A giudicare dalla rosa di jazzisti siciliani che in esso compaiono, questo
Blue flat, primo lavoro
discografico del chitarrista
Sergio Munafò,
può essere a diritto considerato un omaggio al jazz dell'Isola, concepito e realizzato
con tanto entusiasmo, e suonato con altrettanta sincerità.
Munafò
vi combina insieme propri brani originali, musica pop d'autore e standards,
abbinati ad amici musicisti, una innata passione per il jazz e all'esperienza di
quindici anni d'attività. Pesca nelle radici affettive del titolare il pezzo d'avvio,
Pasqualino, dedicato
al nonno materno: soffusa l'introduttiva tromba di Giuseppe Bellanca, a cui
si avvicenda il sax di
Orazio Maugeri,
per cicliche progressioni di fondamentali cadenze armoniche del jazz, che il chitarrista
percorre con eleganza. Al fluido assolo del sassofonista segue il vocalese di
Bellanca, quindi il nitido piano di
Mauro Schiavone
che riconduce al tema, inquadrato ritmicamente da Giuseppe Costa al contrabbasso
e Giuseppe Urso
alla batteria. Leggera, quasi felina ed amena fin dal suo "sintetico" titolo
Blumerang, in cui il jazzista
palermitano riesce ad esprimere un fraseggio brioso e lineare, supportato dall'affidabile
sezione ritmica, condotta questa volta dal contrabbasso di Riccardo Lo Bue.
Buono l'interplay – e non potrebbe essere diversamente tra chi è abituato
a suonare insieme ed anche di frequente – che emerge dalla fase degli scambi fra
i tre sidemen, a creare valore aggiunto ciascuno mettendo dentro un po' della
propria musicalità jazz.
Adagiata su un ritmo latino
Samba for Pat, soft
ballad molto sensuale in cui il movimento sudamericano sembra rendere ancora
più vellutato il flicorno di Vito Giordano. Immaginifica la composizione,
sulla quale, con l'acustica, il chitarrista appare addirittura più appassionato,
mentre al proprio turno il gocciolato piano di Riccardo Randisi si giustappone
al manto orchestrale delle tastiere di Antonio Zarcone. Preziosa perla all'interno
del disco è Like Someone In Love, eseguita in
trio con il solido Lo Bue al contrabbasso ed il fresco e "swingante"
Urso
alla batteria:
Munafò, tornato adesso all'elettrica, regge con buona prova il proprio
ruolo solistico. Profondo conoscitore di standards si conferma Lo Bue,
che articola sul proprio strumento un variegato intervento improvvisativo, con ottima
scelta di note. Inevitabile in quest'opera prima del chitarrista palermitano una
dedica all'amico e punto di riferimento
Gigi Cifarelli,
Gigi's mood, con spinta
vagamente "boppish" alimentata dal puntualissimo piano di
Schiavone,
felice il suo obbligato in doppia ottava. In formazione, ancora un brillante assolo
di Maugeri,
mentre le bacchette di
Urso,
tintinnanti sul ride e rapide sul rullante, fanno da fondale alla vivace
composizione. Accattivante il viaggio solitario del leader, cui fa seguito
un pulsante recitato di Giuseppe Costa.
Da sottolinerare in When
a kiss touches the moon la presenza di un caposcuola del jazz siciliano,
il vibrafonista Enzo Randisi, che ha ben volentieri raccolto il rispettoso
invito di Munafò,
impreziosendo con il proprio vibrante strumento la romantica ballad ancora
a firma del chitarrista. È
Giuseppe Milici
che regala la presenza della propria intensa armonica all'amico chitarrista ma pure
uno dei propri brani più conosciuti,
November 64, sopra la cui
ben congegnata concatenazione armonica
Munafò
distende la toccante narrazione libera del proprio strumento. Una
Ninna nanna antica mette
in luce la dotazione tecnica di
Munafò
in un solo guitar acustico che vien voglia di far girare all'infinito sul
lettore per la profondità dell'esecuzione, mentre dondola su un gradevole arrangiamento
il medley dedicato a Burt Bacarach e costituito da
The look of love e
Close to you: molto orecchiabile
la risultante di questi due capolavori della musica leggera, riletti attraverso
l'indiscutibile mood jazzistico di
Munafò
e compagni, fra i quali spicca, ancora una volta, il flicorno di Giordano.
Chiude il cd un altro solo chitarristico di
Munafò,
questa volta all'elettrica, con la quale si produce in una convincente interpretazione
jazz di O' sole mio,
con buona dose di swing: ascoltare per credere.
Unico appunto la scelta dei "suoni", soprattutto sui registri più bassi,
dove l'amplificazione del contrabbasso non sempre ha reso giustizia agli interpreti
titolari dello strumento. Un album in cui il nostro ha forse perso un'occasione,
laddove infatti per umiltà, gusto e sensibilità, non avrebbe certamente stonato
il sottotitolo "Sergio
Munafò & friends", a stringere in un unico amichevole abbraccio tutti
i musicisti che ad esso hanno artisticamente contribuito.
Antonio Terzo per Jazzitalia