c'entrino i "Doctor 3"?) che in concerto si esibisce senza scaletta, decidendo di volta in volta, a seconda degli input-output-feedback di ciascuno, come procedere e cosa suonare. L'unica idea di base, come recita il titolo dell'album, Improvised music for imaginary films, quella di creare musiche come colonne sonore di inventate pellicole cinematografiche. È infatti così che il trio ha voluto mantenere la stessa "formula" pure per registrare il primo cd a proprio nome.

Da quello spunto parte il primo brano, That's all folks!, che nelle onde create dalle mani di Schiavone fa prendere vita ai personaggi di Hanna e Barbera, targati Warner Bros. L'atmosfera cambia radicalmente con La casa di Rosa Maria, il riscontro potrebbe essere il noto "Rosemary's baby - Nastro rosso a New York" di Roman Polanski, si fa convulsa, spezzata, ossessiva, da horror appunto. Decisamente da nouvelle vague l'ambientazione per Le Rohmer du Chabrol, dove il film immaginario riguarda – invenzione nell'invenzione, quindi meta-invenzione – due registi cinematografici, evocati dal ritmo in tre e dal languido contrabbasso di Bonarius, suonato con l'archetto (scuola classica olandese!): il risultato è sorprendente, e non si direbbe manchi una partitura scritta.

Altro contesto inquietante è quello de The Log Lady's Lover, che potrebbe riferirsi alla giovane donna che passeggia per il celebre serial "Twin Peaks", portando in giro con sé un tronco con cui spesso finisce per parlare. Quindi un tema che chiunque abbia mai preso lezioni di pianoforte conosce, il più semplice dalla "Scatola Armoniosa" del maestro palermitano Antonio Trombone, I soldatini passano, ovviamente in chiave jazz: con la loro interpretazione – rulli di marcia, esplosioni e incalzanti avanzate nei rumori di Cusa, cascate di note ed accordi dal piano, pedali e contrappunti nel contrabbasso – i tre jazzisti tratteggiano la crudezza, l'angoscia e le esplosioni della guerra, tutti all'erta nel seguire gli umori che segnano i vari paesaggi sonori. Per Spike strikes black la citazione è senza dubbio per Spike Lee ed il suo genere "black power", richiamato nel titolo dal gioco di parole fra "back" e "black": viene ricreato il suono funky anni '70 spavaldo, crudo e talvolta cruento delle streets dei film di Lee, portato sul disegno del basso sopra cui Schiavone pesta, assecondato dalle invenzioni ritmiche di Cusa.

Alla vulcanica mente di quest'ultimo si deve il titolo Evita de romperte el Perón, con chiaro richiamo all'eroina argentina Evita Perón, come testimoniano le cadenze tanguere, che a ballarle sulle inerpicate variazioni del piano e le trovate percussive del catanese, si rischierebbe davvero la rottura di rotule e peroni! Infine Schönberg's holiday, perché forse molte cose in musica non sarebbero le stesse senza il serioso compositore austriaco... e magari anche il presente trio non sarebbe stato così "irrispettosamente" fuori dalle righe e fantasioso.

Emerge da questo cd d'esordio – che ci auguriamo abbia un seguito – non soltanto l'elevato livello tecnico dei musicisti, ma pure la loro profonda intesa: sembra vederli darsi un'occhiata, farsi un cenno, battere una figurazione, suonare una nota o un accordo per trovarsi immediatamente in sintonia sul cosa fare. Altrettanto singolare è che le varie composizioni siano state battezzate dopo l'ascolto delle takes, sulle sensazioni che ciascuna suscitava. Da notare, infine, anche le foto del booklet, recuperate dall'archivio di casa Cusa: si può riscontrare una forte attinenza con i diversi titoli – come in copertina, che nel contrasto fra il bambino ed il bambolotto sopra l'armadio individua il secondo brano –, senza che tuttavia nessuna sia stata appositamente scattata per l'occasione, così come i disegni, opere dell'artista Suisse Marocain, al secolo David Hardy.

Nursery Four contro o in omaggio a Doctor 3, colonne sonore che vengono prima dei film a cui si riferirebbero se…esistessero, e, a rappresentare i vari temi, immagini che già c'erano prima ancora del disco stesso. Delirante? La musica lo è altrettanto, ma è anche tutta da ascoltare.
Antonio Terzo per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 17/03/2007

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