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Marco Cappelli’s Italian Surf Academy
The American Dream
Avant Mode Records (2012)
1. Django
2. Cinque Bambole
3. The Sundown / San Antonio Mission
4. Deep Deep Down
5. Tiffany Sequence
6. Blood And Black Lace
7. Sesso matto
8. Drivin Decoy
9. Secret Agent Man
10. Eva Kant postlude
Marco Cappelli - electric guitar
Luca Lo Bianco
- bass guitar
Francesco Cusa - drums, percussion
Gaia Matteuzzi - vocals
A sdoganare i film di "serie B" degli anni Sessanta-Settanta è stato inequivocabilmente
il regista Quentin Tarantino con le sue dichiarazioni d'amore per gli spaghetti
western, per l'horror, la commedia e i polizieschi prodotti a Cinecittà e per le
citazioni d'autore in diverse sue pellicole. Marco Cappelli riprende un florilegio
di colonne sonore di quel periodo nel progetto denominato "Italian surf academy".
Ci sono tutti i più importanti compositori di musiche per il cinema di quell'epoca
in elenco: da Piero Umiliani ad Armando Trovajoli, da Riz Ortolani al grande Ennio
Morricone, riproposti con deferenza e rispetto, come si legge nelle note di copertina.
Il riguardo non esclude la facoltà di interpretare piuttosto liberamente quelle
musiche, tanto care al leader del trio e legate a suoi ricordi d'infanzia.
Il chitarrista napoletano cura innanzitutto l'aspetto timbrico. Si ondeggia fra
suoni secchi e magri in puro stile sixties, a nuances vagamente hawaiane. Si passa
da distorsioni hard rock ad arpeggi con effetti eco, un po' sulla falsariga di come
opera Marc Ribot, rimanendo comunque sempre su un piano personale. I brani si sviluppano
partendo da climi di chiara impronta vintage per spostarsi in avanti verso atmosfere
rockeggianti o noise decisamente contemporanee. I salti stilistici avvengono con
un procedimento che evita gli strappi temporali, ma assimila ogni elemento in un
discorso coerente e privo di squilibri. Accanto a Marco Cappelli, Lo Bianco e Cusa
rappresentano una ritmica aperta a far sentire la patina del tempo su queste musiche
e alternativamente a proiettare le stesse nell'attualità del sound metropolitano
downtown newyorkese. Il batterista, abitualmente impegnato nell'avanguardia in contesti
più avanzati, dimostra di saper entrare in un ambiente musicale sicuramente più
abbordabile all'ascolto. Quello che conta, in fondo, è la profondità dell'ideazione.
Il bassista è un perfetto alter ego del percussionista; anche lui sa andare nel
passato e ritornare al futuro con il suo basso elettrico, dimostrandosi duttile
e preciso. E' ospite in due pezzi la vocalist Gaia Mattiuzzi, semplicemente irresistibile
nell'ansimare e modulare i sospiri in "Sessomatto" e archeologicamente e
filologicamente (im)pertinente in "Deep deep down".
Ci sono due intrusi nel repertorio filmografico: l'original "Eva Kant" e
l'unico pezzo a firma di autori statunitensi "Secret agent man". Si distingue,
in particolare, fra gli altri il brano tratto da "Il buono, il brutto e il cattivo".
I tre strumenti creano inizialmente una tensione spasmodica verso una risoluzione
finale che tarda ad arrivare con una relativa indipendenza di percorso fra effetti
e colpi in controtendenza, uno di fronte all'altro. Poi si passa ad un clima fra
l'hard rock e il free piuttosto caotico. Infine la chitarra con dolci riverberi
svela il motivo in modo sommesso ed essenziale.
Rispetto all'elefantiaca raccolta "Filmworks" di John Zorn, dedicato al
cinema con ambizioni sicuramente diverse, ma che spesso si riduce ad una rilettura
quasi letterale di motivi conduttori di film più o meno noti, siamo in presenza
di un programma più circoscritto e definito. Ad un primo esame può sembrare un disco
leggibile e "leggero", ma ad un ascolto più attento, questo "The american dream"
rivela tutta la sua polpa, la sua consistenza.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 07/04/2013
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