È un lavoro composito, "La Scomparsa di Majorana"
di Luca Lo Bianco,
uno di quelli dalle molteplici letture, a più livelli. Intanto il progetto in sé
individua un soggetto per certi versi inquietante, ossia la scomparsa del noto fisico
catanese, quello del gruppo romano di ricerca soprannominato i "Ragazzi di via
Panisperna". Secondo una certa interpretazione, intuendo le potenzialità devastanti
della ricerca nucleare che insieme al suo team conduceva – «Nella Scienza
che maneggiava e calcolava, nella Scienza che portava, poteva aver visto, intravisto,
previsto, qualcosa di terribile, qualcosa di atroce, un'immagine di Fuoco e di Morte»
–, il fisico avrebbe fatto perdere le proprie tracce. E infatti un altro livello
di lettura è quello del dialogo immaginario fra Majorana ed un altro intellettuale
siciliano, Leonardo Sciascia, autore del libro a cui il contrabbassista palermitano
si è liberamente ispirato per il suo cd: i testi letti dagli attori Rosario Tedeschi
e Claudio Gioè sono tratti da questo volume, da lettere autografe di Majorana
e da citazioni stralciate dai documenti dell'indagine condotta da Sciascia. E poi
ovviamente il livello musicale, anche questo plurimo: dei temi intriganti, sbilenchi
e dondolanti armonicamente ed anche ritmicamente vari, e siccome
Lo Bianco
è fine jazzista, pregnanti sono le improvvisazioni che li arricchiscono. Come quella
del suo contrabbasso in Inganni e ritardi, o
l'altra dell'amico
Guaiana,
con la sua filamentosa chitarra, in Lipsia 10/1/1933,
uno dei brani più articolati e capaci di trascinare ed accompagnare l'ascoltatore
nei suoi vaneggiamenti circa la misteriosa fine del protagonista.
Le strutture risentono legittimamente del concepimento da parte di un contrappuntista,
le cui punteggiature infatti sono sempre molto in evidenza, permettendo di seguire
l'evoluzione e soprattutto gli umori delle vicende storiche e quindi delle varie
narrazioni compositive. Suggestive le ambientazioni ritmiche evocate dalle percussive
batterie dell'ungherese Ferenc Nemeth, che in connubio con
Lo Bianco
riesce a stabilire un'intesa di rifinita eleganza ritmo-melodica: ne è esempio
Thanatos, nell'intro ed in coda. Il disco vanta
la presenza di fiatasti fra i più versati in circolazione, con
Maugeri
al contralto, e Gebbia e
Palazzolo
che proprio in Thanatos intrecciano le loro voci strumentali – rispettivamente
contralto e tenore – in un excursus dal taglio free, a trasmettere
tutto lo sgomento che i presagi di morte dovettero suscitare in Majorana. E
Lo Bianco
si distingue pure al basso elettrico nelle dosate cavalcate insieme alla chitarra
ed alla batteria in Senso Comune.
Narrazioni compositive, si diceva, quasi tutte del titolare, tranne l'ultima,
la celebre Alfonsina y el mar, di Ramirez/Luna,
per la struggente voce di Giorgia Meli, sostenuta soltanto dal corposo contrabbasso.
Molti altri i musicisti coinvolti – fra cui un meditativo
Schiavone
al piano di Per non più di tre giorni –, per
i quali rinviamo al booklet del cd, presentato a Berlino all'interno della
manifestazione "Eine sizilianische Metaphysik. Ettore Majorana und Leonardo Sciascia:
zwischen Wissenschaft und Literatur".
Ma ciò nulla aggiunge alla buona prova discografica del contrabbassista, in leggero equilibrio fra
jazz moderno e tematiche radicate nel territorio: il che non sempre è facile.
Antonio Terzo per Jazzitalia
Invia un commento
Questa pagina è stata visitata 4.151 volte
Data pubblicazione: 13/06/2007
|
|